Diritti

Ecco le nuove riforme Ue in materia di migranti

I ministri dell’Interno riuniti a Lussemburgo hanno deciso di rendere più severe le procedure di asilo e migrazione. Tra le misure, una multa di 20.000 euro a rifugiato per i Paesi membri che rifiutano di ospitarli
Credit: EPA/JULIEN WARNAND
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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9 giugno 2023 Aggiornato alle 16:00

Dopo 12 ore di negoziati, “per cercare di trovare un equilibrio tra solidarietà e responsabilità, il Consiglio ha raggiunto un accordo sulle nuove regole in materia di migrazione”.

Giovedì 8 maggio, a Lussemburgo, i 27 ministri e ministre dell’Interno dei Paesi membri dell’Unione europea hanno trovato un accordo sulle riforme alle leggi in materia di migrazione e asilo.

Ylva Johansson, commissaria europea per gli Affari Interni, l’ha definito un “passo estremamente significativo”, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha parlato di un “enorme traguardo” congratulandosi con la Svezia, che attualmente detiene la presidenza di turno dell’Ue.

Secondo il Consiglio Ue, il nuovo meccanismo di gestione e solidarietà AMMR (The asylum and migration management regulation, ovvero il regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione) è “semplice, intuibile e praticabile”. Eppure, non tutti concordano: la Germania premeva affinché le famiglie con bambini e i minori non accompagnati fossero esentati dalle nuove procedure di frontiera più severe. Ma non ha ottenuto niente del genere.

La sua ministra dell’Interno Nancy Faeser ha comunque definito l’accordo “un successo storico - per l’Unione europea, per una nuova politica migratoria basata sulla solidarietà e per la protezione dei diritti umani”, mentre la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha spiegato in una nota che “se avessimo potuto decidere da soli la riforma come governo federale, sarebbe stata diversa”.

Ricapitolando, in che cosa consiste il nuovo patto? “Il Consiglio ha raggiunto un accordo su due regolamenti fondamentali in materia di asilo e migrazione”, spiegano sul sito: quello “sulla procedura d’asilo (Apr)” e quello “sulla gestione dell’asilo e della migrazione (Ammr)”. Non l’intera riforma, quindi, che conta diverse misure ancora in corso di esame.

Prima di tutto, in base a un “compromesso dell’ultimo minuto”, spiega il Guardian, saranno gli Stati membri a dover determinare quali siano i Paesi “sicuri” per le persone migranti che verranno respinte perché non aventi diritto all’asilo, e a dimostrare una “connessione” con il Paese in cui verranno trasferite: questo punto conferirebbe molta “flessibilità” alla scelta della meta finale, perché potrebbe essere individuato un Paese terzo che non tutti i membri dell’Ue ritengono sicuro.

L’Italia sembra essere stata fondamentale in questo passaggio, perché avrebbe chiesto che la cosiddetta regola della “connessione”, che prevede un forte e duraturo legame con un Paese terzo, fosse attenuata. Questa decisione potrebbe consentire di trasferire i richiedenti asilo in uno dei Paesi di transizione in cui hanno “soggiornato” o in cui si sono “stabiliti” o dove risiedono dei familiari, secondo Politico, come per esempio la Tunisia.

È previsto anche un nuovo sistema che consentirà una redistribuzione dei migranti in tutta l’Unione europea e punta a rafforzare la responsabilità a carico dei Paesi di primo ingresso: rimane in vigore il regolamento di Dublino, ma il periodo in cui uno Stato ha la responsabilità dei migranti passa da 12 a 24 mesi.

L’accordo non prevede ricollocamenti obbligatori, ma un contributo finanziario: i Paesi che non vorranno accettare i richiedenti asilo dovranno pagare una quota fino a 20.000 euro per migrante che andrà a finire in un fondo gestito da Bruxelles per sostenere coloro che cercano protezione.

Inoltre, l’esame di alcune domande di asilo, quelle provenienti da determinati Paesi, dovrà avvenire alla frontiera e il processo dovrà concludersi entro 12 settimane. Questa decisione vuole facilitare il rimpatrio di chi viene respinto, che però dovrà avvenire in base ai cosiddetti “Paesi sicuri” e consentirebbe ai Paesi di interrompere l’elaborazione delle domande al confine se ne raggiungono un certo limite.

All’Ansa il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi ha dichiarato che «l’Ue si doterà di una capacità di gestione fissata a 30.000 “posti” con un coefficiente di moltiplicazione progressivo di 2 3 e 4 nell’arco di tre anni. A contare non è il migrante singolo ma il “posto” e siccome la domanda di richiesta asilo dovrà essere evasa entro 12 settimane si calcola che il primo anno il tetto sarà di 60.000 persone, poi 90.000 e infine 120.000. Il tutto ripartito tra i 27 sulla base di Pil e popolazione».

Bulgaria, Lituania, Malta e Slovacchia si sono astenute, mentre Ungheria e Polonia si sono opposte. La Germania, l’Irlanda, il Lussemburgo e il Portogallo hanno dichiarato che continueranno a insistere per modificare l’intera legislazione ed escludere i bambini e i minori non accompagnati dalle nuove regole. Viktor Orbán, il premier ungherese, ha scritto su Facebook che “Bruxelles abusa del suo potere. Vogliono ricollocare i migranti in Ungheria con la forza. Questo è inaccettabile”.

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