Culture

“The Whale”: storia di corpi, pregiudizi, dolore e salvezza

Diretto da Darren Aronofsky e basato sull’opera teatrale di Samuel D. Hunter, il film è un viaggio nel mondo di Charlie: un uomo obeso che deve confrontarsi (anche fisicamente) con gli errori del proprio passato
Il poster del film "The Whale"
Il poster del film "The Whale"
Tempo di lettura 4 min lettura
23 febbraio 2023 Aggiornato alle 13:00

Gli occhi azzurri e il volto di Brendan Fraser bucano lo schermo, così come il cuore. È una delle sensazioni che ci travolge guardando, dall’inizio alla fine, il film The Whale, di Darren Aronofsky, insieme a flash di scene che toccano profondamente il pubblico.

Fraser interpreta Charlie, un insegnante di inglese che deve confrontarsi coi propri fantasmi e un amore mai rivelato che lo tormentano da anni. A ciò si aggiunge un rapporto irrisolto con la figlia adolescente, con cui decide (e in parte ci si ritrova) di farci i conti. Basata sull’omonima opera teatrale di Samuel D. Hunter che ne ha curato la sceneggiatura, l’ultimo lavoro dell’autore di The Wrestler (premiato con il Leone d’Oro) pone al centro un uomo che anche fisicamente esprime il peso dei propri errori, dell’essersi lasciato andare dopo delusioni vissute come dei “lutti”.

Charlie soffre di una grave forma di obesità, sente che il suo tempo sta per finire. Il suo cuore, però, sembra non voler mollare almeno finché non le avrà provate tutte, innanzitutto con sua figlia Ellie (Sadie Sink, nota per la parte di Max Mayfield nella serie Stranger Things), una diciassettenne dalla lingua affilata: come una pentola a pressione pronta a scoppiare da un momento all’altro, anche se afferma di non aver bisogno di nessuno. Sua madre la ritiene malvagia; suo padre crede che sia brillante e che il suo essere così “pungente” nasconda in verità qualcosa di speciale. Dovrebbe però smettere di “fare la dura” per nascondere il dolore che prova.

«Nella sua testa, suo padre è il nemico - ha affermato l’attrice - Avevano un legame speciale quando lei era piccola, ma il suo abbandono ha gettato lei e la madre in una spirale negativa senza fine. Credo che lei si presenti a casa sua in parte perché vuole davvero farlo soffrire. Vuole mostrargli che è diventata una persona orribile a causa sua. Vuole provocargli lo stesso dolore emotivo che lui ha provocato a lei. E forse Ellie è un posollevata nel vedere che suo padre non sta tanto bene».

Fraser, fin dall’inizio (e con lui tutto il cast) conduce il pubblico in un viaggio nel mondo di Charlie, per 5 giorni, fatto di scontri interiori e non; ci ritroviamo così a empatizzare con i personaggi, anche con chi non immagineremmo mai, e soprattutto a imparare a mettere da parte i pregiudizi. Riguardo questo aspetto, quasi di “chiusura” verso l’esterno, è la rappresentazione del bilocale in cui l’uomo vive e si sposta con grande difficoltà. Le 4 mura della casa sono un’unica location, capace di trasformarsi sia un nido nel quale rifugiarsi e proteggersi (anche dal giudizio altrui) che una prigione. In questa prospettiva, il formato video scelto, un 4:3, suggerisce l’idea di “gabbia” e, in alcune situazioni, ci trasmette una sensazione claustrofobica.

The Whale è una stretta al cuore per lo spettatore: come si legge dalle note di produzione, il film fotografa “l’odissea di un uomo dentro se stesso e fuori dal suo corpo, un viaggio attraverso le profondità del dolore e la possibilità di una salvezza. Grazie a Charlie, il film ci conduce nelle pieghe di unesistenza che raramente viene rappresentata sul grande schermo con tenerezza e intelligenza”.

Dopo la prima mondiale alla 79° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dopo i numerosi riconoscimenti ottenuti (tra cui 3 nomination agli Oscar, con Fraser candidato come miglior attore protagonista, Hong Chau candidata come miglior attrice non protagonista e Anne Marie Bradley, Judy Chin e Adrien Morot per la categoria miglior trucco e acconciatura), The Whale arriva oggi nelle sale italiane, distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

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