Ambiente

L’Italia frena l’installazione di pannelli solari su terreni agricoli

Il Consiglio dei ministri ha approvato, il 6 maggio, un pacchetto di “disposizioni urgenti per le imprese agricole”. Tra queste, l’accordo sul fotovoltaico, dopo il braccio di ferro tra i ministri Lollobrigida e Pichetto Fratin
Credit: Jens Büttner/dpa-Zentralbild/ZB  

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7 maggio 2024 Aggiornato alle 14:00

Il governo italiano è orientato verso il no all’installazione degli impianti fotovoltaici sui terreni agricoli e verso il sì solamente ai pannelli solari nelle aree non produttive, come le zone intorno alle cave e alle miniere.

I segnali in questa direzione arrivano dal Consiglio dei ministri che ha visto ieri riuniti anche i titolari del dicastero di Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti, dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Il vertice ha approvato il Decreto Legge Agricoltura, ora sottoposto all’esame della Camera dei Deputati e del Senato.

«Abbiamo voluto regolamentare l’utilizzo dei pannelli fotovoltaici, perché crediamo che la terra serva a produrre e la produzione energetica deve essere compatibile con quella agricola», ha dichiarato proprio Lollobrigida, intervenuto in conferenza stampa a Palazzo Chigi, insieme a Pichetto Fratin.

A margine del Cdm il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha fornito dunque qualche elemento in più sulla “lettura” e sulla visione del quadro della situazione. Nell’opinione dell’esecutivo, occorre porre un freno alla diffusione che considera “selvaggia” degli impianti fotovoltaici, soprattutto in riferimento all’installazione con moduli posizionati “a terra”.

Così il governo esprime l’intenzione di voler “proteggere” le aree produttive e in particolare i terreni agricoli. È stato poi accennato al fatto che predisporre i pannelli solari comporterebbe la modifica della destinazione d’uso della terra, una prassi che secondo Lollobrigida non deve continuare.

Reuters ha sottolineato che questa strategia potrebbe minare gli obiettivi di decarbonizzazione di Roma e ha ricordato che la scorsa settimana, al termine del G7 dei ministri dell’energia alla Reggia di Venaria alle porte di Torino, il Belpaese si è impegnato a triplicare la capacità di fonti rinnovabili installate entro il 2030 e a eliminare gradualmente le centrali elettriche a carbone nella prima metà del prossimo decennio.

Dal punto di vista dell’ambiente e della produzione di energia pulita, però, il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha aggiunto solo che questa stretta sull’agri-fotovoltaico non limiterà gli sforzi e i traguardi da conquistare sulle rinnovabili, sottoscritti a Bruxelles, e nel dettaglio non impedirà di installare 38 GW di fotovoltaico entro sei anni.

In generale, sulle decisioni dell’esecutivo potrebbero aver pesato almeno in parte due fattori, uno frutto dei mesi scorsi e un altro legato alle prossime quattro settimane. Il primo deriva direttamente dalle proteste dei trattori che hanno agitato l’Italia e il Vecchio Continente con le richieste del mondo dei coltivatori, i quali rappresentano un importante bacino di voti da salvaguardare agli occhi della maggioranza, il secondo invece guarda con attenzione all’imminente tornata delle elezioni amministrative ed europee.

Il Dl Agricoltura comprende tra le altre cose 250 milioni di euro di fondi assegnati sotto forma di credito di imposta alle imprese della pesca e dell’acquacoltura con determinati requisiti, oltre a possibili agevolazioni sul piano di mutui e finanziamenti.

Inoltre il Fondo per la sovranità alimentare potrà contare su 10 milioni all’anno in più. Probabilmente faranno discutere i 20 milioni destinati al controllo della fauna selvatica e nello specifico alla battaglia contro la peste suina africana, che si potrebbero tradurre negli abbattimenti di suini e cinghiali (anche per tutelare la produzione dei prosciutti…).

Tra gli stanziamenti previsti dal provvedimento ci sono quindi 12 milioni in favore delle attività dell’acquacoltura danneggiate dal granchio blu, accompagnati dalla creazione di un commissario straordinario ad hoc.

Nel decreto, infine, sono entrate pure le misure con gli interventi a supporto dell’ex Ilva di Taranto: come già si prospettava, il governo ha effettivamente stabilito di prevedere un nuovo finanziamento da 150 milioni per il gruppo siderurgico “per assicurare la continuità operativa”.

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