Futuro

Islanda: le alghe vengono utilizzate per produrre imballaggi spray e bioplastica

La startup islandese Marea è risultata finalista al Tom Ford Plastic Innovation Prize grazie a pellicole in bioplastica
Prototipo del packaging della polvere di rivestimento Iceborea
Prototipo del packaging della polvere di rivestimento Iceborea
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23 gennaio 2023 Aggiornato alle 17:00

La crisi ambientale viene affrontata anche sfruttando la tecnologia, come sta facendo in Islanda una giovane imprenditrice, Julie Encausse, poco più che trentenne, fondatrice e direttrice della startup Marea, che ha sviluppato 2 prodotti innovativi: un rivestimento spray partendo dagli scarti dell’azienda Algalif e una bioplastica da alghe selvatiche islandesi.

Algalif è un’azienda islandese che produce microalghe in modo sostenibile, ottimizzando i processi e massimizzando il rendimento delle risorse: all’interno di centinaia di tubi in vetro che arredano diverse stanze dell’azienda, e che vanno dal pavimento al soffitto, avviene il processo che, in più fasi, porta alla produzione di sostante nutritive per gli integratori alimentari.

Fino a oggi la biomassa e l’ossigeno, che sono gli unici sottoprodotti significativi di questa produzione, venivano riutilizzati: gran parte della biomassa rimanente veniva impiegata per la produzione di fertilizzante, come avviene con gli scarti delle arance.

Un processo produttivo davvero encomiabile che ora però vuole spingersi oltre. Entro il 2023 l’azienda islandese, che per la sua produzione utilizza esclusivamente energia proveniente da fonti rinnovabili, punta a triplicare la produzione, e quindi anche gli “scarti” cioè le alghe secche.

Ora la trentaquattrenne Julie Encasse, con la sua startup sostenibile Marea, vuole utilizzare questi “scarti” per produrre “soluzioni di imballaggio innovative e sostenibili”. L’imprenditrice aggiunge che «il progetto vuole migliorare il pieno utilizzo delle risorse locali in Islanda e contribuire allo sviluppo di un’economia circolare globale».

Un lavoro che porta a nuove collaborazioni. La nuova partnership di Marea con Algalif non è una meteora nel panorama islandese: è parte di una rete di start-up, Iceland Ocean Cluster – Sjavarklasinn, che si concentra sull’utilizzo di tecnologie innovative per affrontare la crisi climatica in modo sostenibile in diversi settori.

L’idea di Marea è utilizzare la biomassa per creare uno spray alle microalghe da applicare su frutta e verdura per prolungarne la durata di conservazione. In questo modo si vuole anche ridurre la dipendenza mondiale dagli imballaggi in plastica. «Ci dedichiamo alla creazione di un mondo senza rifiuti di plastica - continua Encasse - attraverso un rivestimento alimentare biodegradabile»

Il principio ispiratore è quindi quello di imparare a usare una risorsa nella sua interezza, e questo è possibile non solo grazie alla tecnologia ma anche grazie a un approccio alla vita diverso.

Julie Encasse dichiara infatti che «c’è una mentalità collaborativa quando si è su un’isola. Dobbiamo lavorare insieme per sopravvivere e questo è stato trasmesso di generazione in generazione».

Ma dalle alghe si può produrre anche bioplastica. Marea, infatti, a partire da alghe islandesi, che vengono raccolte o coltivate naturalmente, ha sviluppato anche una pellicola sottile in bioplastica.

Quest’idea è stata selezionata dal Tom Ford Plastic Innovation Prize: un progetto che punta a stimolare la ricerca di soluzioni sostenibili ai sacchetti di plastica, e tra gli 8 finalisti che sviluppano nel mondo materiali che si degradino biologicamente, c’è l’islandese Marea.

Da 3 anni l’organizzazione, sviluppata dal designer americano Tom Ford in collaborazione con la fondazione no-profit Lonely Whale, si dedica a prevenire la diffusione di rifiuti di plastica negli oceani e lavora per creare il concorso globale che promuove l’impegno per la salute degli oceani.

Dune Ive, ex Ceo di Lonely Whale, ha dichiarato che la ricerca ha come scopo la realizzazione di un prodotto che non sia solo un materiale biodegradabile ma che si degradi biologicamente, cioè compostabile.

Per capire come si definisce un materiale compostabile possiamo fare riferimento alla normativa europea (EN 13432) che si spinge fino a definire la prova standard che attesta la qualità a essere disintegrato di un materiale (EN 14045).

Quindi anche la legislazione questa volta ci viene in soccorso e forse anche in Italia dovremmo approcciarci in modo diverso alla quotidianità, non solo confidando nelle soluzioni tecnologiche con un approccio passivo, ma attivamente cercando di utilizzare al 100% le risorse che abbiamo a disposizione.

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