Ambiente

Alluvione Emilia-Romagna: danni per oltre 7 miliardi

Le vittime sono 15; 20.000 le case colpite. Secondo Coldiretti, sono a rischio 50.000 posti nella filiera agricola; tra Forlì e Cesena, chiuse 210 vie e, parzialmente, altre 102
Credit: Ervin Shulku/ZUMA Press Wire
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31 maggio 2023 Aggiornato alle 11:00

Anche se la «La fase dell’emergenza acuta» è passata, come spiega il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, l’allerta resta alta in Emilia-Romagna.

Mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha visitato i territori colpiti dall’alluvione, da Forlì a Faenza, fino a Ravenna, e ha incontrato i volontari che da giorni spalano il fango nelle strade cittadini, si inizia anche a fare la conta dei danni. Il Capo dello Stato ha deciso di devolvere la somma di denaro del premio Paolo VI, ricevuto dal papa, ma per la ricostruzione serviranno grandi sforzi.

Oltre a provocare la morte di 15 persone, le violente precipitazioni, l’esondazione di diversi fiumi e le conseguenti frane hanno dissestato anche numerosi settori dell’economia locale, a partire dall’agricoltura. Per la vicepresidente della Regione con delega alla protezione civile Irene Priolo, i danni ammontano «almeno a 7 miliardi». La stima potrebbe però essere al ribasso; potrebbero anche superare i 12 miliardi del terremoto del 2012, visto che, in questo caso, sono state colpite anche strade, ferrovie, ponti e altre infrastrutture. Ad accusare il colpo sono stati anche i vari canali e fiumi che irrigano i consorzi di bonifica, già prosciugati nei mesi invernali dalla siccità.

Durante le 2 alluvioni del 5 e del 16 maggio, afferma Arpa, sono caduti 350 milioni di metri cubi d’acqua su un’area di 800 chilometri quadrati. «Si tratta -ha spiegato Sandro Nanni, responsabile del servizio Meteo-Clima - di circa il 60% delle precipitazioni medie di tutto l’anno». Gli effetti si sono visti su 23 fiumi: il Savio, il Lamone, il Santerno, il Montone e l’Idice sono straripati in alcuni munti, mentre hanno rotto gli argini in altri.

Le esondazioni hanno colpito le case di almeno 20.000 persone, secondo gli ultimi dati (ancora incompleti) della Protezione civile. Nella provincia di Ravenna, la Prefettura stima 5.500 evacuati, di questi 2.000 solo a Faenza; oltre ai 1.128 che sono ospiti in alberghi o strutture comunali, ce ne sono molti altri che sono stati accolti da amici e parenti.

Molti lavoratori, soprattutto quelli impiegati nella filiera agricola, passeranno un periodo duro: per Coldiretti, sono a rischio 50.000 posti. Nonostante siano passate quasi 2 settimane dall’ultima precipitazione, l’acqua sommerge ancorai campi della Food valley italiana. Potrebbe essersi “perduta la produzione di almeno 400 milioni di chili di grano, in una regione che produce un terzo di tutto il grano tenero nazionale” dice l’associazione.

È però in pericolo anche un’altra eccellenza del territorio emiliano romagnolo: la frutta. Il raccolto di albicocche, pesche, kiwi, pere e mele «sarà compromesso per i prossimi 4 o 5 anni»: le radici degli alberi, infatti, stanno marcendo perché immerse nell’acqua.

L’impatto è stato pesante anche su strade e ponti. A risultare distruttive sono state soprattutto le frane, ben 758 di grande portata, secondo l’assessorato alla Protezione civile. Nella provincia di Forlì-Cesena se ne contano 351, mentre nel Ravennate 248. Ce ne sono state poi migliaia di più piccole.

I piccoli Comuni e le frazioni in prossimità dell’Appennino sono ora quasi isolati: 772 strade comunali e provinciali risultano infatti inagibili. Tra queste, a 470 sono completamente inaccessibili, mentre 312 lo sono solo per alcuni tratti. Tra Forlì e Cesena sono chiuse totalmente al traffico 210 vie e parzialmente altre 102.

Significativi anche i danni sulla linea ferroviaria Adriatica. L’interruzione della tratta Forlì- Faenza, complicava enormemente i viaggi da Nord a Sud, anche dei treni ad alta velocità, costretti a fermare la loro corsa o a deviare allo snodo di Bologna.

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