Ambiente

Oro blu: le aziende italiane lo stanno tutelando?

Secondo i risultati del report stilato dalla start-up italiana React, siamo ancora molto lontani dal garantire standard di trasparenza e sicurezza per il settore idrico
Credit: Rodion Kutsaiev
Tempo di lettura 3 min lettura
23 febbraio 2023 Aggiornato alle 16:00

React, start-up italiana che in passato ha coordinato la ricerca del progetto Water Crimes, focalizzato sull’analisi e classificazione degli illeciti legati all’acqua nei Paesi membri, ha stilato Acqua 2023. Si tratta di un report sul monitoraggio dell’‘oro blu’ in Italia, per capire a che punto siamo per esempio con le strategie di trasparenza, sicurezza e integrità del settore idrico nazionale.

Valutando un campione di 62 aziende idriche e utilizzando alcuni indicatori collegati alle norme di anticorruzione, trasparenza e prevenzione di illeciti, il monitoraggio indica come le aziende del settore idrico siano oggi ancora lontane dalle migliori pratiche per proteggere il bene acqua.

Attraverso tre indicatori (trasparenza, integrità e strumenti) è emerso infatti che il valore medio dei 62 enti presi a campione è di 17,29, ovvero poco più della metà del valore massimo assegnabile (33).

Gli enti con un valore inferiore alla media nazionale sono 26, pari al 41,9% del campione.

Tradotto significa che oggi siamo lontani dal garantire standard di trasparenza e sicurezza per il settore idrico.

Qualche esempio? Meno della metà delle aziende analizzate (28 su 62) ha pubblicato sul proprio sito un piano anticorruzione completo e aggiornato. E, ancora, solo il 27,5% delle aziende mette oggi a disposizione dei dipendenti, che vogliono denunciare illeciti relativi al settore idrico, una piattaforma informatica facilmente accessibile e in grado di garantire la riservatezza della segnalazione.

Anche la formazione latita: meno della metà delle aziende investe su un personale aggiornato tramite corsi su temi di etica, integrità e prevenzione della corruzione.

«Le aziende del settore idrico non sono sufficientemente organizzate per proteggersi da corruzione e frodi, ma data la situazione di costante crisi ed emergenza, questi percorsi di rafforzamento delle misure di tutela devono accelerare ed essere più ambiziosi, dandosi obiettivi più elevati rispetto al semplice adempimento normativo, ha affermato il direttore di React, Nicola Capello.

Tra gli obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile c’è l’accesso universale all’acqua, bene che secondo le Nazioni Unite è oggi sempre più minacciato tra crisi climatica, inquinamento, ma anche per interessi criminali e del controllo geopolitico.

Anche per questo - oltre al monitoraggio realizzato in Italia - nei prossimi mesi la start-up condurrà sia un’analisi più approfondita sui contenuti delle strategie di risk analysis e risk mitigation degli enti del settore idrico, sia un monitoraggio sulla gestione degli investimenti del Pnrr nello Stivale.«Gli investimenti nel settore idrico, già stabiliti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per i prossimi anni, ammontano a 3,9 miliardi di euro, di cui 2,9 miliardi provenienti dal Pnrr: una somma ingente con cui il governo intende aiutare a risolvere alcune fragilità del sistema idrico e a tutelare l’acqua, ma che, allo stesso tempo, sono una vera sfida per gli operatori del settore», chiosa Lorenzo Segato, amministratore di React.

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