Milano: più case (care), meno piante

Tante case, molto costose, ma poco vivibili perché circondate da poche aree verdi: è questo il ritratto di Milano.
Con le cifre stellari dei canoni di locazione e per gli acquisiti di immobili, costruire è diventate un business molto redditizio. Alcuni attribuiscono proprio a questo fattore, oppure al desiderio di arginare il caro-affitti, il mancato utilizzo da parte del Comune di circa 12 milioni di euro del Pnrr, che sarebbero serviti a piantare alberi in 276 ettari della città metropolitana, rendendo però le zone non edificabili.
Il capoluogo lombardo è il secondo in Italia per aree classificate come densamente popolate (48) in Italia, preceduto solo da Napoli (50). Inoltre, ha il quasi primato per consumo di suolo (31,7%): anche in questo caso dietro alla città campana, che però compensa l’alto numero di costruzioni (34%) con le aree già coperte da boschi (30%). Milano, invece, si ferma invece all’11%.
Il Pnrr avrebbe potuto aiutare a colmare il divario, con grandi benefici per gli abitanti. Il Piano stanziava infatti fondi per piantare 138.000 alberi nel 2022 e altrettanti nel 2023, per contrastare l’inquinamento dell’aria e il calore, soprattutto in estate.
Milano è stato l’unico grande Comune a non utilizzare i finanziamenti, ufficialmente per la mancanza di aree adatte o sufficientemente ampie. Secondo il bando, dovevano essere di almeno 3 ettari.
Nel 2024 rischia però di perdere anche altri 11 milioni di euro, destinati a mettere a dimora 260.000 nuove piante. L’accusa per il sindaco Beppe Sala, da parte delle opposizioni (in primis il Movimento 5 Stelle), è non avere aderito alla proposta in modo da preservare le potenziali aree verdi della periferia, distribuite tra i 133 Comuni dell’hinterland, dal vincolo dell’inedificabilità.
Sembra infatti che nel capoluogo si preferisca costruire. Lo testimoniano i numerosi progetti di riqualificazione urbanistica, fortemente contestati da alcune associazioni urbanistiche, che vedono impegnati 1,2 milioni di metri quadri degli ex scali ferroviari. Alcune di queste aree, come l’ex scalo di Porta Romana, diventeranno villaggi sportivi per l’Olimpiade di Milano-Cortina del 2026; le altre potrebbero essere trasformate in uffici o residenze.
Quello abitativo, d’altra parte, è un settore molto redditizio. Secondo le rilevazioni di fine 2022 degli operatori immobiliari attivi in città, in un anno ci sono stati aumenti tra il 10 e il 15%. Per un monolocale in centro si toccano anche i 1.000 – 1.500 euro al mese, con incrementi dal +13,6 al +29% per appartamenti più grandi. Per una casa con 4 stanze, adatta a una famiglia o a un gruppo di coinquilini, la media è di 220-300 euro al metro quadro. Anche la periferia non è da meno: con un +16% dei costi per i bilocali e un +15% per i monolocali.
Questo si traduce in un prezzo di minimo 700 euro per una stanza in condivisione e circa 2.000 euro al mese per un bilocale, stando ai principali gruppi per Facebook per le case. Cifre che, secondo Abitare Co, rendono la città meneghina la più cara d’Europa, dopo Amsterdam e Lisbona.
Si tratta di tariffe insostenibili; inoltre, la maggior parte degli inquilini è giovane: Milano è la città con il più alto tasso di under 34 (il 71% del totale), che si trasferiscono per motivi di studio o lavoro. Quindi, dispongono di redditi circa tra i 15.000 e 25.000 euro annui, molto più bassi di un reddito medio attribuito a un abitante medio della città (34.000 euro all’anno), secondo l’indagine dell’Osservatorio Casa Affordable, promosso dal Consorzio cooperative lavoratori di Milano e dalla cooperativa di abitanti Delta Ecopolis.
Nei prossimi anni diversi progetti di riqualificazione urbana, come il prolungamento della linea 1 della metropolitana, coinvolgeranno il quadrante Ovest della città e il quartiere di Santa Giulia a Est. Si tratta di zone che, nonostante oggi stiano assistendo a una crescita più lenta, sono destinate a ingrandirsi in futuro.

