Ambiente

Coldiretti: “l’agrovoltaico non rubi spazio alle colture”

Mentre in Italia gli ambientalisti denunciano il continuo stallo delle rinnovabili, l’associazione di categoria degli agricoltori punta il dito contro il fotovoltaico a terra
Credit: pianetapsr.it
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27 marzo 2023 Aggiornato alle 07:00

In Italia, secondo Terna, ci sono 1,2 milioni di ettari di superficie agricola non utilizzata, eppure Coldiretti sembra mettersi di traverso allo sviluppo dell’agrovoltaico.

Nei giorni in cui Legambiente ha diffuso un report che parla di come nello Stivale le rinnovabili siano ancora sotto scacco di Regioni e Soprintendenze, con pochissimi nuovi impianti autorizzati nel 2022, l’associazione di categoria degli agricoltori si è espressa di fatto a sfavore del fotovoltaico a terra, indicando come in Italia ci sarebbero circa 100.000 ettari di terra arabile a rischio.

Il punto portato avanti da Coldiretti è relativo a un possibile eccessivo consumo di suolo da parte del fotovoltaico in maniera incompatibile con l’agricoltura.

Il presidente Ettore Prandini ha infatti affermato, in un incontro con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che è «necessario salvaguardare le campagne per garantire la sovranità alimentare nazionale fermando le speculazioni e il consumo di suolo con impianti fotovoltaici a terra che sono incompatibili con l’attività agricola».

«La Coldiretti - afferma Prandini - sostiene un modello di transizione energetica che vede le imprese agricole protagoniste, come a esempio con le comunità energetiche, gli impianti solari sui tetti e l’agrovoltaico sostenibile e sospeso da terra, che consentono di integrare il reddito degli agricoltori con la produzione energetica rinnovabile, con una ricaduta positiva sulle colture e sul territorio».

Ha però fatto intendere di essere contraria allo sviluppo dell’agrovoltaico che occupa i terreni, aggiungendo che bisogna anche considerare la produzione di crediti di carbonio da parte delle imprese agricole e la loro potenziale vendita ad altre aziende, in un’ottica di economia circolare e di sostenibilità del Paese», perché il cosiddetto carbon farming è «un’altra voce di reddito potenziale per gli agricoltori che deve essere resa disponibili attraverso scelte amministrative chiare e semplici».

Le preoccupazioni di Coldiretti sono soprattutto legate ad alcune regioni italiane, come la Puglia, dove il 75% degli impianti fotovoltaici è a terra, contro una media nazionale del 42%, e l’associazione teme che in zone come il Salento, ma anche la Sicilia per esempio, si possano avere effetti negativi sul consumo di suolo dovuti dall’espansione dei pannelli.

In sostanza, lì come altrove, l’agrovoltaico non deve rubare spazio alle colture, sostengono gli agricoltori.

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