Diritti

Molestie a scuola: un problema non solo italiano

Spesso gli istituti non sono luoghi sicuri per chi li vive, in Italia e all’estero. In Uk, molti giovani hanno pubblicato testimonianze di abusi sul sito web Everyone’s Invited. Il Paese è in cerca di una soluzione
Credit: Max Fischer
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
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11 luglio 2023 Aggiornato alle 13:00

5 secondi non sono così brevi come possono sembrare. Soprattutto se hai 17 anni e la mano di un bidello ultrasessantenne si infila sotto i tuoi shorts mentre sali le scale. Ma sono tanti, troppi, anche se di anni ne hai 30, 40 o 50 e sei costrettǝ a subire un contatto indesiderato. Sembra una cosa scontata, eppure le ultime cronache dimostrano che non lo è affatto.

La storia è ormai nota: i giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Roma hanno scagionato Antonio Avola, bidello 66enne dell’istituto romano Cine Tv Roberto Rosellini, dall’accusa di violenza sessuale perché “il fatto non costituisce reato”. Quale sia il fatto lo ha raccontato il Corriere della Sera: “mentre sta salendo le scale insieme a un’amica per andare in classe, avverte che i pantaloni le stanno calando. Proprio in quello stesso istante – come Laura racconta ai giudici - sente qualcuno da dietro che le mette le mani nei pantaloni, sotto gli slip. Poi quelle mani, prima le toccano i glutei, poi le afferrano le mutandine, e infine si sente sollevata di due centimetri. Quando si volta vede il bidello”.

A far assolvere l’imputato non stata la certezza che non abbia messo le mani addosso alla ragazza (lo stesso Avola avrebbe ammesso di averlo fatto “per scherzo”) ma il fatto che il palpeggiamento, durato “tra i 5 e i 10 secondi”, vista la “repentinità dell’azione, senza alcuna insistenza nel toccamento” è da considerarsi “quasi uno sfioramento” quindi non si configurerebbe “l’intento libidinoso o di concupiscenza generalmente richiesto dalla norma penale”. La “palpata breve”, insomma, non si configura come reato.

“Siamo indignati dalla motivazione della sentenza - ha dichiarato la coordinatrice della Rete degli studenti Medi del Lazio Tullia Nargiso - Di nuovo una molestia non viene riconosciuta in quanto tale per una motivazione assurda, stavolta addirittura in virtù della sua durata. Vogliamo sentirci sicure in ogni luogo, e in particolare a scuola che dovrebbe insegnare a riconoscere e abbattere le violenze di genere e le discriminazioni, invece ancora una volta questo non succede, e anzi gli edifici scolastici diventano teatro di molestie neppure riconosciute e punite”.

Che le scuole non siano uno spazio sicuro per chi vi si reca ogni giorno (e per le studentesse in particolare) lo dicono i dati: il reato di “violenza sessuale aggravata perché commessa presso istituti di istruzione”, infatti, è tra i 3 che hanno subito il maggiore incremento nel 2022: i casi sono cresciuti del 54%, con un aumento del 58% delle vittime, secondo il Rapporto sui minori vittime di abusi realizzato dal Servizio analisi criminale coordinato dalla Direzione centrale della polizia criminale.

Ma l’Italia non è un caso isolato. Nel Regno Unito, le molestie sessuali a scuola stanno crescendo pericolosamente e rappresentano ormai una vera e propria “piaga”.

“Migliaia di bambini e giovani hanno pubblicato testimonianze delle loro esperienze sul sito web Everyone’s Invited, mentre gli insegnanti delle scuole hanno espresso preoccupazione per l’influenza tossica dei social media e di alcuni dei presunti ‘influencer’ che li usano per trasmettere misoginia a ragazzi e giovani”, si legge nel rapporto Attitudes towards women and girls in educational settings del Women and Equalities Committee della House of Commons.

Il sito a cui fa riferimento il comitato è stato creato 3 anni fa e ha raccolto decine di migliaia di testimonianze di ragazze e giovani donne che dettagliavano episodi di violenza sessuale, molestie e abusi all’interno delle scuole.

Già 7 anni fa, il Comitato aveva rivelato che “quasi un terzo (29%) delle ragazze di 16-18 anni afferma di aver sperimentato contatti sessuali indesiderati a scuola; quasi tre quarti (71%) di tutti i ragazzi e le ragazze di 16-18 anni dicono di sentire regolarmente termini come ‘troia’ o ‘scoria’ usati nei confronti delle ragazze regolarmente le scuole; il 59% delle ragazze e delle giovani donne di età compresa tra 13 e 21 anni ha affermato nel 2014 di aver subito una qualche forma di molestia sessuale a scuola o all’università nell’anno precedente”. Ora, le cose stanno peggiorando.

Per questo, il Comitato ha chiesto al Governo di intervenire, mettendo in campo una strategia di prevenzione per rafforzare l’obbligo di educazione relazionale, sessuale e sanitaria (Rshe) e perché gli insegnanti vengano formati per essere in grado di intrattenere conversazioni con ragazzi e giovani uomini riguardo le molestie sessuali e la violenza di genere, “in un modo che metta in discussione le norme di genere prevalenti e le idee di mascolinità”.

In realtà, l’educazione alle relazioni è già obbligatoria nelle scuole primarie e secondarie da settembre 2020, ma secondo i parlamentari l’implementazione è stata ritardata dalla pandemia e l’erogazione è stata incoerente in tutto il settore. Senza dimenticare che, dopo le denunce di alcuni parlamentari (tra cui Miriam Cates, deputata conservatrice di Penistone e Stocksbridge, secondo cui ai bambini venivano impartite lezioni inappropriate su argomenti come il sesso orale o il soffocamento) è in corso una revisione del curriculum Rshe.

Il comitato, quindi, ha chiesto che non solo l’educazione relazionale, sessuale e sanitaria sia obbligatoria fino a 18 anni, ma che la revisione preveda una strategia specifica per coinvolgere ragazzi e giovani uomini. Una strategia che, almeno a parole, potrebbe arrivare: «Tutte le donne e le ragazze meritano un ambiente sicuro e ci aspettiamo che le scuole, i college e le università agiscano immediatamente contro la cattiva condotta o le molestie sessuali. Stiamo sviluppando ulteriori linee guida per le scuole per sostenere gli educatori nell’insegnamento di questo problema e coinvolgere ragazzi e giovani sulla misoginia e la violenza sessuale nell’istruzione», ha infatti dichiarato un portavoce del Governo.

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