Diritti

Violenza di genere: contiamo fino a 10

Dura meno di 10 secondi? Allora non è una molestia. Eppure, nel 2022 quasi il 20% delle donne italiane è stata vittima di abusi sessuali, che sono aumentati del 10,9%
Credit: Nataliya Vaitkevich
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 5 min lettura
11 luglio 2023 Aggiornato alle 06:30

Conta fino a 10. 1, 2, 3… e ora dimmi: ti sono sembrati pochi?

È di questi giorni la sentenza della quinta sezione penale del Tribunale di Roma, che ha assolto il bidello di 67, impiegato in un istituto scolastico romano e accusato di violenza sessuale per aver palpeggiato una studentessa minorenne ad aprile del 2022. Secondo la sentenza, 10 secondi sono pochi, si definisce “palpata breve” (lo sapevi? Io no e vivevo meglio così).

E del resto, si chiarisce: il bidello non aveva intenzione di molestarla. Non c’era, afferma la sentenza, “intento libidinoso o di concupiscenza”. Cosa importa come si sia sentita lei, la vittima minorenne, in un luogo che probabilmente reputava sicuro, alle prese con la mano non libidinosa di un uomo di 50 anni più grande del quale presumibilmente lei poteva fidarsi? L’universo emotivo di lei non conta, quello di lui sì (e mi viene da dire, cari maschi: sentitevi pure liberi di palpeggiarci, purché sia una cosa breve).

E visto che in questo Paese non si può mai stare tranquille, nei giorni passati è arrivata anche la denuncia di una giovane di 22 anni, che ha accusato Leonardo Apache La Russa di violenza sessuale. La vicenda è ancora da accertare e certamente sarà la magistratura a fare il proprio dovere. Non è su questo che vorrei soffermarmi, quanto sulle dichiarazioni seguite alla notizia da parte di papà La Russa, presidente del Senato della Repubblica Italiana, seconda carica dello Stato.

Le riporto qui di seguito per correttezza di informazione: «Dopo averlo a lungo interrogato, ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante. Conto sulla Procura della Repubblica verso cui, nella mia lunga attività professionale ho sempre riposto fiducia, affinché faccia chiarezza con la maggiore celerità possibile per fugare ogni dubbio. Di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo 40 giorni dall’avvocato estensore che, cito testualmente il giornale che ne dà notizia, occupa questo tempo “per rimettere insieme i fatti”».

Vediamo insieme i dati

Queste le circostanze degli ultimi giorni. Ma la verità è che ce n’è una al giorno e quindi diciamo che ogni marginale diventa sempre più pesante. Da donna e da madre di 3 figlie femmine.

Mi piacerebbe che non si perdesse di vista che, nel 2013, il nostro Paese ha sottoscritto la Convenzione di Istanbul, impegnandosi a rimuovere ogni circostanza che potesse condurre alla vittimizzazione secondaria delle donne. All’’articolo 18, la Convenzione, così come la Direttiva vittime del 2012 della Ue, vietano appunto la vittimizzazione secondaria a tutte le istituzioni e in tutti gli ambiti. Significa che è vietato accusare la vittima di essere responsabile del reato che denuncia.

Ma vorrei anche ragionare sui dati, come sempre, cercando di comprenderli alla luce di questi ultimi avvenimenti. Secondo il Report La criminalità: tra realtà e percezione, redatto da Eurispes in collaborazione con il dipartimento della pubblica sicurezza e la direzione centrale della polizia criminale, nel 2022 le violenze sessuali sono aumentate del 10,9%.

Snocciolo dati in sequenza, per comprendere insieme come sia un tema sistemico e non isolato. Come molestie e violenze sessuali siano organiche a un sistema di gestione del potere e non atti a macchia di leopardo agiti da singoli che, di volta in volta, possiamo definire “malati”, “in preda al raptus” e così via.

Dunque: nel 2022, quasi il 20% delle donne (il 18,9, per essere esatte) è stata vittima di molestie sessuali. A molestarle, conoscenti (21,4%), parenti (18,8%), colleghi (17,9%), datori di lavoro (7,7%), vicini di casa (6,8%), superiori (6%). Solo nel 20,5% si tratta di sconosciuti.

Le violenze sessuali sono in costante incremento. Chi mette in atto la violenza? Il partner nel 20,6% dei casi, l’ex partner nel 30,3% (e superiamo il 50% del totale), un altro familiare nel 49,1% dei casi. Per il 60% delle vittime, la violenza avviene nelle mura domestiche. Per il 47,4%, non si tratta di un episodio di violenza isolato.

Come reagiscono le donne?

Secondo i dati pubblicati nel report, solo il 24,7% delle vittime ha chiesto aiuto alle autorità o ai centri di aiuto specializzati. L’8,2% ha sporto denuncia a polizia o carabinieri, il 6,1% ha chiamato il 1522, il 5,6% ha chiesto aiuto a un centro antiviolenza e il 4,8% contattato il 112. Il 31,6% dichiara di essersi difesa da sola, il 24,2% non ha fatto nulla, il 19,5% ha cercato aiuto tra parenti, amici e colleghi.

I dati sono pesanti. Sempre. Ma questi un po’ di più. E ci obbligano a una riflessione. Perché a sporgere denuncia a polizia o carabinieri è solo poco più dell’8% delle vittime? E perché quasi 1 su 5 non cerca aiuto?

Ho l’impressione che questi dati ci dicano poco sulle vittime, ma molto su un sistema che, quando una donna denuncia, anziché deplorare l’aggressore punta il dito contro di lei.

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