Diritti

Se la chiesa di Kirill sostiene la guerra

Fedelissimo di Vladimir Putin, il patriarca di Mosca non ha mai condannato il conflitto. Ora 400 sacerdoti della Chiesa ucraina lo citano in giudizio, accusandolo di predicare la dottrina del “mondo russo”
Il patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill, durante il rito dell'Annunciazione.
Il patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill, durante il rito dell'Annunciazione.
Tempo di lettura 4 min lettura
19 aprile 2022 Aggiornato alle 17:00

Due giorni prima dell’invasione dell’Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin è comparso da solo sulla tv di stato per un lungo discorso alla nazione in cui delineava la giustificazione ideologica per quella che sarebbe diventata la sua “operazione militare speciale”. «L’Ucraina è una parte inalienabile della nostra storia, cultura e spazio spirituale», aveva detto Putin. Uno “spazio spirituale” che sembrava e sembra non avere nulla a che vedere con la spiritualità e la religione.

Eppure, a 2 giorni di distanza da quel discorso, il patriarca di Mosca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, ha parlato con i leader militari e ha pubblicato una dichiarazione in onore del Giorno dei Difensori della Patria, festeggiato in tutto il Paese il 23 febbraio. Per l’occasione, l’arcivescovo ortodosso russo si è congratulato con Putin per il suo “servizio elevato e responsabile nei confronti del popolo russo”, aggiungendo che la Chiesa ortodossa russa “si è sempre adoperata per dare un contributo significativo all’educazione patriottica dei compatrioti”. Kirill ha anche elogiato il servizio militare come “una manifestazione attiva di amore evangelico per il prossimo”. Il tutto, a poche ore dal lancio delle prime bombe russe in territorio ucraino.

A quasi 2 mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, la comunicazione di Cirillo I, capo di una Chiesa che assomma circa 150 milioni di fedeli, non è cambiata, anzi: lui che ha addirittura benedetto la guerra della Russia in Ucraina definendola “giusta” perché rientra nella punizione dei modelli di vita peccaminosi e contrari alla tradizione cristiana. Lui che è sempre stato fedele a Vladimir Putin, il presidente iper-presente nelle celebrazioni religiose della Pasqua o del Natale, spesso immortalato nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca proprio insieme al patriarca. La stessa imponente chiesa simbolo di Mosca in cui 10 anni fa, nel 2012, fece irruzione il collettivo femminista Pussy Riot, eseguendo la loro “preghiera” punk politica, un Te Deum iconoclasta in cui le 4 donne criticavano Kirill e Putin. Un evento che consolida ancora di più il rapporto tra i 2: Kirill utilizza infatti l’indignazione dei fedeli per la performance sacrilega delle Pussy Riot e la usa per ricompattare i credenti intorno alla figura del presidente. Riuscendo a paragonare l’offesa a Putin come un’offesa a Dio.

Questa volta invece sull’Ucraina la strada è già spianata da anni di censura e dai numeri del consenso della maggior parte dei russi alla chiesa di Kirill - circa il 70% della popolazione russa è composta da fedeli ortodossi. Un consenso ormai più difficile da avere oltre confine, in Ucraina, nonostante la chiesa ortodossa di Kyiv sia sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca – dopo l’annessione della Crimea e l’inizio della guerra nel Donbass nel 2014, nel 2018 molti cristiani ortodossi ucraini hanno dichiarato l’indipendenza dal Patriarcato di Mosca, non riconosciuta da Kirill ma dalla Chiesa ortodossa di Costantinopoli guidata dal patriarca ecumenico Bartolomeo.

Quasi come ultimo punto di non ritorno, la denuncia di questi giorni nei confronti di Kirill da parte di 400 preti ucraini che si sono appellati collettivamente al Consiglio dei Primati delle Chiese Antiche Orientali (la più alta corte dell’ortodossia mondiale) contro il patriarca di Mosca, citandolo in giudizio. I sacerdoti sostengono che Kirill predichi la dottrina del “mondo russo”, lontana dall’insegnamento ortodosso e che andrebbe condannata come eresia, e addebitano a Kirill crimini morali nel benedire la guerra contro l’Ucraina e sostenere l’operato delle truppe russe sul suolo ucraino.

Neanche l’incontro in videoconferenza con Papa Francesco a fine marzo è riuscito a far cambiare idea a Kirill, lo stesso capo della chiesa ortodossa che nel 2012, in occasione della terza rielezione di Putin, aveva definito i 12 anni di governo del presidente “un miracolo di Dio”.

Leggi anche
Papa Francesco con la bandiera ucraina a Malta.
Diplomazie
di Marina Calloni 9 min lettura
Benedetta Porcaroli in una scena del film  'L’ombra del giorno' di Giuseppe Piccioni, ora al cinema.
dibattiti
di Cristina Sivieri Tagliabue 6 min lettura