Ambiente

Piante forti, ottima alimentazione

Colture resistenti ci permettono di raccogliere maggiori quantità di prodotto e usare meno fertilizzanti (facendo bene anche all’ambiente). Come renderle così vigorose? Grazie al miglioramento genetico
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31 marzo 2023 Aggiornato alle 10:30

Dalla co-evoluzione tra noi e le nostre piante coltivate, iniziata da quando ce ne prendiamo cura nei nostri campi fin dal Neolitico, dipende gran parte del nostro successo sulla Terra. Durante questo processo noi siamo diventati agricoltori abili, abbiamo potuto sfamare un numero crescente di individui e le nostre piante sono state selezionate per essere più nutrienti e produttive. Siamo arrivati a un punto in cui la co-evoluzione tra noi e le piante coltivate ci ha reso totalmente dipendenti gli uni dalle altre. Non possiamo fare a meno della fonte del nostro cibo e le nostre piante non possono fare a meno delle nostre cure per crescere vigorose e produttive.

Le piante moderne sono frutto di una lunga co-evoluzione e, dunque, sono per molti aspetti ottimali. Tuttavia, le esigenze di un’agricoltura moderna, consapevole dell’importanza dell’impatto ambientale e delle domande dei consumatori, richiedono che questo processo continui.

Gli agricoltori sanno come devono essere le loro piante: forti, vigorose, meno suscettibili alle malattie, più resistenti agli eventi atmosferici estremi quali caldo e siccità.

Piante più forti sono più produttive: permettono di raccogliere maggiori quantità di cibo dalla stessa superficie coltivata, mentre più spazio può essere lasciato alla natura, serbatoio di biodiversità. Piante più forti richiedono meno acqua, meno fertilizzanti e meno agrofarmaci per difenderle dalle malattie e sono favorevoli per gli agricoltori perché meno costose da coltivare e più sostenibili per l’ambiente.

Piante più forti si possono fare grazie al miglioramento genetico, lo stesso che è stato fatto fin dal principio della nostra co-evoluzione e che oggi è avvantaggiato dal fatto che i genomi (cioè tutto il Dna) delle piante coltivate non sono più un mistero, ma li abbiamo in larga parte decifrati. Rispetto al passato, oggi sappiamo anche quali principi nutritivi sono utili per la nostra salute e di quali è importante che le nostre piante siano ricche. Come consumatori vogliamo cibo cha abbia un sapore migliore e che sia più ricco di principi nutritivi: queste caratteristiche possono essere migliorate grazie alle conoscenze dei genomi e alle biotecnologie.

Possiamo incrociare le piante in modo consapevole, mescolando sapientemente i loro genomi in modo da avere nuove varietà migliorate; possiamo anche agire direttamente sui genomi delle piante che sono già “quasi perfette” aggiungendo una caratteristica tramite le Tecnologie di Evoluzione Assistita (Tea). Infine possiamo introdurre nuovi elementi nelle piante tramite l’inserimento di geni che portano caratteristiche favorevoli tramite la transgenesi.

Ciascuna delle 3 tecniche non esclude l’altra e nessuna delle 3 è potenzialmente pericolosa per il consumatore e per l’ambiente ma, per il momento, gli scienziati in Europa si devono “accontentare” di utilizzare gli incroci tra le piante per migliorarle, perché non solo la transgenesi ma anche le nuove e utilissime Tea non sono al momento consentite nella produzione di piante da commercializzare.

Ma ci sono celebri esempi dell’utilizzo di queste tecnologie per produrre cibo che potrebbe portare alla riduzione delle carenze alimentari nella popolazione umana. Per esempio, la professoressa Cathie Martin del John Innes Center di Norwich (Uk) ha prodotto 15 anni fa una tipologia di pomodoro viola molto ricco di antiossidanti con la tecnica della transgenesi che recentemente ha avuto il via libera per essere coltivato negli Usa.

Grazie alle tecniche Tea, che permettono di fare piccoli cambiamenti in zone precise del Dna delle piante, del tutto identici a quelli che si possono originare in natura ma in tempi brevissimi, altre 2 tipologie di pomodori “biofortificati” sono stati prodotti. Il primo, sempre dalla professoressa Martin, insieme ad altri colleghi, è ricco di vitamina D e potrebbe contribuire a ridurne la carenza nella dieta, mentre il secondo è un pomodoro che produce alti livelli di Gaba, che è stato osservato avere effetti positivi sul cuore.

Mentre il secondo pomodoro è già in commercio in Giappone, dove è stato prodotto e accolto con interesse da parte dei consumatori di età avanzata, il secondo potrà presto essere coltivato in Uk dove le piante fatte con le Tea sono in via di approvazione per essere coltivate e commercializzate.

L’Italia, per ora, segue l’Europa che restringe l’utilizzo delle Tea, normandole alla stregua della vecchia tecnica della transgenesi. Ma la necessità di velocizzare le co-evoluzione tra noi e le nostre piante, sia per migliorarne l’impatto ambientale e la produttività che per le proprietà nutritive, ci fa sperare che queste tecniche verranno presto messe a disposizione degli scienziati che potranno contribuire a un processo di miglioramento, che deve continuare.

Vittoria Brambilla è una biologa molecolare e genetista delle piante. Dal 2017 guida un gruppo di ricerca che si occupa di biologia dello sviluppo e miglioramento genetico del riso presso il Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali all’Università degli Studi Milano. Sabato 1 aprile sarà ospite alla prima edizione di ColtivaTo, il Festival internazionale dell’agricoltura in programma a Torino da oggi al 2 aprile per tre giorni di incontri, workshop, spettacoli teatrali, concerti e una rassegna cinematografica a tema.

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