Paesi Bassi: 1,5 miliardi per chiudere le imprese agricole inquinanti
I Paesi Bassi hanno un problema con l’inquinamento da azoto: stando ai dati Eurostat, l’Olanda è il primo Paese europeo per input di azoto per ettaro. Questo elemento viene utilizzato sia per l’agricoltura che per gli allevamenti intensivi: è una sostanza molto importante ma quando in eccesso può provocare gravi danni ambientali.
Il biossido di azoto è fortemente inquinante e, inoltre, è estremamente dannoso per la salute umana; anche il monossido di azoto e il protossido di azoto contribuiscono allo smog, alle piogge acide e al riscaldamento globale.
Insomma, un vero e proprio problema da affrontare, soprattutto perché l’Olanda è il primo Paese europeo per allevamenti intensivi e per l’esportazione di carne, secondo al mondo dopo solamente gli Stati Uniti.
Per tentare di risolvere la situazione, il Governo aveva imposto la chiusura degli allevamenti e delle aziende agricole più inquinanti e la riduzione di almeno il 30% del bestiame da qui al 2030, per cercare di ridurre le emissioni di azoto di almeno il 50%.
Sin da subito non sono mancate le polemiche da parte di allevatori e agricoltori, generando un malcontento che ha raggiunto l’apice con la sconfitta della coalizione di centro-destra di Mark Rutte, Primo Ministro dei Paesi Bassi, alle elezioni regionali dello scorso marzo. L’Unione europea ha approvato il piano olandese: 1,5 miliardi di euro saranno utilizzati per risarcire gli agricoltori che decideranno di chiudere volontariamente le aziende disposte vicino alle riserve naturali.
Non solo azoto: il Governo ha varato un piano di oltre 28 miliardi per cercare di raggiungere tutti gli obiettivi climatici entro il 2030: «i Paesi Bassi hanno mancato per anni i loro obiettivi climatici», ha dichiarato il ministro del Clima Rob Jetten.
Tutto è partito dalla Ong olandese Urgenda, in rappresentanza di circa 900 cittadini, che ha deciso di portare in tribunale il Governo con l’accusa di “inazione climatica”: la Corte Suprema dei Paesi Bassi ha confermato la sentenza nel 2019, obbligando il Governo a fare di più.
Proprio per questo, il Ministro Jetten ha presentato un piano che prevede circa 120 misure, con l’obiettivo di ridurre almeno del 55% le emissioni di gas serra, entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Tra i provvedimenti: l’isolamento termico delle abitazioni per le famiglie con redditi bassi, l’acquisto di veicoli elettrici (anche di seconda mano), la costruzione di piccoli reattori nucleari e di impianti per l’energia solare. In cantiere anche la realizzazione di un cavo sottomarino nel Mare del Nord per collegare 2 futuri parchi eolici offshore.
Nel 2022, le emissioni erano inferiori al 30% rispetto al 1990, un primo passo con l’obiettivo di realizzare «un’economia completamente climate neutral e circolare entro il 2050», come sostiene Jetten.