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L’ultimo film che hai visto era sessista?

Come se la cavano le nuove uscite cinematografiche in materia di rappresentazione femminile? La risposta arriva dal Bechdel Test che premia (prevedibilmente) Barbie. E Oppenheimer?
Credit: Tima Miroshnichenko 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
4 ottobre 2023 Aggiornato alle 20:00

Sullo schermo scorrono i titoli di coda. Il film ti è piaciuto, o magari no. Al di là della trama, gli effetti speciali e gli attori, però, c’è una domanda che dovremmo porci dopo aver visto un film: qual è la rappresentazione delle figure femminili? In poche parole: è un film sessista o no?

Rispondere a questa domanda non è facile. Per fare una prima scrematura, possiamo utilizzare il Bechdel Test, o Test di Bechdel-Wallace, a volte chiamato anche Mo Movie Measure o Regola di Bechdel, reso popolare da Alison Bechdel in una striscia grafica del 1985 intitolata The Rule. Secondo le protagoniste del fumetto, perché una pellicola possa essere ritenuta “accettabile” dal punto di vista della rappresentazione femminile, devono essere rispettate 3 condizioni:

1. devono esserci almeno 2 donne al suo interno;

2. le donne devono parlare tra loro;

3. le donne devono parlare di qualcosa che non riguardi un uomo.

L’idea originale, ha confermato Bechdel nel 2013, è di Liz Wallace e si rifà con molta probabilità a un passo di Una stanza tutta per sé, il testo di Virginia Woolf del 1929: “‘Chloe voleva bene a Olivia’, lessi. E fu allora che notai quale immenso cambiamento fosse implicito in quella frase. Chloe voleva bene a Olivia forse per la prima volta nella storia della letteratura […] cercai di ripensare a qualche esempio, incontrato nelle mie letture, nel quale due donne vengono presentate come amiche […] A volte sono madri e figlie. Ma quasi senza eccezione vengono presentate in rapporto agli uomini. Era strano pensare che tutte le grandi donne della narrativa, fino ai tempi di Jane Austen, non solo erano viste attraverso gli occhi dell’altro sesso, ma erano viste unicamente in rapporto all’altro sesso”.

Il sito web bechdeltest.com (non associato alla fumettista), ospita un database con i risultati dei test fatti a circa 10.136 titoli cinematografici. Il sito applica una versione più restrittiva dei criteri elencati, che prevede che i personaggi femminili debbano avere un nome. Secondo le ultime analisi disponibili, su 9.802 film nel database, 5.594 (57,1%) superavano tutti e 3 i test, 1.000 (10,2%) 2 test, 2.124 (21,7%) solo 1 e 1.084 (11,1%) nessuno.

Ovviamente, di per sé il test non è sufficiente, perché non è un indice qualitativo della reale rappresentazione femminile e di genere. Per esempio, ricorda Mirion Malle in Commando Culotte, il fumetto che riflette su genere e cultura pop, Twilight supera il test ma fa passare alcuni tra i peggiori messaggi sessisti: la vita di una ragazza gira (ed è gestita) tutta intorno agli uomini, il sesso prima del matrimonio è sbagliato, il messaggio di fondo è anti-abortista (con la madre che porta avanti la gravidanza sacrificando la sua stessa vita) e viene messa in scema la romanticizzazione dello stalking. Ma a volte, vale anche il contrario.

Nonostante questo, rimane uno strumento fondamentale per riflettere sulla rappresentazione all’interno dei prodotti mediatici e sensibilizzare sul permanere della disuguaglianza di genere in ambito narrativo.

Come se la cavano, quindi, le ultime uscite? Per il 2023, al momento sono presenti 59 titoli. 16 non passano il test, una percentuale pari al 27%. Lo scorso anno, la percentuale era stata del 33%, con 47 film bocciati su 141.

Nel 2022, non hanno passato il test il film vincitore del premio Oscar per il Miglior Attore (Brendan Fraser) The Whale e Animali Fantastici: i Segreti di Silente, sceneggiato da J.K. Rowling; superato invece da Thor: Love and Thunder, Top Gun: Maverik, Jurassic World Dominion e Dragon Ball.

Quest’anno (com’era prevedibile) è stato promosso il film più commentato dell’anno, Barbie, oltre all’attesa teen comedy Bottom, ma anche le ultime uscite in casa Marvel (Spider Men, Ant Men e il 3 volume di Guardiani della Galassia). Bocciato invece il film sul supereroe DC The Flash (che si è rivelato uno dei più grandi flop della storia del cinema) e il ritorno di Indiana Jones ne Il quadrante del destino: solo 3 personaggi femminili, che non interagiscono mai.

E Oppenheimer? Il film di Nolan sul padre della bomba atomica è uno dei bocciati eccellenti di questa stagione. Non senza dibattito: inizialmente promossa, la pellicola è stata retrocessa perché l’unica conversazione tra i personaggi femminili presenti, Charlotte Serber e Katherine “Kitty”, è in realtà il trasferimento delle parole del protagonista, Robert Oppenheimer, alla moglie per bocca di un’altra donna, che si limita a riferire un messaggio in codice.

“Questa è una donna che trasmette parola per parola un messaggio di Oppenheimer a sua moglie. Tecnicamente una donna dice le parole a un’altra, ma sono le sue parole. È esagerato dire che questa è una conversazione tra due donne”. Esagerato, sicuramente, e anche molto significativo: davvero basta parlare per avere una conversazione?

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