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Guerra Ucraina: la Cina sta aiutando l’esercito russo?

Secondo Politico, le aziende di armi di Pechino fornirebbero attrezzature di equipaggiamento militare a Mosca. Identificandole, però, come apparecchiature per uso civile
I soldati russi marciano durante una prova della parata militare del Giorno della Vittoria a Mosca, Russia, 7 maggio 2023.
I soldati russi marciano durante una prova della parata militare del Giorno della Vittoria a Mosca, Russia, 7 maggio 2023. Credit: Alexander Zemlianichenko Jr/Xinhua via ZUMA Press
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27 luglio 2023 Aggiornato alle 10:00

Finora la posizione di Pechino nei confronti della guerra in Ucraina è stata vaga. In una nota pubblicata dal Ministero degli Esteri a febbraio di quest’anno, la Cina si è espressa a favore della negoziazione per porre fine al conflitto armato, chiedendo alla comunità internazionale di fermare le sanzioni unilaterali e superare la mentalità a blocchi per raggiungere insieme la sicurezza globale.

L’inchiesta di Politico rivela tuttavia che la Cina starebbe sostenendo la guerra in Russia inviando giubbotti, elmetti, termocamere e droni al Cremlino. I documenti doganali di cui i giornalisti sono entrati in possesso mostrano ordini per centinaia di migliaia di attrezzature per uso civile e militare prodotti dall’azienda Shanghai H Win su commissione di acquirenti russi. L’equipaggiamento venduto sarebbe quindi sufficiente per rifornire migliaia di soldati mobilitati dalla Russia dopo l’invasione.

Pechino è oggi il quarto maggiore esportatore mondiale di armi. Mentre il commercio complessivo della Cina con la Russia ha raggiunto il livello record di 190 miliardi di dollari nel 2022 (un aumento del 30% rispetto all’anno precedente), i documenti doganali intercettati da Politico mostrano che quest’anno a essere cresciute verso Mosca sono anche le esportazioni di strumenti utilizzati per scopi militari.

L’acquisto di droni cinesi da parte della Russia ha raggiunto un valore di oltre 100 milioni di dollari, 30 volte di più della spesa dell’Ucraina, che a sua volta si rifornisce dalla Cina. Le esportazioni cinesi di ceramica, un componente utilizzato nei giubbotti antiproiettile, sono inoltre aumentate del 69% verso la Russia, per un totale di oltre 225 milioni di dollari, mentre sono diminuite del 61% verso l’Ucraina, arrivando a quota 5 milioni di dollari.

La stessa Shanghai H Win ha registrato una forte crescita degli affari dopo l’invasione russa, così come altre aziende cinesi che producono apparecchiature a uso sia civile che militare. Sembra che tra i fattori che rendono le sanzioni occidentali difficili da applicare, per arginare i rifornimenti bellici nei confronti di Mosca, ci sia anche il duplice uso delle apparecchiature vendute e la loro effettiva destinazione.

A prima vista, le descrizioni dei prodotti cinesi nei registri doganali appaiono innocue: si dice, per esempio, che i “caschi da softair” venduti siano utilizzati nei giochi di paintball e “non per uso militare”. Ma gli esperti di sanzioni e difesa riferiscono che è pratica comune indicare gli strumenti a doppio uso come destinati a scopi civili quando in realtà sono per il campo di battaglia.

Già a marzo, Politico aveva segnalato che le aziende cinesi stavano vendendo alla Russia fucili d’assalto e altre attrezzature utilizzabili per scopi militari etichettati però come “fucili da caccia”.

Anche se la Cina ha fatto sapere che non fornirà armi letali alla Russia da impiegare in Ucraina, l’inchiesta mostra che una forma di supporto militare viene comunque fornita, approfittando della doppia natura dell’equipaggiamento in questione. Di fronte a questo sistema di sotterfugi, le sanzioni di Stati Uniti e Unione europea sembrano essere in difficoltà.

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