Ambiente

Gli effetti della crisi climatica non risparmiano l’Asia meridionale

Con l’arrivo della stagione dei monsoni, precipitazioni senza precedenti stanno mettendo in ginocchio molte regioni dell’India e della Cina
 New Delhi, India
New Delhi, India Credit: © Naveen Sharma/SOPA Images via ZUMA Press Wire
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30 luglio 2023 Aggiornato alle 11:00

La crisi climatica continua a mietere vittime, mettendo a dura prova molte aree del mondo, comprese le regioni dell’Asia meridionale.

Da diverso tempo durante la stagione dei monsoni, intense precipitazioni sono solite far vacillare le aree settentrionali dell’India e i territori a sud-ovest della Cina, causando forti disagi alle popolazioni, numerosi morti ed enormi danni alle città colpite.

Tuttavia, il bilancio delle vittime e l’entità dei danni risultano più severi ogni anno che passa, a causa di precipitazioni dalla portata sempre più violenta e devastante.

Da inizio luglio, pesanti precipitazioni si stanno abbattendo su diverse zone dell’India provocando già 100 decessi e causando gravi danni alle città e importanti disagi alla popolazione. Nelle aree settentrionali, le scuole sono state chiuse e le autorità degli stati himalayani di Himachal Pradesh e Uttarakhand hanno espressamente chiesto alle persone di non avventurarsi fuori dalle loro case se non necessario. Il Dalai Lama, che vive nell’Himachal Pradesh, ha fatto sapere che contribuirà alla ricostruzione delle regioni colpite attraverso una donazione economica.

Piogge più copiose della norma, accompagnate da raffiche di vento, stanno mettendo a dura prova anche la costa indiana a sud-ovest che affaccia sul Mar Arabico. Nel Gujarat, le autorità aeroportuali hanno affermato che sono state prese misure speciali per drenare completamente l’acqua dalle piste allagate dell’aeroporto di Ahmedabad e dalle aree dei terminal che sono state letteralmente sommerse, mentre in molti distretti costieri è scattato il livello di allarme arancione.

Il quotidiano Times of India riporta che a inizio mese sono piovuti su New Delhi circa 153 millimetri di acqua in sole 24 ore. Si è trattato della precipitazione più intensa degli ultimi 40 anni.

Il 9 luglio, il Central Water Commission ha segnalato che il livello dell’acqua nel fiume Yamuna ha superato i 207,49 metri, circostanza che non si verificava dal lontano 1978. Nonostante ciò, il giorno dopo, il primo ministro Arvind Kejriwal ha affermato che, tenendo conto di varie previsioni degli esperti, era improbabile un aumento sostanziale del livello dell’acqua del fiume. Diversamente da quanto ipotizzato però le piogge sono continuate tanto da provocare l’esondazione del fiume Yamuna e richiedere la conseguente evacuazione di centinaia di persone.

Non se la stanno passando meglio le aree cinesi, dove si contano al momento 25 vittime complessive e centinaia di persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa del diffuso allagamento di strade ed edifici residenziali dovuto alle piogge. L’emittente statale CCTV ha reso noto che queste piogge torrenziali hanno colpito soprattutto Chongqing, una vasta regione montuosa di 31 milioni di persone, provocando nel distretto di Wanzhou a nord-est perdite economiche per un valore di 227,8 milioni di yuan (31,5 milioni di dollari).

Nella provincia centrale dell’Henan, le immagini proiettate da diversi media cinesi hanno mostrato vigili del fuoco intenti a inviare i loro giubbotti di salvataggio con un drone e portare le persone in salvo con una gru. Qui, le precipitazioni hanno causato danni economici al settore industriale, dato che la Saic Motor ha avvertito un impatto a breve termine sulla logistica nel suo stabilimento, mentre la giapponese Nissan ha sospeso la produzione nel suo stabilimento.

La gravità della situazione ha fatto intervenire il presidente Xi Jinping, che ha esortato i soccorsi ad agire tempestivamente per assistere le popolazione e mettere in sicurezza le loro proprietà private. Le autorità cinesi hanno così attivato il livello III in risposta all’emergenza in caso di calamità, mentre il ministero delle finanze ha annunciato lo stanziamento di 320 milioni di yuan per la ricostruzione delle zone colpite dall’alluvione.

Nel frattempo gli scienziati hanno dichiarato che anche in Cina la popolazione dovrà aspettarsi in questo mese ulteriori disastri naturali, dovuti a repentine oscillazioni climatiche e temperature elevate.

La situazione potrebbe infatti ulteriormente peggiorare, dato che l’Organizzazione meteorologica mondiale prevede nuove forti piogge con l’arrivo di El Niño. Questo fenomeno naturale si verifica ogni sette anni e da origine al surriscaldamento della superficie oceanica, procurando fluttuazioni su scala globale della pressione atmosferica.

Gli esperti sostengono che l’arrivo di El Niño in concomitanza con gli effetti della crisi climatica, genererà un innalzamento delle temperature al di sopra della media e intense precipitazioni in tutta la regione dell’Oceano Pacifico.

Quando questo fenomeno naturale si combina con il surriscaldamento causato dall’uomo si generano condizioni meteorologiche dall’impatto tanto imprevedibile quanto catastrofico. Ne consegue che, molto probabilmente, i livelli in costante aumento di gas serra nell’atmosfera consentiranno a El Niño di produrre temperature anomale capaci di far registrare nuovi livelli di caldo record e ulteriori precipitazioni dagli impatti irregolari e potenzialmente devastanti in India e Cina.

Diviene perciò sempre più importante prevenire piuttosto che reagire a questi fenomeni meteorologici estremi. Come dimostra anche la recente alluvione verificatasi nell’Emilia-Romagna, il cambiamento climatico è destinato a generare effetti sempre più significativi in ogni parte del Pianeta. Pertanto, le infrastrutture dovranno essere potenziate per aumentare la resistenza a queste calamità naturali, mentre andranno apportati cambiamenti sistemici per abbassare l’emissioni di gas serra, in modo tale che emergenze come queste non diventino la normalità.

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