Diritti

Salgono a 110 milioni le persone sfollate in tutto il mondo

Secondo il nuovo rapporto dell’Unhcr, le guerre in Ucraina e in Sudan, oltre alla crisi in Afghanistan, hanno costretto alla fuga milioni di persone, raggiungendo una cifra record
Sfax, Tunisia. Due persone migranti subsahariane vengono intercettate dalla Guardia nazionale tunisina al largo di Sfax. La regione, con i suoi 150 km di costa, è diventata di recente un importante snodo per chi tenta di attraversare il Mediterraneo imbarcandosi in un pericoloso viaggio per raggiungere l'Italia
Sfax, Tunisia. Due persone migranti subsahariane vengono intercettate dalla Guardia nazionale tunisina al largo di Sfax. La regione, con i suoi 150 km di costa, è diventata di recente un importante snodo per chi tenta di attraversare il Mediterraneo imbarcandosi in un pericoloso viaggio per raggiungere l'Italia Credit: Hasan Mrad/IMAGESLIVE via ZUMA Press Wire
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
15 giugno 2023 Aggiornato alle 08:00

La guerra in Ucraina, il conflitto in Sudan, la crisi in Afghanistan, gli sconvolgimenti causati dal clima: sono principalmente queste le ragioni che hanno costretto le persone a fuggire dalle proprie case nel 2022, portando il totale degli sfollati nel mondo a raggiungere un record mai registrato: 110 milioni.

Lo rivela il rapporto Global Trends in Forced Displacement 2022 che l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, ha lanciato in vista della Giornata mondiale del Rifugiato del 20 giugno.

Il report, che presenta gli ultimi dati sulle migrazioni forzate nel mondo, mostra che entro la fine del 2022 il numero di persone sfollate a causa di guerre, persecuzioni, violenze e violazioni dei diritti umani ha raggiunto la cifra record di 108,4 milioni, in aumento di 19,1 milioni rispetto all’anno precedente.

Questa tendenza a crescere dello sfollamento forzato globale non ha mostrato alcun segno di rallentamento nel 2023: lo scoppio del conflitto in Sudan, durato 8 settimane, ha innescato nuovi deflussi, spingendo il totale globale a circa 110 milioni entro maggio.

Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in una conferenza stampa a Ginevra ha dichiarato che «queste cifre ci dimostrano che alcune persone sono troppo avventate nel precipitarsi in un conflitto e troppo lente nel trovare soluzioni. La conseguenza è la devastazione, lo sfollamento e l’angoscia per ognuno dei milioni di persone sradicate con la forza dalle loro case». Su Twitter Grandi ha aggiunto che ci troviamo in un “mondo con troppe crisi, troppe poche soluzioni”.

Dei 110 milioni di sfollati totali, circa 35,3 milioni sono rifugiati, ovvero persone che hanno attraversato un confine internazionale in cerca di un asilo sicuro, mentre ben 62,5 milioni di persone sono sfollate nei loro Paesi d’origine a causa di conflitti e violenze: si tratta del 58%.

Secondo Al Jazeera, se i profughi forzati formassero un Paese, sarebbe il 14° più popolato al mondo. In passato il numero di rifugiati e di sfollati interni era rimasto stabile a 40 milioni per circa 20 anni, fino al conflitto in Siria nel 2011: da allora, le cifre non hanno fatto che aumentare anno dopo anno.

Il principale conflitto che nel 2022 ha costretto più persone a fuggire dalle proprie abitazioni è stato quello in Ucraina: il numero di rifugiati da questo Paese è salito dai 27.300 del 2021 ai 5,7 milioni alla fine del 2022, rappresentando quello che l’Unhcr definisce il più rapido deflusso di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale. Altri 5,9 milioni di ucraini, invece, erano sfollati all’interno del loro Paese. Oltre che dall’Ucraina, la maggior parte dei rifugiati e di coloro che hanno bisogno di protezione internazionale provengono da Siria e Afghanistan. I venezuelani che chiedono asilo all’estero, poi, sono quasi triplicati nel 2022: più di 2 nuovi richiedenti asilo su 5 a livello globale lo scorso anno provenivano dall’America Latina e dai Caraibi.

I dati del rapporto hanno anche confermato che, sia in base a misure economiche che in rapporto alla popolazione, sono ancora i Paesi a basso e medio reddito a ospitare la maggior parte degli sfollati. E non gli Stati ricchi. I 46 Paesi meno sviluppati, che rappresentano meno dell’1,3% del prodotto interno lordo globale, hanno ospitato più del 20% di tutti i rifugiati. «Vediamo sempre più una riluttanza da parte degli Stati ad aderire pienamente ai principi della Convenzione (dei rifugiati del 1951, ndr), anche degli Stati che l’hanno firmata», ha detto Grandi all’agenzia di stampa Reuters.

L’anno scorso i finanziamenti per le numerose situazioni di sfollamento e per il sostegno alle popolazioni ospitanti sono rimasti indietro rispetto alle necessità, e nel 2023 la situazione non cambierà. Eppure, spiega Grandi, «le persone di tutto il mondo continuano a mostrare una straordinaria ospitalità per i rifugiati, estendendo protezione e aiuto a chi ne ha bisogno. Ma è necessario un sostegno internazionale molto maggiore e una più equa condivisione delle responsabilità, soprattutto con i Paesi che ospitano la maggior parte degli sfollati del mondo». Sull‘accordo raggiunto dai ministri dell’Ue, la scorsa settimana, sulla condivisione della responsabilità per migranti e rifugiati, Grandi si è mostrato ottimista: «Siamo così felici che gli europei siano d’accordo su qualcosa».

Mentre il numero totale degli sfollati continua a crescere, il rapporto spiega che chi è stato costretto a fuggire non è condannati all’esilio, ma può tornare a casa, volontariamente e in sicurezza. Nel 2022 è accaduto a più di 339.000 rifugiati, rientrati in 38 Paesi e, anche se in calo rispetto all’anno precedente, ci sono stati significativi rientri volontari in Sud Sudan, Siria, Camerun e Costa d’Avorio. Una percentuale in crescita è quella degli apolidi, o di nazionalità indeterminata: alla fine del 2022, si stima che 4,4 milioni di persone in tutto il mondo lo fossero, il 2% in più rispetto alla fine del 2021.

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