Ambiente

Cambiamento climatico? Partiamo dalle scuole

Nel Regno Unito alcuni studenti hanno stilato una proposta di legge sull’educazione climatica. Scritta dai giovani per i giovani
La parlamentare inglese Nadia Whittome nel gennaio 2022 durante una manifestazione contro il disegno di legge di polizia, criminalità, condanne e tribunali
La parlamentare inglese Nadia Whittome nel gennaio 2022 durante una manifestazione contro il disegno di legge di polizia, criminalità, condanne e tribunali Credit: Hesther Ng/SOPA Immagini tramite ZUMA Press Wire
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
31 luglio 2022 Aggiornato alle 13:00

Raccontare l’ambiente e il cambiamento climatico ha un’importanza strategica, soprattutto se parliamo delle nuove generazioni, quelle che del global warming saranno costretti a subire gli effetti. Non solo perché se c’è una possibilità di invertire la rotta – e deve esserci – è solo grazie all’impegno di ragazzi e ragazze, come ci mostrano le piazze dei Fridays for Future, ma anche, e forse soprattutto, per prepararli all’impatto con una realtà che con molta probabilità sarà profondamente diversa da quella che abbiamo sempre conosciuto.

La scuola, dicono gli esperti e gli studenti, non sta facendo abbastanza in questa direzione. Certo, il cambiamento climatico viene affrontato parlando di geografia o scienze, ma non basta. Per questo, nel Regno Unito sono stati gli studenti a stilare la prima proposta di legge sull’educazione climatica, scritta dai giovani per i giovani.

L’educazione climatica è uno strumento potentissimo: secondo una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Plos One, se il 16% dei bambini ricevesse un’educazione climatica, si potrebbero ridurre le emissioni di CO2 entro il 2050 di 19 gigatonnellate (si tratta della metà delle emissioni di anidride carbonica del mondo intero nel 2019). Eppure, nella maggior parte dei programmi scolastici ci si limita a insegnare le cause del cambiamento climatico, senza approfondire non solo le strategie per ridurre l’impatto ambientale sul Pianeta ma anche, e soprattutto, tutte le possibili implicazioni. Implicazioni che coinvolgeranno ognuno di noi a ogni livello e costringeranno bambini e ragazzi a imparare come vivere, lavorare e crescere in un mondo in cui le ondate di caldo saranno più torride e comuni, così come le esondazioni dei fiumi e gli incendi, per non parlare della crisi dei raccolti.

«Il cambiamento climatico non riguarda solo la storia naturale. Riguarda le persone, riguarda l’economia, la politica, la storia e le arti - e anche questo dobbiamo imparare - ha spiegato alla Bbc Scarlett Westbrook, attivista 18enne che si batte per la lotta al cambiamento climatico da quando aveva 13 anni - Il sistema educativo dovrebbe inserire la crisi climatica in ogni singola materia», comprese quelle professionali, come l’ingegneria. In questo modo «la generazione di domani sarà pronta ad affrontare gli effetti del cambiamento climatico e non sarà colta alla sprovvista».

Molti insegnanti sono d’accordo con lei, almeno stando a un sondaggio di Teach The Future secondo cui il 51% degli insegnanti pensa che la propria materia non insegni il cambiamento climatico in modo significativo o sufficientemente rilevante.

L’Italia, per una volta all’avanguardia, ha previsto l’inserimento nei programmi dell’educazione civica-ambientale dedicata a sostenibilità e ambiente a tutte le fasce d’età, «un percorso di esplorazione emotiva e culturale e di acquisizione di consapevolezza rispetto ai temi della sostenibilità, alla promozione del benessere umano integrale, un percorso legato alla protezione dell’ambiente e alla cura della casa comune».

Non si tratta quindi solo di studiare l’aspetto scientifico del cambiamento climatico o i suoi effetti sulla geografia del pianeta, ma di lavorare per «sviluppare un’adeguata sensibilità, a esempio, ai temi del benessere personale e collettivo, dell’adozione di corretti stili di vita, alla lotta ai cambiamenti climatici: per costruire, entro l’anno 2030, società inclusive, giuste e pacifiche».

Il governo del Regno Unito, invece, ha promesso di fornire «un’educazione ai cambiamenti climatici leader a livello mondiale» entro il 2023 e in aprile ha introdotto un GCSE di storia naturale che insegnerà le questioni ambientali. Si tratta di un esame affrontato dai ragazzi inglesi all’età di circa 16 anni: gli alunni devono scegliere diverse materie – di solito circa 10 – per le quali vogliono ottenere il GCSE.

Il problema è proprio questo: l’educazione climatica sarà una materia facoltativa e secondo i critici entrerà in competizione con altri GCSE quando i bambini decideranno quali corsi seguire. Non solo: la legge è valida solo per le scuole pubbliche: le accademie e le scuole libere non sono tenute a seguire il curriculum nazionale, quindi, potranno decidere se dedicare più o meno spazio all’argomento.

Se le istituzioni non agiscono, agiscono i ragazzi. Una scelta che non sorprende, visto che secondo un sondaggio di The Lancet il 60% dei giovani tra i 16 e i 25 anni è molto preoccupato per il cambiamento climatico e il 75% crede che il futuro sia spaventoso.

L’attivista Scarlett Westbrook ha quindi lavorato con la deputata laburista venticinquenne Nadia Whittome (la più giovane parlamentare inglese) al disegno di legge per modificare l’Education Act in modo che rifletta davvero l’emergenza climatica. La legge richiederebbe alle scuole primarie e secondarie di insegnare il cambiamento climatico in tutte le materie, compresi i corsi professionali che preparano gli studenti a lavori specifici come i corsi di business o l’assistenza sociale.

Secondo gli esperti, questo non solo aiuterà il Regno Unito ad affrontare il riscaldamento globale e ad adattarsi a esso, ma rafforzerà la fiducia dei giovani nell’affrontare il problema e ridurrà i livelli crescenti di ansia climatica.

Leggi anche
Un progetto di sistemazione urbana a Bogotà, in Colombia.
Inquinamento
di Claudia Testa 2 min lettura
istruzione
di Alberto Casti 7 min lettura