Ambiente

Alluvioni e inondazioni: è emergenza in Brasile e Kenya

In Africa orientale le piogge torrenziali hanno già ucciso oltre 350 persone e portato all’evacuazione di quasi 200.000 persone. In Brasile crolla una diga a causa delle alluvioni: trenta morti e migliaia di sfollati
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3 maggio 2024 Aggiornato alle 17:00

Giorni di ordinaria crisi climatica, dove chi vive in Paesi meno sviluppati e meno responsabili delle emissioni climalteranti paga con la vita il conto per le emissioni dei paesi più industrializzati.

Seppur passate sotto traccia in molti media italiani ed europei, le alluvioni e le inondazioni che hanno colpito l’Africa dell’est hanno ormai portato il bilancio delle vittime a numeri sempre più tragici: quasi 350 morti fra Kenya (circa 200) e Tanzania (155), centinaia di persone disperse e migliaia di sfollati.

Solo in Kenya, a causa delle piogge sempre più intense - caratteristiche del nuovo clima - oltre 165.000 persone hanno dovuto abbandonare le loro case. E come se non bastasse ora il ciclone Hidaya potrebbe portare ulteriore devastazione in Tanzania.

Le devastanti piogge torrenziali hanno distrutto e allagato villaggi, creato frane, sommerso scuole e strade e in Kenya a inizio settimana il presidente William Ruto ha annunciato l’invio dell’esercito nel tentativo di evacuare più persone possibili. A chiunque vive vicino a “dighe o bacini idrici” è stato ordinato di “lasciare casa entro 24 ore”.

Evacuati anche centinaia di turisti accampati nel Masai Mara o nei parchi dove solitamente si svolgono i safari: troppo pericoloso e troppi rischi.

Il Kenya, nonostante avvisi e previsioni sulle condizioni meteorologiche estreme, è apparso estremamente impreparato davanti alla potenza delle inondazioni. I partiti di opposizione hanno sollevato accuse nei confronti del governo e anche Human Rights Watch ha accusato le autorità keniane di non aver risposto adeguatamente alle inondazioni, affermando che il governo “ha l’obbligo dei diritti umani di prevenire i danni prevedibili derivanti dal cambiamento climatico e da eventi meteorologici estremi e di proteggere le persone quando si verifica un disastro”.

Il motivo delle accuse è legato soprattutto alle tempistiche: il Dipartimento di Meteorologia del Kenya aveva inviato un allarme tempestivo prima dell’inizio della stagione delle piogge, ma il presidente avrebbe formato un comitato di risposta solo il 24 aprile, dopo che si contavano già 100 vittime.

Anche all’inizio della scorsa stagione delle piogge, oltretutto, c’erano state decine di morti: il Kenya, come altre zone dell’Africa, sembra dunque impreparato ad affrontare la nuova normalità dettata dalla crisi del clima. Motivo per cui, anche durante le Cop (Conferenza delle parti sul clima), il tema dei finanziamenti da parte dei Paesi più sviluppati (e più responsabili delle emissioni), così come il Loss & Damage, appaiono oggi sempre più fondamentali.

Va anche ricordato che, nonostante sia prevista la sua “fine” intorno a questa estate, gran parte dell’intensità degli eventi estremi è legata alla combinazione fra gli effetti del fenomeno naturale di El Niño e della crisi climatica.

Crisi che in altre zone del mondo si sta facendo sentire con ondate di calore sempre più potenti: dalle Filippine al Bangladesh i governi sono stati costretti a chiudere le scuole e prendere diverse misure di precauzione a causa di temperature che hanno superato i quaranta gradi, anche quarantacinque percepiti.

Ma è nel Brasile di Lula che nelle ultime ore i fenomeni intensi sono tornati a essere letali. Una diga idroelettrica nello stato di Rio Grande do Sul è crollata dopo giorni di piogge intensissime e inondazioni. Il crollo ha causato un’onda di due metri che ha portato ulteriori danni nelle aree già allagate della zona.

Oltre trenta le vittime accertate, anche se altre sessanta persone risulterebbero disperse. Si stima, nel sud del Brasile, che a causa delle inondazioni circa 15.0000 persone siano state evacuate o si siano allontanate da casa, mentre almeno 500.000 sono ora senza elettricità e acqua.

Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha visitato la regione promettendo aiuti, anche se in alcune aree l’acqua ha sommerso tutto, impedendo perfino agli elicotteri di atterrare per poter salvare feriti e residenti.

Nel comune di Candelária i residenti si sono arrampicati sui tetti delle loro case per salvarsi. Anche in questo caso, la potenza delle inondazioni è causata da più fattori e secondo l’Istituto Nazionale di Meteorologia del Brasile l’aumento dell’intensità e della frequenza delle precipitazioni è in gran parte collegato al fenomeno climatico di El Niño.

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