Ambiente

L’India punta tutto sull’idrogeno verde

Investirà 2,2 miliardi di dollari in impianti per la produzione del combustibile green. L’obiettivo: rendere sostenibili i trasporti e le industrie siderurgiche e dei fertilizzanti
Credit: DeepMind/unsplash
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20 gennaio 2023 Aggiornato alle 18:00

L’India ha un piano per raggiungere la neutralità climatica entro il 2070 e si basa sull’idrogeno verde.

Lo Stato, tra i più inquinanti al mondo, investirà 2,2 miliardi di dollari per sviluppare impianti per la produzione massiccia di questo combustibile sostenibile. Si tratta di una soluzione innovativa, per sostituire petrolio e gas nelle industrie più inquinanti e abbattere le emissioni di CO2, che costituiscono circa il 7% di quelle mondiali, secondo Global Carbon Project.

Nuova Delhi infatti è la terza economia più grande dell’Asia e ha da poco superato la Cina come Paese più popoloso del mondo. Gran parte dei suoi settori produttivi, dal petrolchimico a quello dell’acciaio, però hanno un forte impatto sul clima e sull’ambiente: utilizza ogni anno 5 miliardi di tonnellate di idrogeno grigio, cioè ricavato dal gas naturale. L’aumento dei prezzi del metano, dovuto alla guerra in Ucraina, ha spinto però sia il governo di Narendra Modi sia i privati a guardare a nuove risorse, in particolare all’idrogeno verde.

Ottenuto dall’acqua tramite un processo alimentato da fonti sostenibili, come sole e vento, questo combustibile è a emissioni zero. Al momento è ancora costoso rispetto ai derivati del gas (3,60 dollari contro 2,50 a gennaio 2023), ma, secondo le proiezioni economiche, con lo sviluppo delle energie rinnovabili lo sarà sempre meno. Dalle prime indiscrezioni, 550 milioni del maxi-piano indiano (Strategic Intervention for Green Hydrogen Transition) saranno destinati a sviluppare macchinari per l’elettrolisi, mentre più di 1 miliardo e 600 dollari serviranno direttamente per ricavare l’idrogeno.

L’obiettivo del Governo è arrivare entro il 2030 a una produzione di 5 milioni di tonnellate l’anno, da utilizzare per i trasporti urbani e per la produzione di acciaio e di fertilizzanti.

I suoi principali campi d’utilizzo saranno il traporto urbano, la produzione siderurgica e quella dei fertilizzanti. Anche la flotta statale dovrà convertire almeno 2 navi ai carburanti sostenibili entro il 2027. Mentre le compagnie energetiche che utilizzano più di 40 mezzi per il trasporto in mare di gas e petrolio saranno obbligate ad affittare almeno 1 nave verde all’anno (dal 2027 al 2030).

La nuova politica energetica sostenibile dell’India avrà effetti anche sull’agricoltura. Grazie alla National Green Hydrogen Mission, entro il 2035 Nuova Delhi intende sostituire tutti i fertilizzanti importati dall’estero con concimi prodotti entro i confini dello Stato, a base di ammoniaca verde, ottenuta da una miscela di idrogeno sostenibile e azoto. Per farlo, sarebbe pronta, per alcuni funzionari che hanno parlato con la testata britannica Reuters, a un investimento di quasi 100 miliardi di euro (8.000 miliardi di Rupie).

Il Paese infatti vuole scommettere sui concimi sostenibili. La loro domanda, secondo le previsioni degli economisti, è destinata a crescere, così come quella dell’idrogeno verde e dei suoi derivati: il Governo stima che in meno di 10 anni passerà dai 75 milioni di tonnellate attuali a 100 milioni. L’India mira esportare circa il 70% della sua futura produzione a Corea del Sud, Giappone e Unione Europea. Per questo, si è impegnata a sviluppare entro il 2030 tecnologie per l’elettrolisi con una capacità di 15 gigawatt, cioè pari a 10 volte quella attuale.

Il piano di incentivi dovrebbe partire nel 2025 e prevede, in una prima fase, la conversione degli impianti che già utilizzano l’idrogeno grigio al suo omologo sostenibile. Tra il 2027 e il 2030, alla produzione per il mercato interno sarà affiancata quella per l’estero. In questa fase, secondo le previsioni più ottimistiche, saranno già a disposizione elettrolizzatori a basso costo.

Anche Washington e Bruxelles hanno finanziato progetti per diversi miliardi nel campo, ottenendo fino a ora scarsi risultati, a causa degli alti costi di trasporto e di stoccaggio del combustibile e delle tecnologie non ancora all’altezza. Il Governo Modi sembra però disposto a tutto per battere la concorrenza e sta già cercando nuovi investitori disposti a guidare la transizione, molti ancora legati all’estrazione di combustibili fossili. Tra queste la raffineria Indian Oil Corp, la principale compagnia energetica del Paese, Ntpc Ltd, il gruppo Reliance e il gruppo Adani, che ha presentato un progetto per un impianto in collaborazione con il colosso francese del petrolio Total.

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