Futuro

Zuck vs Musk: sfida all’ultimo social

È ufficialmente disponibile negli store digitali la piattaforma Threads, firmata da Mark ma totalmente ispirata al Twitter di Elon. Una mossa per conquistare gli ultimi inserzionisti rimasti all’Ad di Tesla?
Credit: Olivier Douliery/ Abaca
Tempo di lettura 6 min lettura
7 luglio 2023 Aggiornato alle 08:00

Fra le strategie di marketing più utilizzate da Mark Zuckerberg negli ultimi anni c’è stata sicuramente progettare tool e novità fortemente ispirate ad altri social suoi competitor. Basti pensare all’ingresso delle famose stories, che hanno definitivamente cambiato Instagram portandolo all’apice della popolarità, sia in termini di traffico dati che di raccolta pubblicitaria.

Un’idea che, tuttavia, fa pensare con malizia a un vero e spudoratissimo copia e incolla delle principali funzioni che caratterizzavano Snapchat, che fu il primo social a consentire di produrre storie con scadenza di 24, ore con tanto di filtri tridimensionali per il volto, potenziando l’esigenza di velocità e irrefrenabile liquidità che contraddistingue i contenuti dei social network odierni.

Così come qualche anno fa Meta ha deciso di introdurre su Instagram un formato video verticale, i Reel, imitando il colosso cinese di TikTok, senza però riuscire a oscurarne pienamente la luce (come invece avvenne con Snapchat).

Nonostante ciò, possiamo dire che Zuckerberg sia riuscito ad assicurarsi una buona fetta del feroce mercato dello scrolling compulsivo di contenuti: sicuramente non un vanto per chi arriva a passare decine e decine di minuti della sua giornata a scendere in giù col dito sullo schermo in cerca di vampate di dopamina che rinvigoriscano l’entusiasmo, ma sicuramente un punto di forza per gli inserzionisti a cui interessa il tempo di permanenza degli utenti sul social.

Il capo di Meta questa volta ci riprova, cercando di introdurre non una funzione aggiuntiva utilizzata da altre piattaforme già esistenti, ma direttamente una nuova piattaforma totalmente ispirata a Twitter. L’intenzione di Threads (da ieri disponibile anche in Italia) è proprio diventare la principale piattaforma a scorrimento costante di post testuali, l’alternativa definitiva all’Uccellino blu a cui Elon Musk, dopo la rocambolesca acquisizione a 44 miliardi di dollari, starebbe cercando di riparare l’ala rotta guastando quella buona.

La sfilza di profonde novità introdotte dall’imprenditore sudafricano non hanno convinto inserzionisti e utenti, che in massa hanno minacciato abbandoni e gonfiato le possibilità di altri piccoli competitor sviluppati da startup rampanti come Mastodon e Hive, che tuttavia contano ancora diversi milioni di iscritti in meno rispetto a Twitter.

Per sostenere i costi elevati dell’azienda e trovare nuove risorse da investire, il neo-Ad Musk ha inserito immediatamente un piano di abbonamento premium chiamato Twitter Blue per potersi comprare a 8 dollari al mese la famosa spunta blu e ottenere l’accesso in anteprima alle nuove future funzioni implementate dal social.

Dopo aver licenziato ben 6.500 dipendenti su 8.000, Musk ha poi riattivato il profilo di Donald Trump, oscurato per violazioni alle regole interne della piattaforma dopo l’assalto a Capitol Hill, per poi introdurre recentemente la limitazione di 600 tweet consultabili al giorno per tutti gli utenti non verificati (300 per tutti i nuovissimi utenti), mentre gli abbonati alla spunta blu ne potranno leggere fino a 6.000.

Una serie di grandi novità che lascia amareggiati gli utenti di lungo corso e innervosisce gli inserzionisti pubblicitari, sempre più decisi a cambiare rotta per la loro presenza sul web.

E proprio questo contesto potrebbe far prendere terreno al suo nuovo competitor Threads che, a differenza delle piccole startup, gode di un avviamento molto più solido, con una popolarità ben consolidata e una casa madre come Meta Platforms che, grazie alla sua sfilza di social, ha chiuso il 2022 con ricavi di 116,61 miliardi.

Inoltre, il social sarà connesso intimamente a Instagram, i cui utenti potranno trasferirsi su Threads utilizzando lo stesso nome dell’account e mantenendo automaticamente tutti i follower e i profili seguiti su Instagram. Il login avverrà direttamente attraverso l’account Ig ma il social si svilupperà come una piattaforma autonoma in cui poter condividere post testuali brevi, sfruttando però tutta la community già esistente che si ha.

Un vantaggio non indifferente che potrebbe favorire l’ingresso di milioni di persone alleggerite dal “peso” di dover mettere in piedi un nuovo profilo partendo completamente da zero.

D’altro canto Elon Musk non è l’unico ad avere grossi problemi di credibilità e fiducia con i propri stakeholder. L’industria del tech sta provando a uscire da un anno profondamente tragico come il 2022 che, secondo il Washington Post, ha fatto perdere complessivamente oltre 400 miliardi di dollari a tutti i grandi nomi del settore, portando parecchi player del mercato tecnologico a sfoltire di molto il loro organico. Fra questi non può che presenziare il fondatore di Facebook, con una perdita di quasi 81 miliardi di dollari.

Fra i principali combustibili che hanno fatto divampare l’incendio dei ricavi spicca il poderoso investimento nella costruzione del Metaverso, utopistico mondo alternativo e virtuale sognato da Zuckerberg e sin da subito sotto la lente di ingrandimento delle aziende; se non fosse che la divisione aziendale di Meta che si occupa del progetto (Reality Labs) stia continuando a incassare colpi su colpi, fino a registrare una perdita operativa di circa 4 miliardi a fronte di un “magro” guadagno di 339 milioni di dollari durante il primo trimestre dell’anno.

Sembra che nemmeno gli utenti più fedeli all’inventiva di Zuckerberg si siano ancora abituati all’idea di dover mettere un visore in testa per ore e acquistare beni virtuali (con soldi veri) per il proprio avatar. Nonostante tutto, il Ceo di Meta ha salutato il 2023 come l’anno dell’efficienza, una iniezione di fiducia che spera propaghi i suoi effetti anche agli investitori affinché acquistino spazi per i loro negozi virtuali nel Metaverso e trasformino una scatola di sabbia in una macchina da soldi.

Musk, in qualche modo suo compagno di disavventure finanziarie, si posiziona nei primissimi posti della classifica con ben 132 miliardi di patrimonio netto sfumati nel nulla.

Insomma, Elon e Mark giocano nello stesso campionato, quello della visibilità a tutti i costi che possa proteggere il loro marchio e la loro credibilità nei confronti degli utenti pronti a fare le valige verso altri lidi social meglio gestiti, ma soprattutto verso gli inserzionisti delusi dai risultati pronti a mettere le mani su progetti meno utopistici e più monetizzabili.

Allo stato dei fatti Zuckerberg continua a mantenere un vantaggio non indifferente nei confronti del miliardario sudafricano, che spesso rimane vittima di sé stesso con un carattere estremamente difficile da prevedere, la cui spiccata esigenza di compiere gesti inaspettati e provocatori potrebbe colpirlo come un boomerang.

Dall’altra parte, il Ceo di Meta potrebbe piazzarsi ancora una volta come leader di mercato dando in pasto alla massa indefinita e famelica di utenti una copia carbone di un altro social già esistente cercando di sferrare il colpo di grazia a Musk. Resta da vedere quale sarà l’esito del match virtuale, a cui presto dovrebbe affiancarsene uno nella realtà tra gli stessi Musk e Zuckerberg, che fino a pochi giorni fa millantavano di voler affittare il Colosseo per darsene di santa ragione a colpi di jiu-jitsu.

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