Culture

Rifugiati: 3 letture, oltre miti e bugie

La storia di un giornalista che per anni si finge un migrante clandestino, quella del piccolo Alan e dei tanti che non ce la fanno a sopravvivere alle traversate e un compendio per smontare falsi miti e fake news

35 milioni. Come la popolazione dell’Arabia Saudita, quasi quanto quella del Canada. Sono i rifugiati nel mondo, cittadini di un Paese che sono stati costretti a lasciare per cercare un luogo sicuro oltreconfine. In Italia sono 354,414, il 41% proveniente dall’Ucraina, dice l’ultimo rapporto dell’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Martedì 20 giugno, come ogni anno, si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, indetta dalle Nazioni Unite per commemorare l’approvazione nel 1951 della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte dell’Assemblea generale dell’Onu. Quest’anno l’Unhcr ha lanciato la campagna globale Hope Away From Home – Un mondo dove tutti i rifugiati siano inclusi, per “evidenziare l’importanza di soluzioni a lungo termine per i rifugiati e il potere dell’inclusione”.

Noi, invece, oggi vogliamo suggerirti 3 libri sui rifugiati: per conoscere davvero cosa significa dover lasciare il proprio Paese, a volte a rischio della vita, e per guardare dietro alle fake news e alla disinformazione.

Bilal, di Fabrizio Gatti, La nave di Teseo, 496 p., 19€

Quella di Gatti è una delle inchieste più celebri degli ultimi anni e uno dei libri imperdibili per chi vuole capire cosa significa davvero lasciare la propria vita per cercarne una migliore, rischiando tutto ciò che si ha, e spesso anche oltre quello. Per quattro anni, infatti, l’autore non è stato più, o non solo, un giornalista de L’Espresso ma Bilal, un migrante clandestino.

E proprio lungo le rotte dei migranti, dai camion che attraversano le sabbie del Sahara alle coste dell’Europa, fino all’inferno dei Cie e del caporalato, si è spostato Gatti/Bilal - che è da poco tornato in libreria con Nato sul confine, un libro che parla sempre di migrazioni, ma stavolta in forma di romanzo - per raccontare dall’interno cosa vuol dire “viaggiare, lavorare, morire da clandestini”. Un racconto intenso, appassionante come un romanzo ma tremendamente reale e, per questo, impossibile da ignorare.

Il bambino sulla spiaggia, di Tima Kurdi, Piemme, 288 p., 18,50€

Non c’è bisogno che ti diciamo chi è il bambino sulla spiaggia. Ci sono delle immagini che diventano simboli, a volte terribili ma potentissimi, e quella del piccolo Alan con la sua maglietta rossa è diventata il manifesto dell’inumana condizione a cui un occidente indifferente, quando non crudele, condanna milioni di persone.

Questo libro è la storia di come si è arrivati a scattare quella foto, ma non solo: scritto dalla zia del piccolo che ha perso la vita a soli 3 anni assieme ai genitori, è la storia di un’intera generazione di siriani costretti a scappare da “casa loro”. Di chi ce l’ha fatta, come Tina, che dal Canada osserva come la vita di chi è rimasto sia giorno dopo giorno più in pericolo, e di chi non ha avuto altra scelta se non consegnare sogni, speranze e futuro al mare, a quelle onde spietate e alle mani di quegli scafisti che contano numeri e soldi, non persone.

Rifugiati, di Carlotta Sami, Harper Collins, 160 p., 16€

Ci rubano il lavoro. Anzi, ci rubano tutto: sono dei criminali. Gli diamo 35€ al giorno e quelli non fanno niente, e hanno pure il cellulare. Hanno i soldi per partire, potrebbero prendere l’aereo. Dobbiamo aiutarli a casa loro, non c’è posto né ricchezza per loro. Tutti vogliono venire in Italia, ma non possiamo ospitare tutta l’Africa. Eccetera, eccetera, eccetera.

Di rifugiati parliamo tanto, ma spesso lo facciamo male. Luoghi comuni, fake news, disinformazione colpevole accompagnano il racconto delle migrazioni e lo soffocano sotto parole e discorsi mossi più da pregiudizi e interessi che dalla realtà. Per questo nel suo libro Calotta Sami, portavoce per l’Italia di Unhcr, parte dai dati e dalle storie di queste persone per smontare mito dopo mito, bugia dopo bugia.

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