Diritti

Donald Trump: brutta storia

È davvero il primo presidente degli Usa a essere incriminato? In breve: sì, anche se ci sono stati casi controversi negli States. Nel mondo, invece, possiamo fare tanti esempi
Credit: Robin Rayne/ZUMA Press Wire
Silvio Sosio
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31 marzo 2023 Aggiornato alle 12:15

Donald J. Trump ha fatto davvero la storia, anche se non nel modo in cui sperava lui: è il primo presidente degli Stati Uniti a essere formalmente incriminato. Oggi dovrà presentarsi in tribunale dove sarà schedato: impronte digitali, foto, c’è anche la possibilità che scattino le manette, ma è abbastanza improbabile che venga trattenuto.

Tutti gli uomini prima di Trump

È la prima volta che accade, anche se questo non significa che i suoi predecessori siano stati tutti integerrimi. Nessuno però è mai arrivato all’infamia dell’incriminazione. Forse il Presidente che c’è andato più vicino è stato l’eroe della Guerra Civile Ulysses S. Grant, che subì un arresto: ma il reato era solo “eccesso di velocità” (che peraltro in Usa è preso molto più seriamente che da questa parte dell’oceano). Pare che per questo illecito fosse stato fermato più volte, ma nel caso più grave ricevette una multa. È curioso comunque pensare a un Presidente arrestato per eccesso di velocità in un’epoca in cui non esistevano ancora le automobili: ma anche i calessi dovevano rispettare le regole della circolazione.

Prima di Grant il presidente Andrew Johnson fu sottoposto a impeachment dalla Camera dei Rappresentanti nel 1868 durante i contrasti con il Congresso per le sue politiche post-Guerra Civile, tra cui il licenziamento del Segretario alla Guerra Edwin M. Stanton, ma fu assolto dal Senato.

In tempi più recenti, il vicepresidente Spiro Agnew si dimise nel 1973 dopo essersi dichiarato innocente per un’accusa di evasione fiscale derivante da un’indagine più ampia riguardo presunte tangenti ricevute durante il suo periodo di politica nel Maryland, che comprendeva anche un periodo come governatore dello Stato.

Prima di Trump, il presidente americano gravato dalla fama peggiore era probabilmente Richard Nixon, che venne accusato di spiare i suoi oppositori da 2 giornalisti del Washington Post, Bob Woodward e Carl Bernstein. Alla fine Nixon decise di dimettersi prima di essere sottoposto a impeachment. Il suo ex vicepresidente Gerald Ford, che prese il suo posto nell’ufficio ovale, gli risparmiò ripercussioni concedendogli la grazia.

L’ultimo presidente in ordine di tempo ad aver avuto qualche problema è stato Bill Clinton, che nel 1998 fu messo sotto impeachment dalla Camera dei Rappresentanti per falsa testimonianza e ostruzione della giustizia in relazione al tentativo di insabbiare la sua relazione con l’ex stagista della Casa Bianca Monica Lewinsky. Il Senato lo scagionò in un processo.

Le incriminazioni dei leader nel mondo

Nel resto del mondo i casi di incriminazione, arresto e condanna di capi di stato sono naturalmente molto meno rari.

L’ex presidente francese Nicholas Sarkozy è stato condannato alla prigione, anche se la condanna non è ancora definitiva, per corruzione, traffico di influenze e violazione del segreto istruttorio. È stato arrestato per aver ricevuto finanziamenti illeciti da Gheddafi, rinviato a giudizio per sospetto di corruzione di un magistrato, condannato a 3 anni di carcere per corruzione e traffico di influenze, e a 1 anno di reclusione per finanziamento illecito.

L’ex presidente sud coreano Park Geun-hye è stato condannato a 24 anni per corruzione, poi graziato dal suo successore, mentre l’ex presidente di Taiwan Chen Shui-bian è stato arrestato per corruzione nel 2009.

In Brasile è noto come l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva sia stato accusato e poi imprigionato per corruzione nel 2016, durante la campagna elettorale che, secondo i sondaggi, era destinato a vincere (le elezioni vennero poi vinte da Jair Bolsonaro). Nel 2021 è stato definitivamente prosciolto ed è tornato sulla scena politica, sconfiggendo lo stesso Bolsonaro.

Nella vicina Argentina un magistrato ha chiesto una sentenza di 12 anni di carcere per l’ex presidente Cristina Fernández de Kirchner, accusata di corruzione: ora, però, Kirchner è protetta dall’immunità ricoprendo la carica di vicepresidente.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è in questi giorni al centro di una violenta contestazione per il tentativo di far passare una “legge scudo” che gli permetta di non rispondere a diverse accuse di corruzione, frode e abusi.

Fare un elenco dei leader incriminati nei Paesi dove lo stato di diritto è più debole, come Africa o Sud America, sarebbe un’operazione lunga e inutile.

E in Italia?

Per quanto riguarda l’Italia, le vicende dovrebbero essere note a tutti. Nel 1978 il presidente della repubblica Giovanni Leone diede le dimissioni in seguito alle accuse di corruzione legate all’affare Lockheed, dalle quale venne però in seguito del tutto scagionato. Nel 1991, la minoranza chiese la messa in stato di accusa del presidente Francesco Cossiga, ma il comitato parlamentare ritenne le accuse infondate.

Tra i presidenti del consiglio quello che ha avuto più problemi con la giustizia, inclusa una pena detentiva, è stato Silvio Berlusconi, condannato a 4 anni (di cui 3 condonati) per frode, falso in bilancio, appropriazione indebita e creazione di fondi neri nel processo Mediaset.

Alcuni ex presidenti del consiglio hanno subito procedimenti giudiziari nell’ambito di Mani Pulite; Arnaldo Forlani è stato condannato a 4 anni nel processo Enimont; Bettino Craxi ha subito diverse condanne per corruzione e finanziamento illecito di partito; Giovanni Goria è stato incriminato ma poi prosciolto in un caso di tangenti; Ciriaco De Mita ha subito varie accuse, nell’ambito di Tangentopoli, casi Enimont e Parmalat, fino a un’accusa di appropriazione di fondi neri del Sisde, ma ne è uscito sempre senza rinvii a giudizio.

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