Ambiente

Dieci motivi per evitare l’acqua in bottiglia

Costa tantissimo, produce montagne di plastica, è oggetto di greenwashing e slogan salutistici infondati. Ma, soprattutto, è un bene comune concesso ad aziende che ci fanno immensi profitti. Ecco perché sarebbe meglio non berla
Credit: Ron Lach

D’inverno è più facile limitarsi alla borraccia. Si sta più a casa, si beve un po’ meno. Ma quando le temperature aumentano è più facile cominciare ad acquistare acqua in bottiglietta o bottiglia. Perché spesso si ha sete mentre si è per strada e l’acqua della borraccia è finita. Perché si mangia fuori più spesso. E anche si viaggia di più, spesso con un caldo torrido.

Ma bere acqua in bottiglia, per quanto sia piacevole, non è conveniente, non è ecologico, soprattutto rischia anche di non essere socialmente giusto. Ecco dunque dieci motivi per i quali è meglio evitare, o drasticamente limitare, l’acqua minerale.

Non è migliore di quella del rubinetto

A dispetto delle pubblicità che la vorrebbero più pure e terapeutica rispetto a mille mali, l’acqua minerale non ha qualità drasticamente diverse da quella del rubinetto. Tranne indicazioni specifiche, scritte da medici, è inutile preferirla a quella normale.

È il trionfo del greenwashing

Le pubblicità delle acque minerali sono spesso il trionfo di messaggi non sempre corrispondenti al vero. Non a caso, spesso sono state sanzionate, come a esempio quella di San Benedetto con Elisabetta Canalis, che al posto della colazione beveva appunto acqua “con tanti nutrienti preziosi”.

Altro esempio: la pubblicità dell’acqua Rocchetta, l’acqua “della salute”, che stimolerebbe la diuresi, contrasterebbe la ritenzione idrica e aiuterebbe e depurare l’organismo dalle scorie, quando non c’è, in verità, una precisa proprietà terapeutica. L’immaginario delle acque naturali è quello della purezza, della leggerezza, del corpo sano, sgonfio etc: tutte caratteristiche non per forza legate al bere e che comunque potrebbero essere conseguenza anche di una dieta ricca di acqua… di rubinetto.

È un’acqua che ristagna

Se proprio dobbiamo metterla sul piano della salute, basterebbe riflettere sul fatto che l’acqua in bottiglia di plastica sta ferma e chiusa, spesso per periodo lunghissimi, spesso sotto il sole.

Infatti, la data di scadenza indicata sulla bottiglia non è quella dell’acqua che non scade, ma del materiale associato all’acqua che la contiene (si va da uno a tre anni). Inoltre, quando l’acqua si apre ma non si finisce subito ristagna nella bottiglietta. Tutto il contrario dell’acqua di rubinetto, che scorre sempre.

Costa tantissimo

L’acqua minerale costa tantissimo. Un euro o due a bottiglietta da mezzo litro può sembrare poco, ma rispetto all’acqua del rubinetto - 2,36 per mille litri - la differenza è esorbitante. Inoltre, sommando tutte le bottigliette acquistate del mese, si arriverà a un prezzo notevolissimo.

Fa lievitare il conto del ristorante

Sempre in fatto di costi: l’acqua minerale spesso viene venduta al ristorante al costo di 3 euro a bottiglia, col risultato di far salire notevolmente il conto. Alcuni ristoranti se ne approfittano, e magari tengono i prezzi del cibo un po’ più bassi, alzando quelli dell’acqua che alla fine diventa un introito notevolissimo. In Italia esiste questa convinzione sbagliata secondo cui sarebbe obbligatorio prendere l’acqua minerale in bottiglia, ma così non è. In molti Paesi, a esempio, è l’eccezione, non la regola, la stranezza non la consuetudine.

Produce montagne di plastica

La minerale produce plastica. Montagne di plastica, se è vero che, solo nel nostro Paese, se ne vendono 14,8 miliardi di litri. Basta questa cifra per far capire l’inquinamento massiccio che provoca.

Produce emissioni

In questi anni le aziende hanno diminuito il peso della plastica, ma non il prezzo, lavorato sui materiali, prodotto bottiglie di plastica fatte parzialmente, o in rari casi totalmente, con plastica riciclata. Ma il riciclo non è la soluzione dei nostri mali. Perché per riciclare milioni e milioni di bottiglie serve energia. E l’energia produce emissioni di CO2, riscaldando il Pianeta. D’altronde, anche la produzione stessa di bottiglie di plastica produce emissioni, al contrario degli acquedotti e dei rubinetti.

Si trasporta con fatica

L’acqua in bottiglia pesa. Moltissimo. Questo fa sì che spesso si utilizzi la consegna a casa per evitare di trascinarsi le bottiglie dal supermercato a casa. Ma oltre al fatto che così si paga anche la consegna, la fatica resta ed è quella comunque della persona che consegna, costretta a portare enormi pesi fino a casa vostra.

È acqua pubblica “privatizzata”

Questo aspetto è poco noto eppure fondamentale. Non tutti sanno infatti che le acque minerali sono concessioni, il che significa che chi imbottiglia non è proprietario dell’acqua, che in quanto tale è di tutti noi, ma ha “solo” il diritto di utilizzarla e venderla. Non basta. Le concessioni hanno canoni spesso bassissimi, che non sempre si aggiornano con il tempo.

Così, di fatto, le regioni incassano pochissimo, a fronte di guadagni stratosferici per le aziende delle minerali.

Secondo Altreconomia, per esempio, le aziende che operano in Lombardia nel 2020 hanno pagato per litro 0,0013 euro, imbottigliando 3,6 miliardi di litri d’acqua. Il conto è presto fatto (sia di quanto incassano, sia di quanto versano). Uno scandalo particolarmente italiano e sul quale si scrive troppo poco.

Sottra acqua ai territori e crea conflitti

Le aziende di minerale di fatto sottraggono acqua ai territori, per esempio italiani, per poi imbottigliarla e venderla in tutto il mondo. Ma l’acqua è un bene che si sta riducendo e che comincia già in alcune regioni a scarseggiare. In futuro, questo sarà sempre più evidente. Ecco che la questione dell’acqua minerale diventerà sempre più spinosa, perché il conflitto sull’acqua sarà sempre più aspro. Se vogliamo evitare questo conflitto, se vogliamo far sì che venga ribadita la natura pubblica dell’acqua possiamo agire facilmente e con conseguenze importanti. Evitando di comprare acqua in bottiglia. E chiedendo al ristorante quella che in Francia si chiama semplicemente “une caraffe d’eau”. È più facile di quanto non sembri: una questione di abitudine e, anche, di visione del mondo.

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