Economia

Cosa prevede il nuovo piano antifrode?

Dalla tutela delle entrate e della spesa pubblica alla lotta contro i crimini economici finanziari: ecco come la Guardia di Finanza ha aggiornato i suoi progetti d’intervento per il 2023
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7 febbraio 2023 Aggiornato alle 09:00

Per il 2023 la linea di intervento si articolerà in 53 piani operativi finalizzati a «salvaguardare l’economia sana da ogni forma di inquinamento dell’illegalità» commenta il generale Giuseppe Arbore, a capo del III Reparto Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza, in stretta collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, e secondo un «approccio tax gap driven», mirato quindi al recupero del gettito non versato per via del mancato adempimento degli obblighi di dichiarazione e versamento di imposte o contributi.

Un importante oggetto di controllo da parte delle Fiamme gialle riguarda le cosiddette attività “apri e chiudi’’, fenomeno che consiste nell’apertura temporanea di partite Iva che, all’interno dello stesso anno, vengono chiuse per eludere il pagamento delle imposte (dirette o indirette) per poi aprirne di nuove una dopo l’altra e sotto falso nome, impedendo all’Agenzia delle Entrate di rintracciarne in tempo il possessore. Un tema così complesso da avere un intero capitolo dedicato nella nuova Legge di Bilancio, che per scoraggiare il fenomeno prevede controlli a tappeto da parte di Inps, Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, possibili chiusure d’ufficio se non si superano i controlli richiesti e sanzioni di 3.000 euro per i trasgressori.

Le fiamme gialle si impegneranno quindi nel tracciare la vita fiscale delle partite Iva appena aperte dagli imprenditori individuali, lavoratori autonomi o rappresentanti legali di società, associazioni o enti, e «qualora emerga qualche elemento sintomatico di frode - prosegue Arbore - ci attiviamo per proporre all’Agenzia delle Entrate la cancellazione della partita Iva e inibire così la fatturazione e la compensazione».

Sul fronte della tutela della spesa pubblica, attenzione alle frodi fiscali collegate all’indebito utilizzo dei bonus, già protagonisti di sequestri per oltre 3,7 miliardi di euro nel solo 2022, con particolare attenzione verso tutti i crediti «finanziati con risorse pubbliche o con quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza» aggiunge Arbore.

In particolare, è riservata la massima attenzione alla realizzazione dei progetti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dove il controllo della Guardia di Finanza si articolerà su più livelli, tra scambi di informazioni e interventi amministrativi, per vigilare sulla corretta devoluzione dei fondi e soprattutto impedire infiltrazioni criminali e mafiose sui flussi finanziari disposti dal Pnrr.

L’ingente liquidità fornita dal Piano infatti rappresenta una forte attrattiva per la criminalità organizzata, e già lo scorso Giugno una Circolare del Ministero dell’interno richiamava all’attenzione le prefetture italiano per contrastare eventuali ingerenze mafiose negli appalti per infrastrutture e opere legate al Fondo, con l’innesco dell’interdittiva antimafia - misura che determina una incapacità giuridica verso i rapporti contrattuali con la pubblica amministrazione - o addirittura il commissariamento dell’azienda collusa.

Secondo quanto riportato dal Generale Arbore, la sola comunicazione pubblica della sitpula di protocolli di intesa con Comuni o altri enti pubblici avrebbe un forte effetto deterrente per le imprese legate ad ambienti criminali intenzionate a partecipare a procedure di evidenza pubblica per l’assegnazione di appalti.

A questo tema si collega quello dell’antiriciclaggio, su cui assume fondamentale rilevanza la metodologia Asaf (Analisi Segnalazioni Aggregate per Fenomeno) modello per la valutazione delle operazioni sospette (Sos) in ambito finanziario, che utilizza un contenitore di segnalazioni individuate da prime analisi, per poi assegnarle a specifici reparti della Guardia di Finanza territorialmente competenti, a cui sarà fornita una delega di indagine per verificare la sussistenza del riciclaggio ipotizzato per il caso concreto.

Un altro importante fronte da sempre presente nei piani operativi e sequestri multimilionari della GdF è la salvaguardia del Made in Italy, che si traduce quindi nella tutela delle imprese italiane ma anche dei consumatori stessi, esposti a prodotti illegali che coprono qualsiasi settore del mercato -principalmente moda, alimentare e casalinghi - spesso graficamente contraffatti con false diciture a garanzia della loro provenienza italiana, mal celando una derivazione non controllata e potenzialmente dannosa.

Ecco perché l’attività di controllo verrà effettuata già dalle aree doganali, portuali e aeroportuali, per poi estendersi per tutto il territorio, sia marittimo che aereo, con investigazioni finalizzate a individuare sin dalla radice le fonti di approvvigionamento, produzione e distribuzione del materiale contraffatto, nella speranza di «interrompere i canali di alimentazione del mercato parallelo e le stesse fonti di finanziamento delle organizzazioni criminali»

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