Diritti

Iran: violenze sessuali contro chi protesta

Un’inchiesta della Cnn svela gli abusi commessi dalle forze di sicurezza contro i manifestanti, in strada e in carcere. L’Onu ha deciso di indagare sulle violazioni dei diritti umani
Una donna con le mani e il volto coperti di sangue finto siede al centro di uno striscione dipinto con i nomi delle persone che sarebbero state uccise dalle forze di sicurezza iraniane durante le manifestazioni
Una donna con le mani e il volto coperti di sangue finto siede al centro di uno striscione dipinto con i nomi delle persone che sarebbero state uccise dalle forze di sicurezza iraniane durante le manifestazioni
Tempo di lettura 3 min lettura
25 novembre 2022 Aggiornato alle 13:00

«Sceglievano le donne più belle e le portavano dalla cella a un’altra stanza privata. Lì venivano aggredite sessualmente». Con queste parole una ex-detenuta descrive gli orrori delle prigioni iraniane riportati in un’inchiesta della Cnn sulle violenze e gli abusi sessuali subiti dalle persone arrestate durante le proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa (Zhina) Amini. Una tecnica di repressione che sembrerebbe sistematica: nelle scorse settimane infatti erano già stati denunciati episodi di molestie e aggressioni contro i manifestanti in strada.

Il media americano ha potuto confermare diversi casi di violenza sessuale nelle carceri, tra cui lo stupro di almeno un ragazzo minorenne. Secondo la sua testimonianza non si tratterebbe di un caso isolato, anche altri uomini detenuti con lui sarebbero stati violentati e torturati. Un’altra persona è rimasta gravemente ferita in seguito agli abusi subiti. In alcuni casi le violenze sessuali sono state filmate e usate per ricattare le vittime, costringendole al silenzio o a false confessioni. 2 donne sarebbero state ricattate con la minaccia di stupro della loro sorella adolescente. Quasi tutti gli episodi sono avvenuti nelle zone a maggioranza curda.

La donna, scappata dall’Iran dopo essere stata detenuta alla stazione di polizia della città di Urmia, racconta che insieme a lei c’erano ragazzi e ragazze di 13 o 14 anni. Tutti quanti erano feriti e le ragazze erano state violentate. Lei stessa è stata aggredita da una guardia che le chiedeva favori sessuali in cambio della libertà. Dalla stanza degli interrogatori si sentivano le urla di un’altra ragazza e quando suo fratello ha cercato di intervenire è stato picchiato con un bastone.

Le persone arrestate venivano prima interrogate e a volte spostate in altri centri di detenzione, senza che venisse comunicata la località alle famiglie. Un’organizzazione curda per i diritti umani (KHRN) ha documentato l’esistenza di centri di detenzione segreti nel Paese. Sarebbero centinaia i prigionieri dispersi di cui non si hanno più notizie. Durante le manifestazioni sono inoltre circolati video in cui si vedono dei veicoli dell’ambulanza utilizzati per arrestare chi era in strada.

Tra i casi di violenza in carcere c’è anche quello di Armita Abbasi, una ventenne di Karaj arrestata il mese scorso per aver scritto dei post contro il regime sui suoi social. Secondo le autorità iraniane sarebbe una delle leader delle proteste e nel suo appartamento sarebbero state trovate 10 bombe molotov. Alcune fonti dell’ospedale Imam Ali di Karaj affermano che la ragazza è stata ricoverata e che presentava evidenti segni di torture e ripetute e brutali violenze sessuali.

Abbasi, tremante e con i capelli rasati, è stata accompagnata nella struttura da agenti in borghese. In alcuni messaggi privati i medici dell’ospedale si dicono convinti che le violenze siano avvenute mentre era sotto la custodia della polizia. Abbasi è stata poi trasportata al carcere Fardis di Karaj prima che la sua famiglia potesse visitarla in ospedale.

Nel frattempo il bilancio delle vittime delle manifestazioni è salito a 416 morti, tra cui 51 minori. Ieri il Consiglio per i diritti umani dell’Onu si è riunito in una sessione speciale e ha deciso di creare una missione per investigare sui crimini commessi dalla Repubblica islamica in relazione alle proteste.

Leggi anche
Diritti umani
di Giulia Della Michelina 3 min lettura
Molte donne iraniane partecipano a una protesta a Teheran il 3 settembre 2004. Le manifestanti hanno chiesto una dura punizione per le donne che non rispettano il codice di abbigliamento islamico che prevede l'uso di un abito lungo e di un foulard per nascondere i contorni del corpo e i capelli davanti a uomini sconosciuti.
Proteste
di Chiara Manetti 3 min lettura