Diritti

Israele: è in arrivo la pena di morte per i terroristi?

La Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato in prima lettura un disegno di legge che introdurrebbe la pena capitale per i terroristi. Insorgono però le opposizioni e le associazioni umanitarie
25 February 2023, Israel, Tel Aviv: A protester wears a mask of Prime Minister of Israel Benjamin Netanyahu during an anti-government protest
25 February 2023, Israel, Tel Aviv: A protester wears a mask of Prime Minister of Israel Benjamin Netanyahu during an anti-government protest Credit: Ilia Yefimovich/dpa
Tempo di lettura 4 min lettura
3 marzo 2023 Aggiornato alle 16:00

Il 1º marzo alla Knesset, il parlamento monocamerale israeliano, è stato approvato in una lettura preliminare un disegno di legge sulla pena capitale per i terroristi.

La proposta è passata, in prima lettura, con 55 voti a favore e 9 contrari, con gran parte dell’opposizione assente perché coinvolta nelle molte manifestazioni di protesta organizzate nelle principali città israeliane.

Dopo questo primo ok, il disegno di legge sarà ora assegnato a una commissione che lo preparerà alla sua prossima lettura.

Questa proposta sta facendo molto discutere perché chiede la condanna a morte per chi “intenzionalmente o per indifferenza causa la morte di un cittadino israeliano con un atto compiuto per motivi razzisti o di odio e con l’obiettivo di danneggiare lo Stato di Israele e la rinascita del popolo ebraico nella sua patria. Se invece un simile crimine viene commesso in Cisgiordania, la pena si applicherà nei tribunali militari anche se la sentenza non è unanime”.

A proporre questo disegno di legge è stato il partito israeliano di estrema destra Otzma Yehudit; e proprio il suo leader, il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, ha fin da principio difeso il testo asserendo che lo scopo della norma è di «eliminare il terrorismo alla fonte e creare una forte deterrenza - definendola inoltre - una legge morale, ragionevole e che dovrebbe passare al voto».

In linea con il suo pensiero anche Limor Son Har-Melech, politica e membro della Knesset per Otzma Yehudit, che nel 2003 perse il marito durante un attentato e che sostiene che grazie a questa legge, nessun terrorista verrà più scarcerato dopo qualche anno di prigione, rendendo Israele un Paese più sicuro. A fare da eco ai due politici anche il primo ministro Benjamin Netanyahu, secondo cui l’approvazione di tale norma salvaguarderebbe la sicurezza nazionale.

Mentre però l’estrema destra del Paese acclama la proposta a gran voce, l’opposizione e molte associazioni per i diritti umani la bocciano perché, secondo questo disegno, a essere condannati a morte sarebbero esclusivamente i terroristi di origine araba e palestinese.

Ad opporsi all’approvazione è stata anche la procuratrice generale Gali Baharav-Miara, che aveva comunicato l’esistenza di un impedimento legale al voto, in quanto prima che la legge venisse discussa nel gabinetto della sicurezza nazionale, bisognava valutarne la sua rilevanza legale, ma così non è stato. Secondo la procuratrice, si può leggere nel Jerusalem Post: «la legge non soddisfa i requisiti costituzionali, e la punizione proposta non porta effettivamente alla deterrenza». Per Gali Baharav-Miara, inoltre, la pena di morte è una forma punitiva irreversibile, che complicherebbe le cose in caso si scoprisse, a posteriori, che la sentenza era errata.

Ma c’è un altro problema: questa legge, se approvata, non potrebbe essere applicata in Cisgiordania, perché in quel territorio non vige la legge israeliana, ed è sovrano il comando centrale dell’Idf e non la Knesset. Di conseguenza, la seconda parte del testo, che riguarda appunto la Cisgiordania, risulta inattuabile.

Oltre alla procuratrice, a condannare questa legge è anche Amnesty International Israel che tramite un comunicato, ha dichiarato: «Amnesty International si oppone a livello mondiale alla pena di morte, indipendentemente dall’identità degli imputati, dal reato per cui sono stati accusati, dalla loro innocenza o colpevolezza e dal metodo di esecuzione. C’è un tentativo di creare una distinzione nella legge su base nazionalista-etnico-politica tra gli aggressori dei cittadini, e che rende la legge una legge di apartheid, che è un crimine contro l’umanità».

Contro questa pena di morte anche l’Onu, che definisce la proposta in contrasto con i diritti fondamentali dell’uomo, nonché discriminante per il popolo palestinese. Il governo della Palestina nel frattempo, attraverso il ministero degli Affari Esteri, ha chiesto il sostegno delle comunità internazionali.

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