Diritti

Come stanno i diritti Lgbtq+ nel mondo?

Secondo il Franklin & Marshall Global Barometers Report, il 62% dei Paesi è “insufficiente”. I migliori sono Austria, Danimarca, Finlandia, Lussemburgo, Malta, Svezia, Uruguay; l’Italia è 54°
Credit: Darina Belonogova
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
27 settembre 2023 Aggiornato alle 17:00

Più della metà del mondo prende l’insufficienza in tema di diritti Lgbtq+. A dare i voti è il Franklin & Marshall Global Barometers Report: il 62% dei Paesi ha ricevuto una F, che corrisponde a persecuting. L’Italia si ferma a C, ovvero resistant, al 54° posto su 200. Il rapporto, che analizza 10 anni di cambiamenti, si ferma però al 2020: le cose potrebbero essere cambiate, in alcuni casi in peggio.

Il rapporto ha analizzato le realtà vissute da oltre 167.000 persone queer intervistate in tutto il mondo per misurare lo stato dei diritti Lgbtq+ in 204 Paesi e territori attraverso il Barometro dei Diritti Gay (Gbgr) e il Barometro Globale dei Diritti Transgender (Gbtr) di Franklin & Marshall.

Oltre ai 192 Stati membri delle Nazioni Unite, lo studio raccoglie e analizza i dati di altri 12 territori/giurisdizioni: Inghilterra, Gaza, Hong Kong, Kosovo, Cipro Nord, Nord Irlanda, Porto Rico, Scozia, Taiwan, Isole Vergini americane, Galles e Cisgiordania.

I 2 barometri considerano 5 parametri: tutele giuridiche (come mancanza di pena di morte, di criminalizzazione, di leggi contro l’odio e tutela del matrimonio), tutele di fatto, tutela dei diritti Lgbtq+, diritti socio-economici e persecuzione sociale. Quindi, territori e Paesi vengono classificati in base a una scala da 0 a 100% e ricevono un voto in lettere compreso tra A-Protettivo e F-Persecutorio. Solo il 12% dei Paesi ha ricevuto una A.

Austria, Danimarca, Finlandia, Lussemburgo, Malta, Svezia e Uruguay (tutti a pari merito per il primo posto al 100%) sono stati i Paesi che tutelano maggiormente i diritti delle minoranze legate all’orientamento sessuale. Iran, Nigeria, Arabia Saudita, Somalia e Yemen (tutti a pari merito all’ultimo posto con il 4%) sono stati i peggiori.

61 Paesi hanno una legislazione sui crimini d’odio per l’orientamento sessuale; 34 hanno consentito il matrimonio tra persone dello stesso sesso e 71 Stati e regioni hanno continuato a criminalizzare l’omosessualità.

Rispondendo alla domanda presente nel titolo (Global Lgbt Human Rights 2011-2020. A decade of Progress?), il report spiega che “i progressi sui diritti umani Lgbt nel periodo 2011-2020 sono stati contrastanti. Il Gbgr è migliorato del 7% (42-49%), mentre la media mondiale per il Gbtr è migliorato del 6% (40-46%) dal 2011 al 2020. Tutte le regioni, tranne il Medio Oriente e l’Africa orientale e settentrionale hanno sperimentato progressi sui diritti umani Lgbt nel periodo 2011-2020, anche se il ritmo è aumentato in misura diversa”.

Ad avere la media più alta su entrambi i barometri è l’Europa occidentale, che ha registrato un miglioramento significativo rispettivamente del 9% (Gbgr) e del 10% (Gbtr). A fare peggio, invece, la regione Mena (Medio Oriente e Africa orientale e settentrionale), che ha avuto un miglioramento complessivo minimo, solo dell’1%.

L’Italia si colloca al 54° posto della classifica per i diritti Gay (con Bulgaria, Capo Verde, Cile, Georgia, Messico, Perù, Romania Suriname, Tahilandia e Stati Uniti) e al 73° posto per i diritti delle persone Trans. Il primo indice è migliorato nei 10 anni analizzati, guadagnando 7 punti; il secondo, dopo aver raggiunto il 59% dal 2015 al 2019, è rimasto fermo, perdendo i progressi fatti negli ultimi anni e tornando al punto di partenza.

Ma ci sono anche Paesi in cui la situazione è peggiorata, invece di migliorare. È successo in Nicaragua, Guinea Equatoriale, Malawi, e Russia. E già dal prossimo rapporto le cose potrebbero andare peggio per molti altri Paesi, come gli Usa.

«Probabilmente vedremo voti molto più bassi perché se uno stato viola uno degli elementi che stiamo esaminando, l’intero Paese arriva a zero, quindi ci sarà un declassamento per gli Stati Uniti», ha spiegato a 19th News Susan Dicklitch-Nelson, professoressa al Franklin & Marshall College e fondatrice dello studio. Dal 2020, ultimo anno analizzato, centinaia di progetti di legge anti-Lgbtq+ (la maggior parte dei quali rivolti ai giovani transgender) sono stati proposti e in alcuni casi approvati dalle legislature statali. Parliamo di oltre 700 progetti di legge anti-Lgbtq+, oltre 70 dei quali approvati, solo nel 2023.

La sola Florida abbasserebbe il punteggio relativo ai diritti umani dell’intero Paese, ha aggiunto, perché lo Stato ha approvato una legislazione anti-trans (il disegno di legge colloquialmente noto Don’t Say Gay) che vieta l’istruzione in classe dell’orientamento sessuale o identità di genere. Ma la cosa più grave, ha aggiunto, è che gruppi della comunità Lgbtq+ non possono più riunirsi in sicurezza né avere protezione in molte parti del Paese.

È innegabile che il mondo abbia fatto passi da gigante verso l’uguaglianza Lgbtq+. Eppure, questi progressi sono stati accompagnati anche da battute d’arresto. Il Williams Institute della UCLA School of Law ha scoperto, nel 2021, che dal 1980 56 Paesi su 175 hanno fatto progressi in termini di uguaglianza. 57, però, sono regrediti e 62 sono rimasti “stagnanti”.

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