Economia

Congedo parentale: come funziona nei Paesi Ocse

Le differenze territoriali sono tante. Mentre il congedo di maternità esiste nella maggior parte degli Stati, quello di paternità non è sempre previsto. E quando c’è ha una durata minore
Credit: Tatiana Syrikova/ Unsplash
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21 gennaio 2023 Aggiornato alle 10:00

Il congedo parentale è uno strumento fondamentale per la società odierna e seppur in modi diversi è al centro delle politiche familiari della maggior parte dei Paesi appartenenti all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).

Si tratta di un periodo di astensione facoltativa dal lavoro, retribuito e fruibile da entrambi i genitori per prendersi cura del proprio figlio nei suoi primi anni di vita.

Da non confondersi con il congedo di paternità e di maternità che, invece, riguarda l’uno o l’altro genitore e che solitamente è obbligatorio.

Ma com’è la situazione nei Paesi Ocse per quanto riguarda tutti questi congedi? Le politiche familiari sono diverse a seconda dei territori, ma attraverso il Family Database Oecd possiamo avere qualche informazione in più.

Stando ai dati, ad aprile 2022 in tutti a eccezione degli Stati Uniti, è previsto il congedo di maternità retribuito, ma differenze notevoli si hanno per quanto riguarda la lunghezza e la retribuzione. La durata media è di 18,5 settimane, con la Grecia al primo posto (43 settimane) e il Portogallo fanalino di coda (5 settimane).

Situazione diversa, invece, per il congedo di paternità, che non è sempre previsto nei Paesi Ocse. Assente in Islanda, Nuova Zelanda Norvegia, Canada, Israele e Giappone, anche quando c’è la durata è nettamente inferiore rispetto al congedo di maternità.

Al primo posto si posiziona la Spagna, con 16 settimane, mentre al secondo, con enorme distacco, il Portogallo, con 5.

La differenza tra congedo di paternità e di maternità si riflette anche nelle coppie omogenitoriali, visto che quelle formate da due genitori di sesso femminile hanno accesso a maggiori diritti rispetto a quelle di genitori di sesso maschile.

Questi ultimi possono beneficiare del congedo in 14 Paesi Ocse senza adozione e in 9 attraverso l’adozione, due genitori femmine possono, invece, in 25 Paesi, indipendentemente dall’adozione.

Oltre al congedo di paternità e maternità, i membri dell’Ocse, a eccezione di Colombia, Costa Rica, Israele, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Spagna, Svizzera, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti, forniscono anche un congedo per l’assistenza domiciliare, che unito al congedo parentale ha in media una durata di 39 settimane. Qui al primo posto troviamo la Finlandia con ben 143,5 settimane.

La situazione è diversa per quanto riguarda il congedo parentale retribuito. Negli ultimi anni in alcuni Paesi a causa del bassissimo tasso di natalità sono state introdotte delle misure volte al rialzo della curva delle nascite. È il caso della Corea del Sud, che da quest’anno aumenterà il congedo parentale a 18 mesi.

Il congedo parentale è utilizzabile sia dalle madri sia dai padri in maniera condivisa, ma a farne un uso maggiore sono sicuramente le donne.

I motivi di questa tendenza sono prima di tutto culturali, visto che la società odierna è ancora legata ai tradizionali ruoli di genere che vedono la madre ad accudire il bambino e il padre a lavorare.

Un altro aspetto determinante è poi quello economico: a causa del gender gap molto spesso accade che gli uomini guadagnino più delle donne e l’esigenza di intaccare il meno possibile il reddito familiare spinge meno padri a utilizzasse il congedo.

A dirlo sono soprattutto i dati, che testimoniano come questi ultimi siano decisamente meno propensi a beneficiare del congedo parentale. La situazione è molto evidente in Australia, Repubblica Ceca, Polonia e Nuova Zelanda, dove il congedo è usufruito in misura davvero minima dagli uomini. In alcuni Paesi come accade Lussemburgo, Islanda, Svezia, Danimarca, Norvegia e Portogallo la situazione è più equilibrata.

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