Diritti

Chi è responsabile del naufragio di Crotone?

Mentre si apre la camera ardente delle vittime, il ministro dell’Interno Piantedosi dice che si prenderà le sue responsabilità se la colpa sarà «della debolezza del Viminale»
Dettaglio del flash-mob del 28 febbraio davanti Palazzo Chigi, per ricordare i migranti morti nel naufragio di Crotone
Dettaglio del flash-mob del 28 febbraio davanti Palazzo Chigi, per ricordare i migranti morti nel naufragio di Crotone Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
1 marzo 2023 Aggiornato alle 18:00

Poche ore fa, sopra il pavimento in legno del palazzetto dello sport PalaMilone, non distante dal centro di Crotone, sono state adagiate le bare dei 67 migranti morti nel naufragio avvenuto domenica mattina nelle acque del mar Mediterraneo.

La camera ardente si è aperta con le preghiere dell’iman della moschea di Cutro, Mustafa Achik, e del vescovo di Crotone, Angelo Raffaele Panzetta. A mezz’ora di macchina c’è il litorale di Steccato di Cutro, dove i corpi senza vita sono stati restituiti dalle onde del mare che si infrangono sulla spiaggia calabrese. Quella mattina era difficile distinguere i sopravvissuti dai morti annegati in quello che è stato definito il peggiore naufragio sulle coste italiane dal 2013, quando a poche miglia dal porto di Lampedusa un barcone naufragò al largo dell’isola causando la morte di 368 persone di origine eritrea ed etiope.

Le attività di ricerca delle persone ancora disperse continuano senza sosta. Al lavoro, oltre alle squadre via terra e mare, anche mezzi aerei e droni. Si teme che il bilancio delle vittime, che comprende anche una ventina di bambini, possa arrivare a più di un centinaio: dicono che a partire da Smirne, in Turchia, potrebbero essere stati in 180. L’imbarcazione in legno potrebbe essersi spezzata per aver colpito uno scoglio mentre le onde si facevano sempre più alte. Le persone che sono cadute in acqua provenivano principalmente da Afghanistan, Iran e Pakistan.

Secondo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha parlato il giorno della tragedia, al termine del vertice nella prefettura di Crotone, «la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vita dei propri figli». Le opposizioni lo hanno accusato di disumanità, ma in un’intervista il ministro ha replicato: «I nostri sono fatti, e non dichiarazioni ipocrite, con cui intendiamo fare il possibile per fermare le partenze ed evitare altre tragedie».

Questa, però, poteva essere scongiurata quando l’imbarcazione è stata localizzata la sera prima del naufragio, ancora intatta. Un aereo di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, l’avrebbe avvistata alle 22:30 di sabato, secondo un comunicato stampa della Guardia di Finanza. E, 16 ore prima, la Guardia Costiera italiana aveva diramato un allarme, ma senza fornire le coordinate esatte: per questo le 2 imbarcazioni delle fiamme gialle uscite in mare per soccorrere i naufraghi sono rientrate senza averli individuati. È stato un pescatore di Cutro, prima dell’alba, a scorgere il peschereccio distrutto e circondato da decine di corpi che galleggiavano nel buio.

Perché non sono intervenuti i mezzi della Guardia Costiera? E perché l’operazione di ricerca è stata trattata come un’operazione di polizia e non di soccorso in mare? Lo chiedono le deputate e i deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, che hanno depositato un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministro Piantedosi per ricostruire al meglio i fatti di Crotone.

Oggi, in audizione in Commissione Affari Costituzionali alla Camera, Piantedosi ha dato la responsabilità a Frontex, che non avrebbe «segnalato una situazione di pericolo o distress a bordo, indicando la presenza di una persona sopra coperta e di altre sotto coperta e una buona galleggiabilità dell’imbarcazione». Il Governo, ha detto, «ha dimostrato con i fatti qual è la considerazione che ha sul tema della disperazione che genera la migrazione». Poi ha dichiarato: «Se la tragedia si fosse verificata per una debolezza del mio ministero mi assumerò le mie responsabilità».

Nei giorni scorsi il ministro ha annunciato un piano immigrazione per definire «degli interventi di natura normativa» sui migranti e «proseguire sul rafforzamento dei canali legali di ingresso». Meno di una settimana fa, il Senato ha approvato definitivamente il Decreto Ong sui flussi migratori, convertendo in legge una norma che vuole regolamentare l’azione delle navi umanitarie nel Mediterraneo, introducendo pesanti sanzioni per chi non rispetta le regole.

Secondo la relazione annuale dell’intelligence italiana Sulla politica dell’informazione per la sicurezza, presentata ieri al Parlamento, la presenza delle Ong faciliterebbe il lavoro dei trafficanti di esseri umani: il sottosegretario Alfredo Mantovano ha definito un elemento «oggettivo che non comporta considerazioni etiche sulle Ong» il fatto che «se piazzo navi al limite delle acque territoriali aumento la probabilità che barchini di fortuna partano dalla terraferma nella certezza di incontrare queste navi».

Le attività delle Ong, «spesso pubblicizzate sui social network» quale «garanzia di maggiore sicurezza del viaggio verso l’Europa», rappresenterebbero un vantaggio per i trafficanti. Bisognerebbe chiederlo ai 2 scafisti arrestati 2 giorni fa con l’accusa di avere guidato l’imbarcazione naufragata a Steccato di Cutro, per cui il gip del Tribunale di Crotone ha convalidato il fermo.

Ma realtà come l’Oim, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite, hanno sempre negato questa correlazione. Ed esclude questo pull factor (la combinazione di fattori economici, politici e sociali che inducono la migrazione verso un determinato Paese) anche lo studio condotto dai ricercatori Matteo Villa dell’Ispi ed Eugenio Cusimano, della Leiden University nei Paesi Bassi: dopo aver esaminato i flussi migratori mensili dalla Libia all’Italia tra il 2014 e il 2019, non hanno trovato “alcuna relazione tra la presenza delle Ong in mare e il numero di migranti che lasciano le coste libiche”.

Sarebbero, tra gli altri fattori, le buone condizioni meteo a spingere le persone a partire.

Leggi anche
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con i ministri Matteo Piantedosi (S) e Giuseppe Valditara (C) durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo nell'aula del Senato, Roma, 14 dicembre 2022.
Politica italiana
di Chiara Manetti 4 min lettura
Politica italiana
di Giunio Panarelli 2 min lettura