Diritti

Molestie in diretta tv: vince la Spagna

Nel 2021 Greta Beccaglia venne molestata in diretta tv ma colleghi e opinione pubblica italiana minimizzarono l’accaduto e si schierarono in parte con l’aggressore. In Spagna le cose sono andate diversamente
Isa Balado
Isa Balado Credit: via instagram.com
Ella Marciello
Ella Marciello direttrice comunicazione
Tempo di lettura 7 min lettura
16 settembre 2023 Aggiornato alle 06:30

Qualche giorno fa, in diretta tv, la reporter Isa Balado è stata molestata mentre stava conducendo un servizio per la trasmissione “En boca de todos”. Un uomo le si è avvicinato e le ha toccato il fondoschiena, chiedendo: “Di che canale siete?”

La donna si è irrigidita e dallo studio il presentatore Nacho Abad ha chiesto alla giornalista se in effetti ciò che si era intravisto in video fosse davvero ciò che era successo. Ha richiesto quindi alla regia, visibilmente infastidito e preoccupato per l’incolumità di Balado, di inquadrare l’uomo e successivamente ha avvisato la giornalista di monitorare i suoi spostamenti, perché il molestatore era nei paraggi e sembrava non voler cessare la sua opera intimidatoria.

«Abbiamo deciso di chiamare la polizia, stiamo comunicando con loro e offriremo loro le immagini di questo programma di come le ha toccato spudoratamente il culo e di come poi si è avvicinato a lei e le ha toccato i capelli. La polizia deve agire», ha continuato Nacho Abad, guardando la telecamera indignato da ciò a cui aveva assistito. L’uomo è stato quindi arrestato poco dopo.

Quanto successo a Madrid ha suscitato (e direi giustamente) l’indignazione, dentro e fuori i confini spagnoli. A poche settimane da un’altra molestia in diretta tv (lo sgradevole bacio “non consensuale, quindi una molestia, dato a Jenny Hermoso dal presidente della Federcalcio, Lusi Rubiales, durante la premiazione a Sydney dei Mondiali femminili) arriva un altro segnale di quanto l’impatto culturale possa davvero cambiare le cose quando parliamo di violenza e molestie maschili.

Quando successe in Italia, nel novembre del 2021, una situazione identica ai danni della giornalista Greta Beccaglia, le migliaia di commenti generati prima e dopo l’episodio furono di tutt’altro tenore.

I presenti non si scomposero affatto alla visione di una donna palpeggiata da estranei e dallo studio il presentatore le disse «di non prendersela» perché in fondo si sa, un po’ di colpa le donne devono averla nel Dna, soprattutto quelle che vogliono fare un mestiere da maschi in mezzo ai maschi, come la giornalista sportiva fuori da uno stadio di calcio.

Come se in fondo, un po’ ce la si cerchi sempre, e se non abbiamo la testa sulle spalle e gli occhi aperti il lupo di certo lo troviamo. Quantunque non lo trovassimo, saremmo comunque giudicate come se, perché a ogni azione di una donna corrisponde un grado di giudizio uguale e contrario a quanta libertà dimostra di agire.

La molestia fa parte di una gavetta nascosta, non verbalizzabile ma esistente, attraverso cui qualunque donna deve passare. Non mancarono i “è successo a tutte, che vuoi che sia” , naturalmente i “se questa è violenza allora lo stupro cos’è” e “questa rovinerà un brav’uomo”. Un brav’uomo che molesta, per essere precise.

Andrea Serrani fu denunciato e poi condannato con rito abbreviato a 1 anno e 6 mesi di carcere per violenza sessuale, con la sospensione della pena per 5 anni e l’obbligo a sottoporsi a un percorso di recupero. L’uomo aveva inoltre obbligo di risarcire la giornalista a versare subito una provvisionale di 15.000 euro.

Per l’occasione, la sempre contemporanea opinione pubblica italiana ci deliziò con commenti che parevano usciti da qualche secolo passato, in un tripudio di victim blaming - anche istituzionale - e di concessione miracolosa del perdono tout court al molestatore, allo squillo di trombe del sempreverde “dovete farvi una risata”.

Alcune donne, amiche di Serrani, organizzarono persino una “cena solidale” per esprimergli vicinanza perché il sessismo introiettato è vivo e lotta insieme al patriarcato, è sempre il suo strumento e le donne sessiste il suo braccio armato.

Beccaglia, all’indomani della sentenza e per mesi successivamente, fu tempestata di minacce. Rilasciò una intervista a Fanpage dove descriveva il tenore dei commenti pubblici e privati che aveva ricevuto: «tanti messaggi, insulti e commenti sotto le mie foto o addirittura messaggi privati del tipo: ‘Spero ti stuprino’, oppure ‘Vergogna’. Insomma, cose molto forti. Un esempio di questi messaggi per far capire la cattiveria delle persone è anche questo: ‘Vedrai che la vita ti restituirà tutto con gli interessi e a quel punto si gode. Salutami tuo padre… ah no’, sapendo che non ho più mio padre perché è morto».

Vittorio Feltri si propose «di aiutare il colpevole di nulla a difendersi, raccogliendo i ventimila euro che ora è costretto a versare per la rapida violazione di una chiappa. Personalmente do volentieri inizio alla colletta versando 1000 euro a suo favore, sperando che altre persone perbene partecipino alla sottoscrizione. Alla collega palpata siamo pronti a regalare un paio di mutande di ghisa».

Le molestie vengono inquadrate come goliardia, come qualcosa che sai che può succedere e sulle quali dovrebbe scherzare soprattutto chi le subisce.

Sì, siamo sempre quelle che non sanno sorridere compiacenti e compiaciute se, mentre tentiamo di fare il nostro lavoro, studiare, fare la spesa, divertirci, tornare a casa, qualcuno ci molesta. Il nostro corpo continua a non essere davvero nostro, ma sempre e comunque a disposizione di un lupo qualunque che potremmo incontrare lungo la strada. Poi, dipende anche come decidiamo di vestirci, naturalmente. E quale strada decidiamo di fare. E se siamo da sole o meno. E se magari è notte. Tutte attenuanti che ormai recitiamo a memoria come un mantra spaventoso, ogni volta che qualcosa succede e siamo pervase dal pensiero che in-effetti-forse-la-colpa-è-anche-un-po’-nostra.

Ma il tema del consenso è arduo soprattutto in virtù di leggi che, in Italia a differenza della Spagna, non contemplano la molestia sessuale. Serrani fu processato per violenza sessuale, non molestia. E questo è il motivo per cui, a patto di fare un “percorso di recupero” non ha scontato un giorno di carcere. L’ordinamento italiano prevede la molestia, dove il termine viene utilizzato per indicare un comportamento che, con qualsiasi mezzo, arreca disturbo o fastidio, talvolta limitando e impedendo l’esercizio dei diritti di terzi. Prevede inoltre la violenza sessuale, ovvero lo stupro, ma non la molestia sessuale.

Questo vuoto normativo è solo uno dei motivi per cui è così difficile agire sul concetto stesso di molestia sessuale. È praticamente non incasellabile a livello legale. Se a questo aggiungiamo una cultura machista e patriarcale, da cui nessuno e nessuna è immune, e una copertura mediatica dei casi di violenza che definire vergognosa è un eufemismo, capiamo molto bene il perché vittime e survivors fatichino anche solo a denunciare.

Dovremmo quindi dire che l’epilogo differente tra Italia e Spagna abbia esclusivamente a che fare con l’impianto normativo? Direi di no: la differenza nei due Paesi è culturale e la politica spagnola da anni investe in campagne di sensibilizzazione molto ben riuscite e non fuori dal tempo come quelle che purtroppo ancora vediamo in Italia. Sono incentrate principalmente sugli uomini, come responsabili di un genere che prevarica un altro genere. L’impegno è prolungato nel tempo, senza la ridondanza di parole vuote concentrate esclusivamente il 25 novembre, a cui seguono silenzi che dicono sempre molto di più delle parole che lo colmerebbero. A scuola si lavora di concerto per smantellare gli stereotipi nella quotidianità; si fa prevenzione, si educa al rispetto, al consenso, a cosa è giusto fare e cosa no.

Nel nostro Paese, naufragano miseramente le proposte di educazione all’affettività, contrastate dalle sempre viva retorica del “pericolo del gender”.

È di questo, forse che abbiamo paura: che le cose cambino. Ma per le donne.

Leggi anche
#Metoo
di Costanza Giannelli 4 min lettura
Woody Allen alla Mostra del Cinema di Venezia
Violenza di genere
di Costanza Giannelli 5 min lettura