Ambiente

Agrovoltaico: risorsa chiave per il futuro?

La Purdue University ritiene che coltivare un terreno su cui sono presenti pannelli solari ridurrà le emissioni negli States. I raccolti, però, saranno inferiori dell’8-10% rispetto a quelli senza impianti

Credit: Via rinnovabili.it
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17 novembre 2022 Aggiornato alle 07:00

In Italia si aspettano novità nel decreto Fer (relativo alle energie rinnovabili), con incentivi affinché l’agrovoltaico non sia più equiparato al fotovoltaico a terra e ai suoi limiti, in modo da avere finalmente corsie preferenziali e sblocchi autorizzativi. Il tutto contemporaneamente alla nascita dell’Associazione italiana agrovoltaico sostenibile per mettere insieme agricoltura e fotovoltaico.

Intanto dall’estero arrivano studi importanti che garantiscono i benefici di questa tecnica. Il Wall Street Journal cita una ricerca della americana Purdue University che ha verificato gli effetti di diverse configurazioni di pannelli solari sulle colture che crescono sotto di loro.

I ricercatori sostengono che la possibilità di coltivare sullo stesso terreno in cui sono in uso i pannelli solari non solo libererà terreni agricoli per molteplici usi simultanei, ma contribuirà anche alla riduzione delle emissioni negli Stati Uniti. Proprio negli Usa i terreni agricoli si sono contratti di quasi il 25% dagli anni Cinquanta, secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti: con la riduzione degli spazi, la sfida è scegliere se puntare su perimetri da destinare a pannelli fotovoltaici o coltivazioni.

Con la tecnica dell’agrovoltaico, però, si potrebbe ovviare a questo problema. Attualmente la capacità totale di energia solare del mondo legata a questo sistema è pari a circa 2,9 gigawatt (alla fine del 2020) ma secondo gli esperti crescerà fino a superare i 10 gigawatt entro il 2030. Sempre più pannelli sopraelevati garantiranno dunque ombra e microclima per crescere e preservare le colture: fattore che non è applicabile a tutte le coltivazioni, ma che per alcune può essere una soluzione ottimale.

Gli studi della Purdue University si stanno concentrando, per esempio, su mais e soia cresciuti in agrovoltaico: stanno testando varie configurazioni nella speranza di trovare quella ottimale per ogni coltura. Il programma dell’università utilizza pannelli sopraelevati che si muovono per far entrare più o meno luce solare sulle colture che crescono al di sotto e l’ateneo afferma che ci sono buone speranze per una crescita, anche se attualmente i raccolti delle colture di prova sono inferiori di circa l’8-10% a quelli che sarebbero senza gli impianti.

«Stiamo lavorando per eliminare questo scarto», ha affermato fiducioso Rakesh Agrawal, professore di ingegneria chimica alla Purdue. Si stima che in 3 o 4 anni il problema sarà risolto, sviluppando sistemi di agrovoltaico che serviranno ai coltivatori per ottenere buone rese ed energia.

Lo stesso stanno facendo anche in Spagna con il vino: il programma Winesolar punta, per esempio, a determinare il posizionamento ottimale dei pannelli solari per la crescita dell’uva nei vigneti. Progetti innovativi che finora però, dagli States all’Europa, hanno trovato una burocrazia lenta e l’opposizione di comitati Nimby: senza ostacoli, sostengono gli esperti, l’agrovoltaico potrà finalmente crescere in futuro più velocemente.

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