Futuro

Francia: i ricercatori suggeriscono di vietare gli smartphone fino ai 13 anni

Secondo lo studio commissionato dal presidente Macron, la sovraesposizione dei bambini alla tecnologia può impattare negativamente sulla loro salute. Gli esperti hanno rilasciato linee guida per un corretto utilizzo degli schermi, anche per gli adulti
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3 maggio 2024 Aggiornato alle 19:00

Il rapporto tra social media e minori è da tempo al centro dei dibattiti; questa volta, a sollevare raccomandazioni in merito è stato il presidente francese Emmanuel Macron, appellandosi al recente studio secondo cui i bambini non dovrebbero avere accesso ai dispositivi tecnologici (smartphone e pc) fino a una certa età, con limiti rigorosi che mirano a proteggere il loro sviluppo emotivo, cognitivo e sociale.

In particolare, il rapporto (elaborato da scienziati ed esperti del settore e commissionato dal Presidente stesso) sottolinea come l’industria tech abbia l’enorme responsabilità di proteggere giovani e giovanissimi dalla sovraesposizione alla tecnologia, che può appunto influenzare negativamente il benessere mentale dei minori.

Quali sono le raccomandazioni degli esperti francesi?

Una delle raccomandazioni più controverse e discusse del rapporto è il divieto totale di accesso agli smartphone e ai social media (Instagram, Facebook, TikTok) fino ai 13 anni e di limitare considerevolmente l’accesso alle piattaforme fino ai 18.

«Prima dei 6 anni nessun bambino ha bisogno di uno schermo per svilupparsi» ha sottolineato il neurologo Servane Mouton: come indica anche la ricerca francese, l’eccessiva esposizione agli schermi ostacola lo sviluppo dei più piccoli, compromettendone fattori fisici come vista e metabolismo, ma anche cognitivi, come lo sviluppo dei processi intellettivi in generale.

Ma non sono solo i bambini i protagonisti di questo studio: il rapporto, infatti, sottolinea l’importanza di educare anche i genitori sulla gestione dell’uso degli schermi in famiglia e creare un ambiente che favorisca l’interazione faccia a faccia. E, se da una parte praticamente quasi tutti i dispositivi prevedono l’opzione “parental control”, dall’altra secondo gli esperti questo non basta a proteggere dai contenuti digitali: serve una maggiore consapevolezza e regolamentazione dell’industria tecnologica, sottolineano i ricercatori.

Amine Benyamina, responsabile del servizio di psichiatria e dipendenze dell’ospedale francese Paul- Brousse, ha specificato che sebbene la tecnologia possa essere uno strumento utile per tutte le persone, deve essere utilizzata per “servirle”, non per ridurle a “consumatori” di prodotti digitali: «Gli algoritmi che coinvolgono e stimolano nuovamente il sistema del piacere e sono costruiti per evitare di perdere interesse per il contenuto hanno un tipo di dinamica di dipendenza - ha spiegato Benyamina - Se hai deciso che volevi guardare un paio di video e poi passi tutta la sera a scorrere contenuti, allora devi metterti in discussione».

Dunque, per quanto forte in molte delle sue posizioni, il rapporto vuole mettere in evidenza le sfide sempre più grandi che la crescente pervasività della tecnologia pone nella vita quotidiana di adulti e bambini, sollevando importanti domande sul ruolo dell’industria tecnologica e sulla responsabilità genitoriale nel garantire un ambiente digitale sicuro e sano per le generazioni future.

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