Economia

L’Italia è quartultima in Europa per equilibrio vita privata-lavoro

Secondo l’ultimo European Life-Work Balance Index di Remote, a penalizzare la Penisola sono: assenza di un salario minimo, alto numero di ore medie lavorate a settimana e basso livello di felicità (e non solo)
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DS stories 

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3 maggio 2024 Aggiornato alle 10:00

L’ultimo European Life-Work Balance Index stilato da Remote ha classificato l’Italia ventisettesima – su un totale di 30 Paesi – per la qualità dell’equilibrio vita-lavoro.

L’analisi ha indagato su più fattori che incidono su questo equilibrio. Tra questi, figurano il salario minimo, l’assistenza sanitaria, l’orario medio di lavoro, il congedo di maternità, le ferie annuali legali, il livello retributivo in caso di malattia, i livelli generali di felicità e l’inclusività verso le persone Lgbtq+.

La sfera privata, infatti, è sempre più centrale rispetto al lavoro, come evidenziato dal Microsoft Work Trend Index del 2022; il 47% dei dipendenti intervistati ha dichiarato di essere “più propenso a dare priorità alla famiglia e alla vita personale rispetto al lavoro rispetto a prima della pandemia”; gli aspetti più importanti sul posto di lavoro per i dipendenti sono infatti una cultura positiva, il benessere, la flessibilità degli orari e un numero di ferie superiore alle due settimane standard.

D’altra parte, tra le motivazioni principali a lasciare il lavoro risultano invece la difficoltà a trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata, la carenza di benessere e la tutela della propria salute mentale, la mancanza di fiducia verso i manager e l’assenza di orari o luoghi di lavoro flessibili.

Ma qual è il migliore Paese europeo nel bilancio vita privata e lavorativa?

Secondo la classifica stilata da Remote è il Lussemburgo, che si colloca al vertice della classifica con un punteggio medio complessivo di 85,26 su 100. Particolarmente elevate sono le performance del Paese per quanto concerne la retribuzione minima per malattia – pari al 100% del salario –, le ferie annuali legali (37 giorni) e il congedo di maternità, fissato a 20 settimane e con piena retribuzione dello stipendio. Inoltre, il congedo annuale è pari a 26 giorni, tra i più alti del continente, mentre il livello di felicità è pari a 7,4 su 10, tra i più alti d’Europa.

Al secondo e al terzo posto si collocano Spagna e Francia, che totalizzano rispettivamente 78,63 e 77,19 punti complessivi. La prima si caratterizza per la presenza di numerosi servizi pubblici efficienti – primo tra tutti, il sistema sanitario universale pubblico – e per un salario minimo elevato (pari a circa 9 dollari all’ora, e ulteriormente incrementato negli ultimi mesi); inoltre, vanta ottime prestazioni in quanto a inclusività Lgbtq+ (84 su 100).

Per quanto riguarda la Francia, vanta – nonostante le notevoli dimensioni territoriali e l’elevata popolazione – un salario minimo pari a 11,95 dollari, nonché un elevato numero di ferie annuali (36 giorni), e assieme al Regno Unito registra il minor numero medio di ore lavorative settimanali (25,6).

La Francia accede per la prima volta al podio, avanzando di due posizioni rispetto l’anno precedente.

La legislazione francese sul lavoro è notevolmente cambiata negli ultimi anni, complici le riforme compiute sotto la presidenza di Macron; tra le più importanti, spicca la Loi Travail del 2017 – che include il diritto alla disconnessione, cioè a non rispondere a mail e telefonate lavorative al di fuori dell’orario di lavoro.

Quarto e quinto sono invece Norvegia e Danimarca, i quali possono vantare un livello di felicità elevatissimo (7,37 e 7,64), complice la presenza di un welfare state ben strutturato. Inoltre, nonostante l’assenza di un salario minimo in entrambi i Paesi, a giocare un ruolo importante è la contrattazione collettiva, che nel caso norvegese copre i nove settori chiave e il 70% di tutti i lavoratori; in Danimarca, invece l’equilibrio tra vita privata e professionale è cruciale nella cultura danese e con un mercato del lavoro flessibile può vantare dei salari medi piuttosto elevati circa 5.800 euro mensili – e i contratti collettivi giocano un importante ruolo (il 67% circa dei lavoratori, infatti, è membro di un sindacato).

Altre note positive provengono dal Regno Unito e dall’Estonia che rispettivamente alla settima e ottava posizione.

Il primo può contare su un elevato livello di inclusività e su un salario minimo adeguato (12,44 dollari l’ora); qui, la retribuzione minima legale in caso di malattia ammonta a 96,35 pound a settimana, e mediamente un dipendente britannico lavora 25,6 ore a settimana – dato più basso tra tutti i Paesi considerati.

Il secondo, invece, totalizza il numero più elevato di ferie annuali obbligatorie (39 giorni) e vanta un primato anche nel congedo di maternità (20 settimane retribuite al 100% del salario, dato uguale al Lussemburgo e alla Polonia); inoltre, può contare su una società fortemente digitalizzata e su un territorio ricco di spazi verdi, complice la grande presenza di foreste e laghi.

E l’Italia? Il Belpaese si classifica 27esimo, quartultimo in classifica e dietro la Polonia. Con un punteggio di 55,71, risulta penalizzato dall’assenza totale di un salario minimo, da un numero di ore medie lavorate a settimana pari a 30 (tra i più alti dell’area Euro), una retribuzione minima per malattia pari solo al 50% del salario, e a un livello di felicità piuttosto basso (6,47).

Performa bene, invece, sul piano del congedo di maternità (21 settimane retribuite all’80% dello stipendio) e del sistema sanitario (universale e finanziato dal governo), mentre sul piano dell’inclusività registra un punteggio di 65 su 100, classificandosi 19esimo.

Eppure, non tutti i Paesi con un elevato punteggio registrano un effettivo equilibrio vita-lavoro; un caso su tutti è quello britannico, dove i lavoratori svolgono anche 10 ore di straordinario in una settimana, oltre la metà delle quali risultano non retribuite.

E nel mondo? Secondo un altro studio di Remote, il Global Work-Life Balance Index (che tiene conto dei 60 Paesi con il più elevato Pil), è la Nuova Zelanda il Paese migliore al mondo, totalizzando un punteggio complessivo di 79,35; anche qui, Spagna e Francia si classificano al secondo e al terzo posto, mentre al quarto e al quinto posto si posizionano Australia e Danimarca.

Per i due Paesi oceanici, i dati più interessanti riguardano il congedo di maternità – in Australia si applica il salario minimo per le neomamme per 18 settimane, mentre in Nuova Zelanda ammonta a 177 dollari per 26 settimane – e il salario minimo – pari rispettivamente a 15 e 16 dollari l’ora circa. In questa classifica, l’Italia si posiziona al 22esimo posto, appena dietro l’Irlanda.

Cresce sempre più, dunque, l’interesse dei lavoratori a tutelare la sfera privata rispetto a quella lavorativa, e in questo gli Stati stanno muovendo numerosi passi avanti, erogando servizi, salari e garantendo sempre più un ambiente stimolante e inclusivo. E nei prossimi anni, la tendenza potrebbe consolidarsi al punto da rivoluzionare il mercato del lavoro, e condizionare le agende politiche dei governi.

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