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Telefono Azzurro: il 21% dei giovani è ansioso

Per 1 ragazzo o ragazza su 2 il futuro appare oscuro; eppure, 1 su 3 si vergogna a chiedere aiuto a un esperto
Credit: rayul 
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28 novembre 2023 Aggiornato alle 14:00

L’era digitale ha portato a un cambiamento radicale nel modo in cui comunichiamo, ma ha anche lasciato un’impronta significativa sulla salute mentale, specialmente tra i giovani. Questo impatto è stato evidenziato dalle crescenti richieste di aiuto ricevute dalle linee di supporto, come Ascolto 1.96.96 e il numero Emergenza Infanzia 114.

Soltanto nel 2022, infatti, attraverso Ascolto, sono state raccolte 1.459 segnalazioni relative a problemi di salute mentale, con una media di 4 casi al giorno; allo stesso modo, il 114 ha gestito ben 347 segnalazioni nello stesso periodo.

In questo contesto, il presidente del Cnel, il professor Renato Brunetta, ha sottolineato l’ampio impatto del disagio psicofisico dei giovani sulla loro sfera di benessere: «Il Cnel ha il compito di redigere una relazione annuale sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione, e nell’ambito di questa attività può porsi come punto di raccordo tra le parti sociali».

L’indagine di Telefono Azzurro

Secondo l’indagine di Telefono Azzurro, condotta su 800 ragazzi tra i 12 e i 18 anni, solo il 39% dei giovani discute di questo tema nella vita di tutti i giorni, mentre il 40% ricerca informazioni online; tuttavia, la rete affettiva rimane il baluardo principale per affrontare il malessere psicologico, con il 74% dei ragazzi che identificano la famiglia come punto di riferimento.

Più nello specifico, solo il 41% degli intervistati si è sentito felice nelle ultime 2 settimane, mentre il 21% ha riferito di ansia o preoccupazione. Ancora: a 1 ragazzo su 2 il futuro appare come qualcosa di davvero oscuro, e soltanto il 2% ritiene che i propri coetanei non vivano situazioni di sofferenza. Tra le principali: dipendenza da internet e social network (52%), mancanza di autostima (41%), difficoltà relazionali con gli adulti (40%), ansia e attacchi di panico (30%).

«Nell’ultimo anno abbiamo visto aumentare le richieste di aiuto legate alla salute mentale: la velocità trasformativa del digitale ha modificato radicalmente lo sviluppo cognitivo, emotivo dei ragazzi che si trovano a gestire, troppo spesso da soli, forme di difficoltà e di disagio, oltre a essere esposti a moltissimi rischi» ha dichiarato Ernesto Caffo, presidente e fondatore di Telefono Azzurro.

E come andare incontro alle loro esigenze? Complessivamente, il 61% dei giovani ritiene utile parlare apertamente di disagio; per il 41% dei rispondenti sarebbe molto utile formare e insegnare ai genitori come essere vicino ai figli che stanno male, mentre il 39% auspica che a scuola si parli sempre di più di salute mentale.

Nonostante ciò, chiedere aiuto a un esperto rimane un tabù per 1 ragazzo su 3, temendo il giudizio negativo della società: la paura di indifferenza, discriminazione ed esclusione sociale persiste come ostacolo significativo per coloro che cercano assistenza.

L’impatto degli eventi

Tra i fattori che influenzano la salute mentale di ragazzi e ragazze, gli eventi drammatici globali: le guerre in Ucraina e in Medio Oriente condizionano profondamente i sentimenti dei giovani. In particolare, oltre il 50% ha reagito con impressione alle notizie e alle immagini dei conflitti, con il 35% che, pur avendo inizialmente reagito, ora si è abituato.

Più nello specifico, la guerra suscita sentimenti di rabbia nel 49% dei casi, tristezza nel 59% e angoscia nel 39%, mentre 1 intervistato su 5 ha dichiarato di soffrire spesso di incubi legati agli attacchi.

Il ruolo dei social media

In generale, l’empatia e la solidarietà verso le popolazioni colpite sono diffuse tra i giovani, con un 19% che pensa alle vittime del conflitto ogni giorno. Ma la solitudine spinge sempre più giovani a cercare rifugio online, trascorrendo almeno 3 ore al giorno sui social media. Nonostante ci sia consapevolezza dei rischi (il 92% riconosce il potenziale pericolo di dipendenza), il 58% li utilizza per rilassarsi, il 54% per rimanere in contatto con amici e familiari, il 31% per combattere la solitudine e il 23% per fare nuove amicizie.

E dunque la dipendenza dai social emerge come elemento critico, poiché il 22% dei giovani ammette di sentirsi ansioso o agitato all’idea di rinunciarvi, mentre l’11% si sentirebbe solo e il 23% addirittura perso.

«Diventa fondamentale e prioritari non lasciare i più giovani da soli all’interno dei mondi digitali e dei social network colmando le lacune di reti familiari sempre più fragili. Il 77% dei ragazzi pensa che la scuola debba educare all’uso sicuro e responsabile dei social riconoscendone, accanto alla famiglia, l’importantissimo ruolo educativo - aggiunge Caffo - Non dobbiamo fermarci qui. L’obiettivo è quello di attivare forme di collaborazione e progetti comuni e trasversali capaci di tutelare e mettere al primo posto il benessere mentale di bambini e adolescenti».

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