Diritti

Sai cos’è il bodyright?

Un simbolo sulle nostre foto e una petizione da firmare: così lo UNFPA si impegna nella sensibilizzazione alla cyber violenza contro le donne. E nella richiesta di una tutela legale
Credit: Video Own your body online
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
24 maggio 2022 Aggiornato alle 07:00

Hai mai pensato di proteggere le foto online del tuo corpo con un copyright?

«Umiliare i corpi nel cyberspazio contro il volere di quella persona è un atto di violenza che deve finire», scrive lo United Nations Population Fund (UNFPA). Ma come?

Con il bodyright (ⓑ), il nuovo copyright per il corpo umano: «Unisciti alle persone che, nel rivendicare il proprio diritto sul corpo, si battono per un mondo (virtuale e reale) in cui le donne e le ragazze vivano libere».

Lo scorso dicembre lo UNFPA ha lanciato la campagna Bodyright per sensibilizzare e porre fine alla crescente violenza online inflitta nei confronti delle donne, delle minoranze, della comunità LGBTQIA+ e di tutte le persone marginalizzate nella società.

Tra le forme di violenza, l’organizzazione menziona il revenge porn, il deepfake (sostituire il volto o la voce con quelli di altrə) e l’upskirting (scattare fotografie sotto la gonna o i vestiti delle donne senza il loro consenso). «Queste sono tutte forme di violenza digitale», scrive lo UNFPA.

Per unirsi alla campagna è possibile inserire il bodyright sulle proprie foto prima di caricarle online, scegliendo un punto del corpo scoperto dove sia visibile la pelle. Ci sono tre modi per trovare il simbolo: il primo (e forse il più semplice) è cercalo sugli stickers delle storie di Instagram; il secondo è utilizzare il tool dedicato oppure, come ultima opzione, scaricare il simbolo per inserirlo autonomamente.

Basta questo? Non proprio. Il bodyright non è solo un simbolo, ma una campagna e un movimento sociale. Per questo motivo l’azione non si ferma necessariamente al suo utilizzo nelle foto o agli hashtag dedicati (#bodyright): un passo in più è firmare la petizione e condividere (anche offline) i propri pensieri riguardo la violenza digitale.

In particolare, la petizione Governments and Big Tech: Recognise Bodyright and End Online Abuse, lanciata da UNFPA tramite Global Citizen, chiede ai leader del governo e del settore privato di rendere lo spazio online più sicuro e inclusivo, e di considerare questa forma di abusi tanto importante e seria quanto le violazioni del classico copyright.

«Chiediamo ai policymakers di adottare, modificare e implementare una legislazione chiara che criminalizzi l’uso non consensuale e l’abuso delle immagini online e di creare un obbligo legale per le società tecnologiche e le piattaforme social che metta in atto sistemi di moderazione e segnalazione efficaci», si legge nella petizione.

In occasione del lancio della campagna, lo UNFPA ha pubblicato il video Own your body online, scritto e interpretato da Rakaya Esime Fetuga: «La tua immagine viene sfruttata, condivisa e moltiplicata. È pubblica ma solo tu senti che ti trafigge i pensieri, fino a quando il tuo corpo non è più il tuo, fino a quando non riesci più a lavorare come prima, a concentrarti, a cancellare la vergogna dai sorrisi che indossi fingendo che non ti abbia colpito», recita il video.

Al giorno d’oggi, l’online e l’offline non possono più essere considerati due concetti separati e le conseguenze della violenza digitale possono portare danni in entrambi i mondi, sia alla reputazione della singola persona che alla sua salute mentale.

Pur non essendone gli uomini completamente esclusi, nella maggior parte dei casi sono le donne le principali vittime: secondo i dati raccolti da UNFPA, l’85% delle donne nel mondo ha riferito di aver assistito a una forma di violenza digitale e quasi il 40% di averla vissuta personalmente.

«Se trasformassi il tuo trauma in una canzone per il copyright, questa avrebbe più tutela rispetto a una donna nel mondo online. Non possiamo fare qualcosa di più rispetto a questi diritti scadenti? - recita Rakaya Esime Fetuga nella sua poesia - Diamo alle nostre immagini e ai nostri corpi dei diritti».

Lo scorso 8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna, la Commissione Europea ha proposto le EU-wide rules to combat violence against women and domestic violence per la criminalizzazione di diverse forme di violenza di genere, tra cui anche la cyber violence.

In questa categoria sono state incluse la condivisione non consensuale di immagini private, il cyber stalking, le cyber molestie e l’incitamento online alla violenza o all’odio.

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