Diritti

Usa: l’abolizione dei debiti studenteschi al vaglio della Corte Suprema

Il piano di cancellazione dei debiti del Governo Biden, cavallo di battaglia della campagna elettorale del 2020, rischia di essere dichiarato incostituzionale
Student debt relief advocates gather outside the Supreme Court on Capitol Hill in Washington
Student debt relief advocates gather outside the Supreme Court on Capitol Hill in Washington Credit: AP Photo/Patrick Semansky
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
6 marzo 2023 Aggiornato alle 15:00

Centinaia di manifestanti, tra i quali tanti studenti universitari, martedì 28 febbraio hanno sventolato cartelli e intonato slogan davanti ai cancelli della Corte Suprema per appoggiare la proposta di Biden di abolire 400 miliardi di dollari di debito per i prestiti studenteschi.

Erano lì dal lunedì sera, avvolti negli impermeabili colorati, sotto la pioggia caduta a intermittenza.

Le tasse universitarie negli Stati Uniti sono stabilite autonomamente dalle singole università e negli atenei di maggior prestigio possono arrivare anche a 60.000 dollari annuali. Come se non bastasse negli ultimi decenni hanno mostrato un andamento molto superiore all’inflazione.

Per sostenere questi costi gli studenti si affidano agli istituti bancari, contraendo debiti con tassi alle stelle che sperano di essere in grado di ripagare nel corso della propria carriera lavorativa.

A oggi, secondo i dati forniti dalla Casa Bianca, circa 40 milioni di laureati si trovano a sostenere il peso del proprio debito studentesco e non solo nel periodo post laurea, ma anche a distanza di 20 o 30 anni. Un conto da pagare che per uno studente americano medio si aggira intorno ai 20.000 dollari, destinati a crescere in base ai tassi di mercato.

Il debito complessivo equivale al Pil italiano: 1.600 miliardi di dollari, una fetta consistenza dell’economia statunitense, circa il 10% del totale.

Occorre ricordare che alcuni anni fa, in campagna elettorale lo stesso Joe Biden aveva fatto leva proprio sull’eliminazione del debito studentesco fino a un tetto massimo di 50.000 dollari pro capite.

A seguito di quelle dichiarazioni ad agosto 2022 il presidente aveva finalmente annunciato un piano per condonare 10.000 dollari in prestiti studenteschi federali per i mutuatari che guadagnino meno di 125.000 dollari all’anno o abbiano un reddito familiare inferiore a 250.000 dollari.

Oltre ai costi per condonare il debito, il Cbo (Congressional Budget Office), un’agenzia apolitica che calcola i costi delle entrate federali e dei piani di spesa per il Congresso americano, ha stimato che il costo della pausa proposta dal presidente Usa sui pagamenti dei prestiti studenteschi da settembre a dicembre 2022 ammonterà complessivamente a 20 miliardi di dollari.

Sul discusso piano di Biden si è espresso in modo sfavorevole il Committee for a Responsible Federal Budget (Comitato per un bilancio federale responsabile), un think tank che ha previsto una spesa ulteriore di 120 miliardi.

Alla luce di queste stime non c’è voluto molto perché 6 Stati guidati dai repubblicani (Nebraska, Missouri, Arkansas, Iowa, Kansas e South Carolina) si opponessero al programma per vie legali, sostenendo che cancellare circa 430 miliardi di debito dei prestiti studenteschi federali vada oltre la sfera di competenze del governo Biden.

Una misura sostanzialmente illegale quindi, avvallata in un primo momento con il pretesto delle difficoltà economiche causate dalla pandemia.

Così adesso il caso è giunto all’attenzione della Corte Suprema e considerata la prevalenza conservatrice della rosa attuale dei membri (6 contro 3 progressisti), è molto probabile che il piano Biden venga miseramente affossato e dichiarato incostituzionale.

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