Diritti

Chi sono i vincitori dei Premi Pulitzer?

La 108° edizione si è svolta come sempre alla Columbia University, sede di una delle principali scuole di giornalismo negli Usa e teatro delle manifestazioni filo-palestinesi delle ultime settimane. Al centro dei riconoscimenti, la copertura della guerra a Gaza
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
7 maggio 2024 Aggiornato alle 13:15

I Pulitzer 2024, che hanno premiato il meglio del giornalismo, della letteratura, del teatro e della musica statunitensi del 2023, sono stati assegnati alle 21:00 (ora italiana) di ieri alla Columbia University di New York, che nelle ultime settimane è stata teatro delle manifestazioni studentesche contro la guerra a Gaza. Un conflitto che ha fatto da protagonista nell’edizione di quest’anno: lo staff del New York Times e i fotografi di Reuters hanno vinto rispettivamente il premio International Reporting e Breaking News Photography per la loro copertura dell’attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre e della risposta militare di Israele.

Giornalisti e operatori di media che coprono la guerra a Gaza”, inoltre, hanno ricevuto una menzione speciale dal comitato del Pulitzer: “In circostanze orribili un numero straordinario di giornalisti sono morti nello sforzo di raccontare storie di palestinesi e di altri a Gaza, in una guerra che ha reclamato anche le vite di poeti e scrittori”, si legge nella motivazione del riconoscimento.

La 108° edizione si è aperta con l’intervento di Marjorie Miller, amministratrice dei Premi Pulitzer: «Come sappiamo, questi sono tempi molto difficili per i media e le case editrici, con la perdita di oltre 130 giornali e 3.000 posti di lavoro nel giornalismo lo scorso anno. In tutto il Paese più di 4.000 libri sono stati presi di mira con la censura».

La giuria ha scelto tra oltre 1.200 lavori giornalistici e migliaia di libri per restringere il campo a soli 3 finalisti per ognuna delle 15 categorie esistenti. Sono stati assegnati in totale 23 premi, fino a 15.000 dollari destinati ai vincitori della maggior parte delle categorie e una medaglia d’oro all’organizzazione giornalistica che ha vinto il premio per il Public Service, considerato il più prestigioso: Pro Publica. Il giornale online ha ottenuto il riconoscimento per il “rapporto rivoluzionario e ambizioso che ha squarciato lo spesso muro di segretezza che circonda la Corte Suprema per rivelare come un piccolo gruppo di miliardari politicamente influenti ha corteggiato i giudici con doni sontuosi e viaggi” e ha spinto la corte a emanare un nuovo codice di condotta etico.

Il New York Times ha ricevuto altri 2 premi nelle categorie Investigative Reporting, con l’inchiesta di Hannah Dreier che ha rivelato “la straordinaria portata del lavoro minorile migrante negli Stati Uniti, e i fallimenti aziendali e governativi che lo perpetuano”, e Feature Writing, con il lavoro (pubblicato sul supplemento domenicale, il New York Times Magazine) di Katie Engelhart sulle difficoltà di due sorelle che affrontano la diagnosi si Alzheimer della madre.

Anche il Washington Post ha ottenuto 3 premi vincendo nelle categorie Commentary, Editorial Writing e National Reporting: al giornalista e attivista russo Vladimir Kara-Murza, detenuto in Russia, per gli articoli scritti dalla sua cella; a David E. Hoffman per una serie sull’uso della tecnologia digitale da parte dei regimi per reprimere il dissenso; allo staff del Post per il reportage Terror on Repeat sul fucile AR-15, un’arma comunemente utilizzata nelle sparatorie di massa negli Stati Uniti. Quest’ultima categoria, quella del National Reporting, è stata condivisa con Reuters per le inchieste sulle pratiche nei luoghi di lavoro controllati dall’imprenditore miliardario Elon Musk, tra cui la società missilistica SpaceX e Tesla, il produttore di auto elettriche.

Da segnalare, tra gli altri premi, uno dei vincitori del premio Biography, King: A Life di Jonathan Eig, ritratto rivelatore del leader dei diritti civili assassinato Martin Luther King; il vincitore della categoria Fiction, Night Watch, romanzo della scrittrice Jayne Anne Phillips su una famiglia traumatizzata all’indomani della guerra civile; il premio General Nonfiction è andato a A Day in the Life of Abed Salama: Anatomy of a Jerusalem Tragedy, di Nathan Thrall, un “resoconto intimo e finemente documentato della vita sotto l’occupazione israeliana della Cisgiordania, raccontato attraverso il ritratto di un padre palestinese il cui figlio di cinque anni muore in un violento incidente con uno scuolabus quando le squadre di soccorso israeliane e palestinesi vengono ritardate dalle norme di sicurezza”.

Qualche giorno prima della cerimonia di premiazione, il Comitato dei Pulitzer ha voluto riconoscere in una dichiarazione “gli sforzi instancabili degli studenti giornalisti nei campus universitari della nostra nazione, che stanno coprendo proteste e disordini di fronte a grandi rischi personali e accademici. Vorremmo anche riconoscere lo straordinario reporting in tempo reale dei giornalisti studenti della Columbia University, dove sono ospitati i Premi Pulitzer, mentre il Dipartimento di Polizia di New York è stato chiamato nel campus martedì sera. Nello spirito della libertà di stampa, questi studenti hanno lavorato per documentare un importante evento di cronaca nazionale in circostanze difficili e pericolose e a rischio di arresto”.

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