Diritti

Stem: l’ascensore dei maschi bianchi

Alla viglia della settimana nazionale delle Stem cerchiamo di individuare (per poi combatterle) le cause che tengono lontane le donne, ragazze e bambine dalle materie e carriere scientifiche
Credit: ThisisEngineering RAEng 

Il 4 febbraio inizierà la Settimana Nazionale delle Discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, le cosiddette materie Stem, che si concluderà l’11 febbraio con la Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza istituita dal 2015 dall’Onu.

Questo evento è stato fortemente voluto dall’On. Marta Schifone di Fratelli d’Italia, che è stata la prima firmataria della proposta di istituirla, votata poi all’unanimità da Camera e Senato. Quella in programma da domani sarà la prima edizione e si preannuncia densa di eventi volti a diffondere la “cultura Stem”, ma sarà sufficiente per cambiare le cose?

Si tratterà sicuramente di un primo passo importante, parlare di un problema aiuta sempre a risolverlo, ma - a mio avviso - servirà più concretezza, a partire da come affrontare la questione.

Quando parliamo di “donne Stem” abbiamo due problemi interconnessi tra loro. Il primo ha una matrice, per così dire, industriale: mancano alle imprese, in un numero ritenuto adeguato, professioniste e professionisti di questo settore. Il secondo è che questa carenza è evidentemente più marcata in relazione a minoranze etniche o a donne. È interessante notare come il secondo problema possa - se risolto - rappresentare una via d’uscita per il primo, ma che sia il primo - avendo una connotazione economica - ad avere più forza nell’emergere nei dibattiti politici.

Questo aspetto non è secondario, perché mi sembra evidente che i problemi sociali e legati ai diritti civili, oggi, trovino risposta o almeno impegno di soluzione, solo quando acquisiscono rilievo economico.

Per avere un’idea della dimensione del fenomeno bastano alcuni dati relativi agli Usa, dove l’84% degli Stem sono maschi bianchi o asiatici. Nel 2014, dieci anni fa, gli afroamericani erano negli Stati Uniti circa il 12,4% della popolazione ma un po’ meno del 4% quando si tratta di una laurea in ingegneria. Per le donne questa percentuale è solo del 24%. In Italia la situazione non è migliore, anzi.

Le Stem sono la cartina tornasole del livello di integrazione sociale. Il vero ascensore sociale di questa epoca storica sembra fermarsi solo ai piani dove ci sono - pronti a salire - maschi bianchi.

Per sette giorni si parlerà di questo problema, ma sarebbe più utile se in ciascun giorno si approfondisse una delle sue cause: 7 giorni per 7 problemi.

Quali sono le principali cause per le quali abbiamo meno donne Stem rispetto ai maschi?

Maschilismo

Per i ricercatori Leaper e Starr che approfondirono il tema nel 2019, le professioni Stem (in particolare nei percorsi di formazione) sono caratterizzate da una insopportabile presenza di bias e pregiudizi di genere come, a esempio, che le donne siano più emotive degli uomini o meno capaci in alcuni ambiti, anche se sappiamo bene che non è così.

Molestie di genere

Quasi come conseguenza del primo punto, secondo uno studio del 2020 di Aguilar e Baek, l’incidenza di molestie è nettamente più alto all’interno dei corsi di formazione relativi a materie Stem.

Mansplaining

Si usa questo termine per indicare quando un uomo parla con condiscendenza a una donna, presupponendo (erroneamente) che lui ne sappia di più di lei su un argomento. Rachael Robnet nel suo studio del 2016 Pregiudizi di genere nei campi Stem ritiene che sia un fenomeno molto marcato nelle materie Stem e a confermarlo sono anche tantissime donne impiegate in professioni di questo tipo, quando raccontano di uomini - impreparati in materia - che ritengono di non poter conversare alla pari, per contenuti tecnici, con una donna esperta, solo in quanto donna.

Bassa autoefficacia nelle materie Stem

Le donne possono interiorizzare questi stereotipi e di conseguenza non riuscire a vedere i percorsi Stem come parte integrante del loro percorso professionale. Lo sostennero nel 2021 due ricercatrici: Sonja Cwik e Chandralekha Singh.

Mancanza di sicurezza in matematica

Le donne, in particolare quelle appartenenti a gruppi sottorappresentati, potrebbero non provare un senso di appartenenza a un campo Stem a causa di una percezione di scarsa adeguatezza in matematica. Un’ulteriore conferma di ciò viene da uno studio di Camilla Fisher che suggerisce l’urgenza di una sensibilità dei docenti a una educazione che tenga conto del genere in queste discipline.

Sindrome dell’impostore

Studiata nel 1978 da due psicologhe, Pauline Clance e Suzanne Imes, il sintomo principale di questa sindrome è la persistente e minacciosa sensazione di non essere all’altezza e di sentirsi inadeguati. Dubitare delle proprie capacità con la convinzione che prima o poi qualcuno che lavora con noi se ne accorga è molto più diffuso tra le donne che tra gli uomini (e questo spiegherebbe la maggiore propensione degli uomini ad accettare esperienze o lavori per i quali non si sentano del tutto pronti).

Corsi introduttivi troppo severi

Pensati come a “eliminazione” finalizzati a selezionare i migliori, possono essere una barriera in entrata. Per molti dei motivi precedenti le donne tenderebbero a giudicare una valutazione non del tutto positiva come un segnale che sia meglio cambiare strada, secondo Rask e Tiefenthaler (2008).

Abbiamo 7 problemi connessi tra loro, in cui la matrice causale è sempre il comportamento maschile e il modello patriarcale da cui derivano.

Possiamo combattere questi problemi sul piano normativo (inasprendo le regole relative alla discriminazione o con dei meccanismi di quote obbligatorie, a esempio con l’obbligo di parità di genere dei docenti nei corsi universitari) o sul piano economico (incentivando alcuni comportamenti sul piano fiscale).

Ma tutti richiedono, parallelamente, un cambio culturale importante, a cominciare dalle famiglie, nei modelli di riferimento, passando per la scuola (ipotizzando una formazione differenziata per genere che tenga conto dei bias e li contrasti) e arrivando ai contesti Stem.

Questi corsi sono pensati da secoli dagli uomini secondo modelli prettamente maschili in cui il successo è il derivato dell’adesione incondizionata a questi modelli. Come dicevo prima, a esempio, la formazione è spesso competitiva, pensata per far uscire subito dai giochi chi è (o meglio, pensa di essere) in difficoltà o indietro. Per una donna che preferisce un approccio collaborativo e non competitivo (più sociale che centrato sul risultato individuale) può rivelarsi fatale, con la decisione di intraprendere percorsi in ambiti “sociali”, come a esempio quelli educativi. Questo spiegherebbe perché le donne “ripieghino” nell’istruzione di materie Stem invece che su carriere Stem.

A questo proposito, sono rimasto molto influenzato da alcuni studi di Jennifer LaCosse, professoressa della Università del Michigan, letti recentemente. Il mindset (modo di pensare) dei docenti può allontanare o avvicinare le donne alle professioni in ambito scientifico. Essenzialmente, i mindset possono essere di due tipi: fisso o di crescita. Il primo parte dal presupposto che le persone abbiano caratteristiche statiche, innate e difficilmente modificabili, il secondo, invece, che possano essere sviluppate e accresciute.

Le donne tendono a preferire i secondi, mentre con i primi hanno il massimo tasso di abbandono nelle materie Stem.

In una serie di studi sulla mentalità dei professori, gli studenti prevedevano risultati più scarsi e meno interesse per le lezioni Stem quando i professori venivano descritti come aventi una mentalità fissa e questo effetto era particolarmente pronunciato per le donne.

A mio avviso, l’intervento più urgente è di generare una rete formale e informale di supporto:

- Peer-to-peer (tra pari per i pari), basate su modelli di tutoraggio reciproco

- Mentoring e sponsorship, che possa fornire sia esempi di successo sia il supporto diretto di donne che sono riuscite a trovare una via in questi modelli.

Queste reti, di diverso tipo e natura, possono mitigare i problemi, sviluppare sentimenti di appartenenza e comunità supportive. Inoltre, dal punto di vista politico, sostenere una grande alleanza nazionale di donne per le donne.

Smettiamo per favore di dire che “ci sono poche donne Stem”, questo è solo l’effetto! Iniziamo a parlare, un giorno e un problema alla volta, delle cause di questo problema.

Buona Settimana delle STEM a tutte e – soprattutto – a tutti.

Leggi anche
Gender gap
di Martina Micciché 5 min lettura
Università
di Manuela Sicuro 3 min lettura