Culture

Il traffico e la termodinamica

Dal libro Sociologia del traffico e strategie di mobilità di Angela Cattaneo e dalla sua più recente rappresentazione teatrale sono molte le riflessioni che emergono, paragonando il traffico alla vita e un’Ape car al modo per destreggiarsi al meglio
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5 maggio 2024 Aggiornato alle 06:30

Lo snello volume Sociologia del traffico e strategie di mobilità di Angela Cattaneo, è tra i cinquanta libri preferiti nella mia biblioteca.

Attenzione però, confesso un certo snobismo per avere letto alla sua uscita nel 1998 la prima edizione; la rinnovata uscita del 2012 non mi annovera tra i ritardatari della conoscenza.

La ricerca sul campo, attraverso l’analisi su tre campioni in distinte aree della città di Roma, è il cuore del libro. La base teorica è l’interazione sociale secondo Goffman, per il quale il mondo sociale viene considerato come la scena di un teatro e gli individui come attori che mettono in scena una rappresentazione.

La ricerca sul campo di Cattaneo mi svelava così un mondo, del quale alla fine degli anni ‘90 cercavo una lettura: il traffico, le insidie e i comportamenti, intellettualmente motivati, per sopravvivere attraverso opportune strategie. Una sorta di pièce teatrale.

La conclusione che ne avevo tratto, suggerita dall’autrice, è che per qualsivoglia segmentazione, perfino per classi di appartenenza come ai Parioli, la molteplicità delle strategie è all’interno di un gioco a somma zero.

Verrebbe da dire che siamo in presenza di una conferma della validità del I e II principio della termodinamica. Secondo il primo principio, la possibilità di estrazione di un lavoro utile ha un limite nella conservazione dell’energia: nel sistema chiuso traffico la massimizzazione del lavoro utile, la capacità individuale di fuggire dal traffico, è limitata dall’ energia totale, invariante del sistema.

Per il secondo principio, il sistema in questione tende a un’entropia crescente: il disordine è lo stato più probabile di un sistema e per riportarlo all’ordine va spesa una quantità di energia.

Deposto il libro e conservato nella mia biblioteca ormai da un quarto di secolo, rimaneva alla fine del secondo millennio, e ancora rimane attuale, la possibilità di interpretazione, l’assunzione di una maschera nella rappresentazione teatrale che è il traffico.

Il palcoscenico più recente di una tale rappresentazione è stato Bergamo. La maschera in questione è una figura nobile, un’insegnante alle prese con l’impossibilità di raggiungere la sede dell’ Istituto scolastico, con il rebus di come lasciare l’ auto in sosta.

La nostra figura di riferimento ha espresso nel primo atto di questa rappresentazione gli elementi del proprio profilo psicologico; l’alto valore della funzione sociale che è formare e tramandare la conoscenza.

Nel secondo atto scopriamo che i valori del personaggio non costituiscono un differenziale sulla scena del traffico quotidiano: tempi, soldi e stress annullano qualsiasi status nel docente, banalizzato a guidatore di automobile nel traffico di Bergamo alta.

Il valore dell’insegnamento è paradigmatico, nel senso che possiamo utilmente attribuire un valore a ogni forma di esperienza che ci viene manifestata della figura dell’ insegnate?

Si badi bene che la manifestazione diretta, come chiedere l’opinione, è di per sé ambigua: chi non assumerebbe prima di esprimere la propria opinione la postura dell’attore che interpreta? Meglio la forma indiretta, il muoversi sul palcoscenico senza una battuta richiesta: un contributo alla rappresentazione attraverso la mimica del comportamento o dello standing.

Troveremmo così l’insegnante di Bergamo al volante di un’Ape Piaggio, un mezzo assimilabile a un monociclo, e per questo con ampie possibilità di parcheggio. Mentre la nostra insegnante scorrazza con il suo mezzo sul palcoscenico del traffico, ci avviamo alla fine di questa rappresentazione, come la definisce Goffman. È un passaggio complesso chiudere una storia, quale che sia, anche una pièce che annoveri un’ insegnante-attore e la sua Ape bicilindrica.

Confesso di essermi assai poco divertito. L’importanza attribuita all’ attore non protagonista, insegnante di Bergamo, sul palcoscenico del traffico, è fuori luogo. L’autore ha deciso di far premio dell’inventiva, e tutti gli attori alla discesa del sipario si accalcano ciascuno nel proprio Ape, in una congestione di palcoscenico che varrebbe il primo premio dell’ossimoro teatrale.

Commento, uscendo dal teatro e tossendo per le emissioni dagli scappamenti delle molteplici Ape, che non è la fantasia che salverà l’umanità. Ciò che salverà l’ umanità sarà lo scienziato che riscriverà le leggi della Termodinamica, il prossimo Deus ex Machina a calcare il palcoscenico.

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