Culture

3 libri sul muro di Berlino nell’anniversario della sua costruzione

Il racconto della vita quotidiana di una Berlino spezzata, le storie avvincenti di chi ha attraversato il muro o ha tentato di farlo e il reportage giornalistico di quando tutto, finalmente, crollò
Credit: Morgana Bartolomei

Il 13 agosto 1961 Berlino si svegliava divisa. Una barriera di filo spinato, all’inizio, che in poche settimane sarebbe diventata una recinzione in calcestruzzo armato lunga 155 km e alta 3,6 metri che per 28 anni avrebbe diviso, fisicamente e metaforicamente, la città simbolo della Guerra Fredda. Un anno dopo, un altro muro si sarebbe aggiunto per rendere ancora più difficile superarlo. In mezzo, quella che è passata alla storia come striscia della morte.

Un “vallo antifascista” per proteggersi dagli attacchi dell’Occidente, lo definì la Germania Est. Un modo per impedire ai cittadini della Ddr (Repubblica Democratica Tedesca) di fuggire verso Berlino, e la Germania, Ovest. Oltre 5.000 persone ce l’hanno fatta. Tra 192 e 239 cittadini della Germania Est sono però stati uccisi dalle guardie mentre tentavano di raggiungere l’ovest. Moltissimi altri sono rimasti feriti e altri ancora hanno dovuto rinunciare.

Solo il 9 novembre 1989 il Muro di Berlino cadde. e per lunghi anni è stato la prova, tangibile e granitica, di un mondo diviso. Di speranze e tradimenti, di spie e ingiustizie, di una storia che sembrava assurda anche mentre veniva vissuta e che ora, a distanza di anni, ci sembra impossibile. Di quel muro rimangono alcune centinaia di metri, come un monito. Ma non basta: ricordare è fondamentale, e per farlo è necessario capire cosa ha rappresentato davvero il Muro in una città e in un mondo diviso, per chi lo ha vissuto e per chi ha cercato di scappare, ma anche per chi si trovava dall’altra parte.

Oggi vogliamo quindi suggeriti 3 libri per farlo.

Non si può dividere il cielo, Gianluca Falanga, Carocci Editore, 258, 15€

Com’era la Berlino divisa dal muro? Come vivevano i cittadini all’ombra di quell’enorme muraglia di cemento, filo spinato e guardie armate, dove ogni vicino di casa poteva essere un delatore della Stasi? A questa domanda ha risposto Gianluca Falanga, nel cui libro i grandi eventi della Guerra Fredda fanno da sfondo a eventi più comuni ma non meno rilevanti, soprattutto per comprendere cosa quel muro – che non divideva solo una città, ma anche le vite e gli affetti di chi la abitava – sia stato davvero, attraverso le vicende di uomini e donne che il Muro “seppero anche coraggiosamente denunciarlo e sfidarlo”.

Il libro racconta nei dettagli cosa abbia voluto dire, nel concreto, alzare il muro e dividere letteralmente una città come Berlino, che fino alla notte del 12 agosto aveva un’unica rete fognaria, un’unica tv, un unico teatro, sedi amministrative singole e un solo sistema di approvvigionamento energetico e che, dall’oggi al domani, aveva dovuto duplicare tutto. Racconta quella domenica d’agosto, proprio come oggi, in cui il mondo si svegliò diverso insieme ai cittadini di Berlino e racconta il sangue che per costruire e mantenere quella divisione è stato versato. Ma anche come quel muro è stato abbattuto. E narra, unico caso nel suo genere, di quegli italiani che, in cerca di lavoro o di fortuna, quella Berlino hanno vissuto in prima persona.

Berlino. In fuga dal muro, Saverio Simonelli, Effatà Editore, 96 p., 11€

La storia del muro è anche la storia di chi ha provato ad attraversarlo.

Qualcuno ce l’ha fatta, qualcuno ha pagato con la vita il proprio desiderio di libertà. Molte fughe sono rocambolesche, emozionanti, geniali. E sono proprio queste storie che ha raccontato Saverio Simonelli. A metà tra cronaca e romanzo, il libro, spiega il sottotitolo, raccoglie “storie e imprese spettacolari” di chi ha tentato “di riprendersi la vita superando quella barriera, inviolabile come una montagna, con la forza dell’immaginazione e del desiderio di libertà”.

Così avventurose da sembrare inventate, o almeno romanzate, sono le vere storie, raccontate in maniera semplice eppure avvincente, di uomini e donne reali. C’è chi è fuggito a bordo di una mongolfiera, chi ha affrontato a nuoto il gelido Mare del Nord e chi si è calato con un filo dal Palazzo dei Ministeri, proprio alle spalle delle guardie, come in un film. Tutti, in cerca della stessa cosa: la libertà. Come spiega, in maniera cristallina, Max Thomas: “non volevo rimanerci neanche sottoterra a Berlino Est. L’ultima parte della vita almeno la volevo vivere da uomo libero”.

L’anno che cambiò il mondo, Michael Myer, Il Saggiatore, 289 p, 10,90€

Il 9 ottobre 1989, dopo 28 anni il muro cadeva. In quel momento, alcuni vedono l’ultima grande rivoluzione dell’Occidente. Michael Meyer, allora capo della redazione di Newsweek per la Germania e l’Europa orientale, ha ricostruito grazie a contenuti in presa diretta, interviste e ricordi raccolti durante i suoi reportage, quel 1989, un anno in cui il mondo è, di nuovo, cambiato per sempre.

A colpi di piccone, con le mani, con i pugni: le persone abbatterono quel muro di cemento e con esso la divisione che per quasi 30 anni aveva segnato la Germania e il mondo intero.

Il libro, però, non permette solo di comprendere come siamo arrivati a quel momento e come la provocazione lanciata da Reagan all’Urss della glasnost’ e riecheggiata per le vie di Berlino il 12 giugno 1987, “Mr Gorbacëv, abbatta quel muro!”, sia diventata realtà, ma anche come quel giorno di novembre sia un momento fondativo della storia che viviamo ancora oggi.

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