Diritti

Cutro: in arrivo misure più dure contro gli sbarchi

Questo pomeriggio, nel comune crotonese in cui il 26 febbraio si è verificato il naufragio costato la vita a 70 persone, si terrà il Consiglio dei ministri. Al centro, il dossier migranti
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi durante l'informativa al Senato sul naufragio di una imbarcazione di migranti al largo delle coste di Steccato di Cutro, Roma, 07 marzo 2023
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi durante l'informativa al Senato sul naufragio di una imbarcazione di migranti al largo delle coste di Steccato di Cutro, Roma, 07 marzo 2023 Credit: ANSA/ANGELO CARCONI
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
9 marzo 2023 Aggiornato alle 08:00

Saranno passati oltre 10 giorni dal naufragio di Cutro quando, oggi pomeriggio, il Consiglio dei ministri si riunirà nella sala consiliare del comune crotonese. In questa sede, e nel Consiglio europeo di marzo a Bruxelles, «il governo italiano continuerà la sua battaglia per fermare i trafficanti di esseri umani e le morti in mare», ha scritto nei giorni scorsi sui social Giorgia Meloni.

La Premier si è complimentata con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dopo la sua parziale ricostruzione alla Camera e al Senato dei fatti accaduti nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, in cui ha ribadito che «da Frontex non è arrivata nessuna richiesta» - l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera continua a negare questa versione -. Secondo Meloni «l’esposizione puntuale dei fatti» esprime «con chiarezza» che Guardia costiera e Guardia di Finanza «hanno operato con correttezza». La responsabilità del naufragio, ha scritto, è del «comportamento criminale degli scafisti».

Ce ne sarebbero stati cinque, in questo caso, secondo chi indaga: uno, un trentenne di nazionalità turca, sarebbe tra le vittime del naufragio; un altro sarebbe stato rintracciato e arrestato in Austria.

Gli altri presunti scafisti sarebbero già stati arrestati dopo il naufragio costato la vita a 70 persone. Ma il bilancio potrebbe ancora crescere.

Le salme, dopo una decisione improvvisa del Viminale che ha colto di sorpresa le famiglie delle vittime, avrebbero dovuto essere trasferite al cimitero musulmano di Bologna nella giornata di ieri.

Ma i parenti, che hanno chiesto qualche giorno in più per avere la possibilità di avviare le pratiche per il trasferimento nei loro Paesi di origine - Afghanistan, Siria e Pakistan - hanno organizzato un sit-in di protesta davanti al Palamilone, dove si è svolta la camera ardente.

Secondo il Governo la responsabilità della tragedia che ha coinvolto l’imbarcazione partita da Smirne, in Turchia, sarebbe di “trafficanti” e “scafisti”, intesi come coloro che guidano le imbarcazioni con a bordo i migranti senza visto, che spesso sono a loro volta migranti a cui è stato impedito l’ingresso in Europa, come spiega un rapporto realizzato da varie associazioni che si occupano di migrazione.

Per questo, tra le misure che verranno discusse nel Consiglio dei ministri, ci sarà l’inasprimento delle pene per i cosiddetti trafficanti di esseri umani, con la probabile introduzione dell’aggravante in caso di naufragio e di vittime. Una linea adottata anche dopo l’incontro tra Meloni e il vicepremier e leader leghista Matteo Salvini, responsabile dei decreti sicurezza adottati in precedenza. Attualmente il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina prevede pene da 1 a 5 anni e 15.000 euro di multa.

Ma nel Cdm di oggi pomeriggio si parlerà anche di nuovi corridoi umanitari, soprattutto dopo la lettera della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in risposta a quella inviata da Meloni alle istituzioni europee all’indomani della tragedia di Cutro.

Come riporta Euractiv, il portale d’informazione online sull’Unione europea, von der Leyen ha scritto che “il lavoro svolto dall’Italia e da altri per offrire percorsi sicuri e legali alle persone vulnerabili attraverso i corridoi umanitari dà un contributo fondamentale”.

La migrazione “richiede una soluzione europea” e per questo Bruxelles ha promesso un maggiore coordinamento nelle attività di salvataggio e recupero, oltre a 500 milioni di euro in due anni “per il reinsediamento e corridoi umanitari fino al 2025 offrendo sostegno al reinsediamento di circa 50.000 persone”.

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