Ambiente

Aumentare le zone d’ombra protegge le città dal caldo

Secondo uno studio pubblicato su Nature aiuta a rendere le aree urbane più fresche. Questa soluzione però non deve distogliere l’attenzione dall’obiettivo primario: fermare il cambiamento climatico
Credit: Ryoji Iwata
Tempo di lettura 6 min lettura
13 agosto 2023 Aggiornato alle 09:00

Ogni anno il caldo estremo crea ingenti perdite dal punto di vista economico e sociale. Le ondate di calore diminuiscono la produzione della forza lavoro, rovinano le infrastrutture urbane ma, soprattutto, rappresentano un grave problema per la salute pubblica. Ce lo dicono i dati: il caldo uccide, e non indiscriminatamente.

Potrà sembrare incredibile, ma anche nel trattare un tema come questo si devono tenere presenti fattori come giustizia e uguaglianza perché non siamo tutti esposti ai pericoli del caldo allo stesso modo ma ci sono gruppi che sono colpiti più duramente e con conseguenze più gravi.

Tra questi, secondo l’analisi condotta dal C40 Knowledge Hub, ci sono com’è prevedibile gli anziani, i bambini, le persone malate o più deboli dal punto di vista fisico, ma anche le donne incinte o che allattano e dunque più suscettibili di disidratazione, le persone sole, chi lavora all’aperto. E poi senzatetto, migranti, rifugiati, donne e ragazze in quanto spesso hanno meno accesso alle informazioni necessarie e i gruppi a più basso reddito che vivono in aree marginalizzate come slum o periferie con carenza di servizi idrici, con abitazioni poco isolate e senza condizionatori e senza adeguati spazi verdi.

Che le comunità urbane a basso reddito e marginalizzate sperimentino temperature molto più alte rispetto a quelle dei quartieri più ricchi è confermato anche da Nature, e il motivo di questa disparità è dovuta alla mancanza di spazi verdi e alberi che rende le zone d’ombra praticamente assenti. Nelle città degli Stati Uniti, a esempio, i quartieri poveri hanno in media il 41% in meno di alberi rispetto agli altri.

Che per stare più freschi serva l’ombra a qualcuno potrà sembrare la scoperta dell’acqua calda. Del resto già gli antichi romani avevano colto la necessità di progettare cortili protetti da vegetazione e magari con delle fontane per garantire zone più fresche, un’intuizione che si ritrova ancora in molti altri esempi di architettura antica, basti pensare alle piazzette nascoste dei borghi medievali o delle medine arabe.

Con il passare dei secoli e l’espansione rapida e sconsiderata dei centri urbani questa saggezza architettonica è però andata persa, e oggi la maggior parte delle città non è dotata di strutture che garantiscano l’ombra in zone cruciali come le fermate degli autobus, i cortili delle scuole o gli spazi ricreativi dei luoghi di lavoro, esponendo i propri abitanti a livelli di calore eccessivi e che potrebbero essere evitati.

Secondo quanto riportato da Nature sono tre i modi in cui l’ombra agisce nel limitare gli effetti del caldo.

Innanzitutto protegge il nostro corpo dalle radiazioni solari (sia quelle invisibili che quelle UV, classificate come cancerogene dalla Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) impedendone il surriscaldamento e limitando i danni all’organismo. Infatti, se il corpo umano è sottoposto a un’esposizione troppo prolungata a temperature elevate perde la propria capacità di termoregolarsi causando perdita dell’energia, disidratazione, ipertermia, svenimenti e problemi alle funzioni cardiovascolari e respiratorie. Se non si interviene tempestivamente questo può portare all’arresto cardiaco e alla morte.

In secondo luogo, le zone d’ombra impediscono il surriscaldamento delle superfici come il manto stradale, i muri, i tetti delle case e l’arredo urbano che rilasciando poi il calore incamerato contribuiscono ad aumentare sensibilmente la temperatura (si stima che l’aumento possa arrivare fino a 20°C in un solo giorno).

In terzo luogo, e come risultato dei due precedenti, garantire ampie zone d’ombra riduce il cosiddetto heat burden (ovvero il fardello del caldo) cioè l’esperienza che ciascuno fa del calore, che dipende, oltre che dalla temperatura dell’aria, dal tempo di esposizione, dal grado di umidità e dalle condizioni fisiche di ciascuno.

Garantire città più fresche, andrebbe a migliorare molti aspetti della vita come la qualità dell’aria, diminuirebbe i costi dell’energia e l’affaticamento della rete elettrica dovuta all’utilizzo massivo dei condizionatori, soprattutto in zone dove la fornitura è già precaria, e contribuirebbe a garantire un maggior livello di benessere per tutte e tutti.

Per farlo, naturalmente, è necessario lo sforzo coordinato dei vari enti pubblici. Uno dei modi più semplici per ottenere zone d’ombra, e che apporta benefici anche sotto altri aspetti, è sicuramente quello di piantare alberi. Questa soluzione però spesso non è praticabile per motivi di spazio o di conformazioni urbane particolari, inoltre non va dimenticato il fattore costo e manutenzione, che in situazioni di crisi idrica potrebbero creare non pochi problemi. Andranno allora pensate delle alternative, come sistemi di tendaggi o strutture fisse oscuranti nelle zone più calde delle città.

Secondo C40 Knowledge Hub dipingere muri e strade di bianco, oppure coprire tetti e muri di vegetazione contribuisce ad abbassare la temperatura, così come creare corridoi che permettano all’aria di circolare o realizzare “parchi di acqua vaporizzata”, una soluzione che spreca meno acqua di quella utilizzata dalle piscine e che offre refrigerio ai passanti. Anche creare speciali zone fresche all’interno di edifici pubblici o privati come biblioteche o musei può essere un valido aiuto per le persone più vulnerabili. Naturalmente tutte queste iniziative dovranno essere accompagnate da efficaci campagne di informazione accessibili a tutta la popolazione, con un occhio di riguardo verso i gruppi più marginalizzati.

Alcune città nel mondo si sono già mosse in questa direzione. È il caso di Abu Dhabi, Tel Aviv, Tempe (Arizona) e Freetown. L’auspicio è che il loro esempio sia seguito il prima possibile da altri centri urbani, in particolare da quelli dove gran parte della popolazione vive in situazioni precarie e periferiche.

Va fatta però una precisazione. La creazione di aree più fresche non può e non deve diventare l’obiettivo finale. Se la temperatura terrestre continuerà ad alzarsi l’ombra non ci salverà; è dunque cruciale che le istituzioni continuino (o forse sarebbe meglio dire comincino) a mettere in atto azioni sistemiche contro il cambiamento climatico. Nel frattempo, comunque, proteggere le città dalle ondate di calore creando zone d’ombra può essere un valido strumento per garantire maggior benessere e giustizia per tutte e tutti.

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