Economia

Italia: oltre 23.000 le imprese zombie

Sono le aziende in difficoltà finanziaria, a rischio indebitamento: nel 2021 la Lombardia ne contava 5.398, il Lazio 3.354
Credit: Anna Shvets
Tempo di lettura 4 min lettura
11 maggio 2023 Aggiornato alle 19:00

Cosa sono le imprese “zombie”? Viene definita così un’azienda in forte difficoltà finanziaria, con un’alta incidenza di indebitamento e incapacità di ripagare gli interessi attraverso i propri utili. Più alto è il numero di imprese di questo genere, maggiori sono i risvolti negativi per il Paese. Tra questi, per esempio, i capitali allocati potrebbero garantire rendimenti più alti e una maggiore produttività altrove; le imprese sane potrebbero essere escluse dall’accesso al credito; si potrebbe stagnare la produttività e disincentivare l’ingresso di nuovi operatori; aumenterebbe il costo del denaro e ci sarebbe una maggiore esposizione del sistema a trasmissione shock finanziari.

Nel 2021, le zombie in Italia erano 23.263, numero quasi dimezzato rispetto al 2020 (40.218). Nonostante la pandemia e la guerra tra Russia e Ucraina, i rincari energetici, l’inflazione galoppante e il rialzo dei tassi di interesse hanno ridotto i problemi di liquidità. Le procedure gravi delle imprese italiane zombie, infatti, sono vicine ai minimi storici. A fine 2022, la percentuale di chi si trovava in condizioni economiche preoccupanti è diminuita del 20,3% rispetto all’anno precedente. La scia positiva non si arresta da ben 5 trimestri consecutivi (il dato è aggiornato all’ultimo trimestre dello scorso anno), con livelli ampiamente inferiori al periodo pre-Covid (-35,4% rispetto al 2019).

Tuttavia, l’Italia è uno dei Paesi Ocse a più alta incidenza di imprese zombie: dopo la crisi del 2012, le aziende attive nel nostro sistema produttivo sono calate a causa di 3 fattori determinanti: maggiore selezione nell’accesso al credito, uscita dal mercato delle imprese più fragili e miglioramento della capitalizzazione. A distanza di 10 anni, il Covid-19 ha creato una nuova ondata di imprese a rischio. Molti default sono stati evitati dalle misure di sostegno messe in campo a livello nazionale ed europeo: l’estensione del Fondo di Garanzia, le agevolazioni e i ristori, la moratoria sui prestiti e le politiche monetarie e creditizie accomodanti.

Tra il 2019-2021 c’è stato un via vai di imprese nel perimetro delle zombie. Nel 2019 erano 6.361 (il 22,6%) quelle uscite dal mercato dopo una procedura grave (2.865) o non più attive (3.496) e più di 1 su 4 (7.474, il 26,6%) si è trovata nel 2021 nella stessa condizione. Con la diffusione della pandemia, lo scenario ha subito una sterzata negativa: nel 2020 il numero complessivo ha raggiunto oltre i 40.000 (anche per effetto di un numero elevato di nuove imprese: 26.685). Parallelamente, nello stesso anno, più della metà delle aziende del 2019 erano sanate (14.566) e nel 2021 la ripresa economica ne ha “spazzate via” 27.763.

Moda, mezzi di trasporto e costruzioni sono stati, nel 2019, i settori con il maggior tasso di uscita. In 7 comparti, 1 impresa su 3 rientrava tra le zombie: agricoltura (35,7%), largo consumo (33,1%), mezzi di trasporto (31,7%), chimica e farmaceutica (31,6%), elettrotecnica e informatica (31,3%), carburanti, energia e utility (31,1%) e costruzioni (30,3%).

Facendo un balzo in avanti di 2 anni (2021), la percentuale di imprese con forti difficoltà economiche si è ridotta: nei servizi finanziari e assicurativi (-41,9%), nell’informazione, comunicazione e intrattenimento (-34,7%), nel settore dei metalli e della loro lavorazione (-33,7%), nell’agricoltura, allevamento e prima trasformazione (-26%), distribuzione (-25,2%) e mezzi di trasporto (25%). Bisogna rimanere al Centro-Nord per individuare le Regioni con il maggior numero di imprese zombie nel 2021: al primo posto Lombardia (5.398), seguita da Lazio (3.354) e Veneto (1.863).

Se da una parte si è registrato un calo del numero di imprese in forte difficoltà economiche tra il 2019 e il 2021, dall’altra la somma dei debiti è aumentata (130,4 miliardi del 2021 contro i 128,6 miliardi del 2019), con un indebitamento medio lievitato di 1 miliardo di euro (da 4,6 miliardi a 5,6 miliardi). Chi ha fatto ricorso al Fdg (Fondo di Garanzia) ha avuto una maggiore propensione al risanamento. Delle 8.102 finanziate dal Fondo, 7 su 10 erano sanate mentre il 3 su 10 si trovavano in procedura, fuori dai radar o ancora zombie. Al contrario, delle 19.997 non finanziate dal Fdg, il 56,9% era in procedura, fuori dai radar o ancora zombie e il 43,1% sanata.

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