Ambiente

Doomer, gli scienziati hanno un consiglio per te

Secondo gli esperti, il pessimismo climatico è controproducente: scongiurare anche un minimo aumento delle temperature è fondamentale
Credit: 愚木混株 cdd20
Tempo di lettura 3 min lettura
29 marzo 2023 Aggiornato alle 07:00

Non bisogna lasciarsi abbattere dalle cattive notizie sul clima. A dirlo sono gli scienziati. Pensare che la Terra abbia il destino segnato può causare inazione e paralisi, proprio in questi anni che sono decisivi per limitare il più possibile l’aumento della temperatura globale.

Un atteggiamento disfattista, colloquialmente chiamato da climate doomer, che può essere pericoloso tanto quanto la negazione della crisi ecologica.

Alcune sono persone di mezza età, che sostengono che l’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change dell’Onu) stia minimizzando la gravità del problema climatico. Altri sono giovani, demoralizzati da anni di titoli giornalistici negativi, che si sfogano sui social media.

I doomer sono in mezzo a noi e, qualche volta, quando siamo particolarmente pessimisti o ci facciamo prendere dall’ecoansia, rischiamo di diventarlo anche noi.

Il fenomeno del “doomismo” è sempre esistito, ma si è rafforzato negli ultimi cinque anni.

Per esempio, Jacquelyn Gill, scienziata del clima presso l’University of Maine, ha raccontato al Washington Post di avere iniziato dal 2018 a ricevere mail o domande come: “Sono una persona giovane. Ha senso andare al college? Potrò mai crescere e avere figli?”.

L’esplosione di questi dubbi ha diverse ragioni. I tre anni precedenti, il 2015, il 2016 e il 2017, sono stati i più caldi mai registrati. Hanno iniziato a diffondersi in tutto il mondo le proteste per il clima. Tra queste, i Fridays for future di Greta Thunberg e le proteste nonviolente del gruppo britannico Extinction Rebellion. È uscito il documentario Deep Adaptation del professore britannico Jem Bendell, che, tra le critiche di diversi scienziati, esortava a prepararsi per “l’inevitabile collasso sociale a breve termine dovuto al cambiamento climatico”.

Infine, le Nazioni Unite hanno pubblicato un report speciale sulla necessità di non superare gli 1,5 gradi. L’analisi, alla quale ne sono seguite altre (l’ultima qualche giorno fa), prefigurava previsioni cupe come lo scioglimento dell’Artico o la morte delle barriere coralline.

A fare particolarmente scalpore, all’epoca, è stato un titolo del quotidiano The Guardian: “Abbiamo 12 anni per limitare la catastrofe climatica”.

Si basava su uno dei quattro scenari descritti nel report: quello che prevedeva una riduzione di una percentuale tra il 40 e il 60% delle nostre emissioni di gas serra entro il 2030. Diventando uno dei gridi di battaglia degli attivisti, ha contribuito a fare aumentare l’attenzione sul tema ambientale, ma ha creato anche molto allarme per un’imminente catastrofe.

«Non è che 1.9°C non sia un rischio per la nostra esistenza e 2.1°C lo sia. Il punto è più che stiamo giocando alla roulette russa con il clima», ha spiegato al Washington Post Zeke Hausfather, autore collaboratore dell’Ipcc. Ogni aumento della temperatura, fa aumentare i rischi per i nostri ecosistemi. Il rapporto del 2018 mirava semplicemente a dimostrare che a 2°C ce ne sono di più che a 1,5°C. «È una questione di rischio, non di catastrofe nota».

Secondo gli psicologi una certa dose di speranza, unita alla convinzione che le azioni personali possano fare la differenza, può mantenere le persone concentrate sul come arginare la crisi climatica.

Leggi anche
ecologia
di Emanuele Bompan 4 min lettura
La parlamentare inglese Nadia Whittome nel gennaio 2022 durante una manifestazione contro il disegno di legge di polizia, criminalità, condanne e tribunali
Climate change
di Costanza Giannelli 4 min lettura