Diritti

Perché “i migranti non vengono in aereo?”

Passaporti deboli, visti impossibili, accessi negati: per chi proviene dai Paesi a basso reddito, le rotte illegali e potenzialmente mortali sono l’unica possibilità
Credit: Felipe Dana/AP
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
10 marzo 2023 Aggiornato alle 20:00

“Ai ca***ni che mi scrivono “tu che ne sai dei disperati?”, rispondo: Sei disperato? Invece di spendere 3000€ in barconi, parti in aereo con la famiglia e con i documenti in regola e arrivi qui senza rischi!!! E basta scuse buoniste!!!”

Questo tweet del 27 febbraio, pubblicato a poche ore dal naufragio che è costato la vita a 72 persone, tra cui 18 (e non “alcuni”) bambini, e un numero di dispersi compreso tra i 27 e i 47, ha 1250 like. E, soprattutto, non è un caso isolato.

Dopo ogni tragedia in cui il mare inghiotte vite con l’unica colpa di cercare un futuro migliore, ma più in generale ogni volta che si parla della rotta migratoria mediterranea, riecheggia una domanda che rafforza il frame colpevolizzante e sposta la responsabilità di quelle morti da chi non ha fatto in modo che quelle vit venissero salvate - o, al limite, da chi ha reso “casa loro” un inferno da cui scappare a rischio della vita e da chi lucra sulla loro disperazione - alle vittime: “ma se hanno i soldi per pagare gli scafisti perché non prendono semplicemente un aereo?”.

Forse sembrerà inconcepibile a chi, abituato a girare l’Europa solo con la carta di identità o a spostarsi ovunque nel mondo grazie a passaporti e visti turistici, ma la libera circolazione delle persone non è dappertutto così libera.

La risposta semplice a questa domanda, quindi, è: perché non possono. Ma si tratta di una risposta che, di semplice, non ha proprio niente. Vale la pena ricordare ancora una volta perché.

I passaporti non sono tutti uguali

Nascere in un luogo piuttosto che in un altro influenza anche i luoghi verso cui è possibile spostarsi facilmente. Non tutti i passaporti, infatti, sono ugualmente “potenti”, come mostra l’Hexley Passport Index: a seconda del Paese di emissione, i cittadini possono viaggiare senza dover ottenere un visto in anticipo verso un numero di destinazioni che varia sensibilmente.

Così, a esempio, i giapponesi (al primo posto della classifica 2023 dei passaporti più “forti”) possono viaggiare verso 193 destinazioni, i cittadini di Singapore verso 192 e i tedeschi verso 190. L’Italia, con 189 destinazioni, si posiziona al 4 posto.

Come avevamo spiegato in un articolo dedicato ai passaporti mondiali, ben diversa è la situazione dei Paesi che chiudono la classifica: sono solo 40 le destinazioni possibili per i cittadini della Corea del Nord, e ancora meno quelle di Nepal e Palestina (38).

Ma queste non sono le situazioni più critiche: “i cittadini somali possono accedere a 35 destinazioni, quelli dello Yemen a 34, mentre i pakistani a 32. Chiudono la classifica dell’Henley Passport Index Siria, Iraq e Afghanistan, i cui passaporti consentono ai loro titolari l’ingresso rispettivamente a 30, 29 e 27 Paesi”.

Visti mai visti

Per chi deve ottenere un visto, la situazione si fa molto più complicata. Per chi proviene da Paesi extra-Ue a basso reddito, infatti, entrare nella “Fortezza Europa” dalla porta principale è un’utopia.

Ottenere un visto, concesso a discrezione del Paese a cui viene richiesto, è costoso e complicato e, spesso, praticamente impossibile.

I visti, inoltre, sono previsti solo per motivi specifici (investimenti, lavori altamente specializzati o turismo, a esempio) ma non è prevista una tipologia dedicata ai richiedenti asilo: la domanda, infatti, può essere fatta solo una volta arrivati.

La direttiva UE Carrier Sanctions Directive 2001/51/EC, impone sanzioni alle compagnie aeree che trasportano passeggeri senza documenti di viaggio validi, con multe fino a 500,000 euro e costi del viaggio di ritorno dei passeggeri respinti a carico della compagnia.

L’articolo 3 della direttiva, però, dichiara la direttiva deve essere applicata “fatti salvi gli obblighi derivanti dalla Convenzione di Ginevra del 1951”, tra cui il divieto di respingimenti. La direttiva, quindi, non dovrebbe impedire ai richiedenti asilo di spostarsi, ma di fatto lo fa. E se arrivare legalmente è impossibile, quali possibilità rimangono se non tentare la sorte in mare?

“È inutile che ci si prenda in giro dicendo ‘perché non prendono l’aereo visto che hanno tutti questi soldi’, perché il visto d’ingresso non glielo danno,” spiegava a Vice Marco Paggi, avvocato e socio dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI). “Un visto d’ingresso Schengen—quello per turismo, per intenderci—è a concessione altamente discrezionale. Se una persona non rende altamente verosimile l’intento di un soggiorno turistico in Italia o in un altro paese dello spazio Schengen, il visto non l’avrà”.

Il visto, infatti, può essere rifiutato per “rischio migratorio”. Indovina a quali persone viene negato: esatto, a chi non ha un lavoro o un reddito sufficiente a giustificare un viaggio verso l’Occidente del benessere, anche quando questo viaggio è per visitare parenti, magari in occasione di momenti particolari come matrimoni o, addirittura, funerali.

In alcuni casi, inoltre, per ottenere il visto turistico è necessaria una “lettera d’invito” da parte di un cittadino del Paese che si intende visitare, che si fa garante per il richiedente. Una condizione spesso impossibile da soddisfare, che è necessaria ma non sufficiente a garantire la concessione del visto, che anche in presenza di questo documento può essere negato.

“Casa loro”

Fin qui abbiamo dato per scontato che chi vuole lasciare il proprio Paese abbia i documenti in regola e possa tentare - quasi sempre fallendo - di migrare legalmente.

Anche in questo caso, però, la situazione è più complicata: molti rifugiati non hanno o non hanno mai avuto un documento, figuriamoci un visto. Senza considerare che ambasciate e consolati chiudono nei Paesi in guerra o che, nel caso di conflitti, spesso le richieste ricevute sono così numerose che non c’è la capacità materiale di processarle tutte.

Prima di domandarci perché questi colpevoli ignoranti non si siedano su un comodo volo di linea low cost con cui noi andiamo a Ibiza per il week-end, dovremmo fermarci a pensare a qual è la “casa” da cui scappano, quella in cui vorremo tanto aiutarli. Lì, non qui.

I migranti l’aereo lo prendono già

Abbiamo detto che i migranti non possono prendere l’aereo, ma questo non è del tutto esatto. La verità è che alcuni migranti non possono prendere l’aereo e sono quindi costretti ad affidarsi alle rotte illegali e pericolose, non solo quella del mare – che nella nostra narrazione fatta di barconi e scafisti è l’unica esistente – ma anche quelle di terra, come quella balcanica.

I rifugiati che arrivano attraverso questi canali, però, non sono che una percentuale minoritaria: la maggior parte dei migranti, infatti, arriva proprio in aereo, o con documenti falsi o con un regolare visto turistico e poi rimane nel Paese oltre la scadenza. Nel 2005, secondo i dati del Ministero dell’Interno, gli overstayer costituivano addirittura il 75% delle persone “irregolari” in Italia, mentre il 15% era arrivato via terra e solo il 10% via mare.

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