Diritti

Aborto Usa: quanto è pericoloso il Mifepristone?

Le associazioni Pro-life sostengono che il farmaco (utilizzato insieme al Misoprostolo per interrompere la gravidanza) metta a rischio la salute delle donne. In realtà, spiega la Cnn, è più sicuro di Penicillina e Viagra
Credit: Alexander Grey
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
20 marzo 2023 Aggiornato alle 18:00

Da oltre 20 anni, negli Stati Uniti, il metodo più efficace e sicuro per ottenere un aborto farmacologico è l’uso di 2 farmaci: il Mifepristone e il Misoprostolo. Il primo pone fine alla gravidanza, bloccando il progesterone, mentre il secondo, assunto in 4 pillole a 24/48 ore dal primo farmaco, fa contrarre l’utero e provoca crampi e sanguinamento, favorendo l’espulsione del feto. La combinazione di queste pillole è stata approvata nel 2000 dalla Food and Drug Administration e nel 2020 ha rappresentato il 53% degli aborti negli Stati Uniti, secondo il Guttmacher Institute. Ma questi dati potrebbero cambiare ora che un giudice del Texas è stato chiamato a esprimersi riguardo una causa che tenta di bloccare l’accesso al Mifepristone a livello nazionale.

Oggi l’aborto farmacologico è approvato fino a 10 settimane di gravidanza laddove la pratica è ancora legale. All’inizio del mese, il Wyoming è diventato il primo stato Usa ad approvare un disegno di legge che vieta le pillole abortive dopo che il Governatore dello Stato ha reso illegale la prescrizione, la vendita e l’uso del farmaco. Dovrebbe entrare in vigore il 1° luglio.

Chi si schiera contro questo metodo lo chiama “aborto chimico”. La tesi più diffusa tra i contrari alla pillola abortiva, che stanno tentando di bandirla non solo negli Stati in cui vige già il divieto di aborto ma anche in tutti gli altri, è che metta a rischio la salute delle donne che ne fanno uso. Ma la ricerca ha stabilito da tempo la sicurezza e l’efficacia del farmaco. Le complicanze gravi sono possibili, ma molto rare.

L’analisi condotta dalla Cnn ha comparato la sicurezza del Mifepristone (il cui utilizzo è al centro del caso Alliance for Hippocratic Medicine vs U.S. Food and Drug Administration) a quella di altri comuni farmaci da prescrizione a basso rischio come la Penicillina e il Viagra: il Mifepristone si è rivelato più sicuro di entrambi. La Fda, al 30 giugno 2022, ha segnalato un totale di 26 decessi associati al Mifepristone da quando è stato approvato, un tasso di circa 0,65 decessi per 100.000 aborti farmacologici. Per fare un confronto, il tasso di mortalità associato all’uso abituale di aspirina è di circa 15,3 decessi per 100.000 consumatori di aspirina. Comparato con la Penicillina, antibiotico utilizzato per trattare infezioni batteriche, il rischio di morte per Mifepristone è 4 volte inferiore; il rischio di decesso con il Viagra, utilizzato per trattare la disfunzione erettile, è 10 volte maggiore.

La causa intentata da una coalizione di associazioni mediche antiabortiste contro la Fda chiede al tribunale, tra le altre cose, un’ingiunzione che ordini all’ente governativo di “ritirare il Mifepristone e il Misoprostolo come farmaci abortivi chimici”. Se la causa avesse successo, riguarderebbe 40 milioni di donne in età riproduttiva, secondo i dati del gruppo di difesa dei diritti dell’aborto NARAL Pro-Choice America, che perderebbero l’accesso all’aborto farmacologico in tutto il Paese. Da aggiungersi alle 24,5 milioni di donne in età riproduttiva che vivono in Stati che vietano l’aborto. Ma decenni di prove scientifiche e cliniche non bastano agli anti-abortisti.

E non bastano neanche i numeri che mostrano quanto questo metodo sia più sicuro persino dell’aborto chirurgico o del parto: la possibilità che si verifichino complicazioni, come emorragie o infezioni, per gli aborti farmacologici è molto bassa. Secondo lo studio del 2015 pubblicato dall’Obstetrics & Gynecology Journal, e condotto su oltre 11.000 casi, 35 hanno avuto complicazioni gravi. La probabilità che l’aborto chirurgico, eseguito al secondo trimestre o più tardi, porti a complicazioni gravi è leggermente superiore a quella dell’aborto farmacologico, pari allo 0,41%. Il parto è di gran lunga il rischio più elevato: 1,3%.

Nel caso in cui venisse impedito l’accesso al Mifepristone, le cliniche abortive potrebbero optare per il solo utilizzo del Misoprostolo, disponibile da decenni come trattamento per le ulcere gastriche e per gestire l’emorragia post-partum, e dunque facilmente reperibile nelle farmacie. Il New York Times spiega che bisognerebbe assumerlo in dosi più elevate, sarebbe efficace all’88% (contro il 95% della combo tra i 2 farmaci), e causerebbe con più probabilità effetti collaterali come nausea e diarrea e complicazioni più gravi. Il rischio è che molte persone non riescano ad abortire utilizzando unicamente questo farmaco.

Per ora, Mifepristone e Misoprostolo sono reperibili negli Stati in cui l’aborto è legale. La loro disponibilità è stata ampliata nel 2022, quando la Fda ha revocato l’obbligo di recarsi di persona a ritirare il mifepristone durante la pandemia da Covid-19, rendendo possibile la spedizione per posta. Poi, quest’anno, un’altra modifica dell’ente governativo ha consentito anche alle farmacie al dettaglio di distribuire il farmaco, non solo agli operatori sanitari. Per i sostenitori dell’aborto, queste novità hanno rappresentato una soluzione per i divieti post rovesciamento della sentenza Roe v Wade risalente a giugno dello scorso anno.

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