Diritti

Chi dice premio dice donna? Facciamo due conti…

Cinema, letteratura, scienza: non è mai un pareggio tra femmine e maschi, quando si parla di vincere statuette e riconoscimenti importanti. È successo anche all’ultima notte degli Oscar con il solito magro bottino. Però lamentarsi non serve: meglio ricapitolare i trionfi, con ironia
L'attrice comica Amy Schumer sul palco degli Oscar il 27 marzo.
L'attrice comica Amy Schumer sul palco degli Oscar il 27 marzo.
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
30 marzo 2022 Aggiornato alle 13:00

«Siamo state assunte noi tre perché è stato più economico che prendere un uomo solo» hanno scherzato le comiche Regina Hall, Amy Schumer e Wanda Sykes dal palco dell’Academy Awards, la sera del 27 marzo 2022, durante la 94esima edizione degli Oscar. Scherzavano, ma poi neanche troppo. Il gender pay gap non è una novità, neanche nel mondo fatato di Hollywood. Tre donne sul palco, le prime tre nella storia della cerimonia, insieme, senza co-conduttori maschili a presentare (per un attimo eh, mica per tutta la serata) l’evento più attesa dell’anno.

Prima di loro solo poche, pochissime, hanno avuto lo stesso onore: Agnes Moorehead nel 1948, Claudette Colbert e Thelma Ritter negli anni ‘50, Whoopi Goldberg nel 1994 e la comica Ellen DeGeneres nel 2014, che ebbe il palco tutto per sé anche sette anni prima. Non senza critiche: una volta era troppo sotto le righe, un’altra troppo sopra, tra il selfie più famoso della storia con Bradley Cooper, Julia Roberts, Meryl Streep, Brad Pitt e altri, e la pizza distribuita tra le prime file. Niente di tutto questo l’ha resa così interessante – e intendiamo interessante quanto un uomo -, neanche il fatto che la sua sia stata una delle edizioni più seguite del decennio.

Agli Oscar 2022 c’è stato anche il debutto di Sian Heder, la prima donna in 27 anni a vincere per la migliore sceneggiatura non originale per il film Coda, miglior pellicola della serata. Gioiamo per la vittoria di Heder e per quella della regista neozelandese Jane Campion, la terza donna nella storia degli Oscar a conquistare la statuetta per la regia con Il potere del cane e la settima nominata da quando esiste l’evento. Dal 1929, precisamente.

Ma perché è ancora necessario sottolineare questi numeri? Perché bisogna guardarli, questi numeri, dato che la matematica non è un’opinione e, se lo è, quasi sicuramente è di un maschio: in 94 anni solo tre registe (Kathryn Bigelow, Chloé Zhao e Jane Campion, appunto) hanno ricevuto i voti dell’Academy – la giuria composta da oltre 9.000 membri che, dopo una serie di polemiche, oggi conta un terzo di giurate donne - e solo sette per la sceneggiatura non originale (Sarah Y. Mason, Claudine West, Ruth Prawer Jhabvala, Emma Thompson, Fran Walsh e Philippa Boyens e Diana Ossana).

Più in generale, dei 229 candidati individuali nominati nel 2022, solo 65 sono state donne, il 28,3%, quattro punti percentuali in meno dello scorso anno. Che facciamo, ci attacchiamo alle percentuali? Sì, quando serve. E non solo nel cinema: non si tratta, infatti, dell’unico settore in cui, arrancando, conquistiamo tre premi ogni 100 anni.

Nei Nobel ci azzardiamo a vincerne uno ogni 15 uomini. In 120 anni solo 58 donne - contro 890 colleghi - si sono portate a casa la vittoria. Nelle categorie scientifiche sono state solo 25 le assegnazioni femminili dal 1901, di cui la prima nel 1903 a Marie Sklodowska (in) Curie per la Fisica, insieme a suo marito e a un collega, e per la Chimica nel 1911 questa volta da sola. Secondo l’Istituto di Statistica dell’Unesco, meno del 30% dei ricercatori del mondo sono ricercatrici.

A scrittrici, invece, come siamo messi? Per quanto l’editoria sia un settore con maggiori quantità di donne al seguito, nei premi di maggior prestigio facciamo le timide e lasciamo spazio agli uomini: il Premio Strega, per esempio, da quante donne è stato vinto? Ben undici. Più di dieci, certo, non bastano più le dita di una mano, ma meno di 64, che sono i colleghi premiati con il riconoscimento dal 1947.

E i premi Pulitzer? Una competizione difficile da giudicare in termini di genere, perché spesso si valutano team composti da uomini e donne insieme, ma una ricerca condotta nel 2016 dalla Columbia Journalism Review ha svelato un dato sconcertante. Sono in netta minoranza, le donne. Ma stanno guadagnando terreno. Tra il 2007 e il 2016 erano quasi la metà degli uomini!

Continuando di questo passo, in questo Pianeta a maggioranza maschile, le donne conquisteranno gli stessi successi degli uomini tra 100 anni. D’altronde lo dice anche il Global Gender Report del 2020: ci vorrà un secolo prima di arrivare alla parità tra i generi. C’è ancora tempo.

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