Futuro

Startup sostenibili a rapporto!

Chi si occupa di salvaguardia dei mari, chi di tutoring agli studenti, chi di caregiving. Ecco 7 progetti sostenibili, sia per l’ambiente che per i diritti
Tempo di lettura 7 min lettura
28 dicembre 2022 Aggiornato alle 15:00

Il mondo si sta trasformando. E le startup rappresentano la cartina tornasole di questa trasformazione se non - addirittura - uno spiraglio sul futuro. Business e valori, affari ed etica: sempre più sono visti come due facce della stessa medaglia e il tema della sostenibilità - intesa nel senso più ampio possibile - è oggi finalmente uno dei principali punti di attenzione delle nuove aziende innovative.

La sostenibilità, d’altra parte, è un concetto molto vasto che passa dai temi ambientali (riscaldamento climatico, economia circolare, utilizzo risorse) ai temi sociali (diritti, lavoro, disuguaglianze), fino alle tematiche più strutturali e politiche (nuovi modelli di governance, informazione e media). Abbiamo dunque selezionato 7 startup - 5 italiane e 2 europee - che affrontano queste tematiche da vari punti di vista.

Lifeed

Fondata da Riccarda Zezza, Lifeed esemplifica il bisogno sempre più presente di un bilanciamento tra lavoro e vita privata. La startup sviluppa corsi, master e offre alle aziende una piattaforma digitale che permette di valorizzare all’interno del mondo del lavoro le competenze che vengono sviluppate nel corso della vita (maternità, viaggi, esperienze di volontariato, ma anche lutti, trasformazioni).

L’idea è che i confini tra il lavoro e la vita personale siano sempre più labili, e che questo possa generare una sinergia piuttosto che una distopia come in molti temono.

Casa dello Studente

Fondata da Claudio Tanghetti nel 2018, Casa Dello Studente offre una molteplicità di servizi a studenti di medie e superiori (e ai loro genitori) finalizzati ad aiutare l’orientamento, il rendimento e in generale l’esperienza scolastica degli studenti.

Oggi la scuola si muove in uno spazio ibrido e ambiguo tra formazione al lavoro e sapere enciclopedico. Entrambe le esigenze hanno una loro ragion d’essere, manca tuttavia una comprensione dello sviluppo psicologico della singola persona nel suo percorso di formazione.

Fondata da uno psicologico e gestita da psicologi, Casa dello Studente offre servizi di ripasso, ripetizioni, orientamento alla scelta della scuola, supporto per i disturbi lievi di apprendimento e sostegno ai genitori, proponendosi come una sorta di livello intermedio tra famiglia e scuola, una sorta di mappa che permette di creare un collegamento tra l’esperienza in fieri degli studenti e i meccanismi ministeriali della scuola.

Charitystars

Come è possibile aiutare le organizzazioni no profit, il cui più pressante problema è reperire fondi? Charitystars nasce intorno a questo dilemma e lo fa mettendo insieme una sorta di ecosistema della beneficenza.

Fondata nel 2014, funziona come una piattaforma di aste online di beneficenza a favore delle organizzazioni no profit. Da un lato ci sono le celebrità che - per un motivo o l’altro - vendono cimeli, oggetti personali o anche esperienze (una cena con i fan) per il proprio seguito di collezionisti. Dall’altro, gli enti di beneficenza.

Develhope

Uno dei paradossi di questi anni è che sono contemporaneamente caratterizzati da una crescente offerta di lavoro nei settori digitali e da un costante aumento di disoccupazione, quanto meno in alcuni paesi d’Europa (e/o in specifiche aree). L’assenza di prospettive per una parte della popolazione sta provocando l’aumento di una risacca sociale chiamata Neet (acronimo di Not in Education, Employment, or Training) e che vede l’Italia ai primi posti, per diffusione del fenomeno.

L’idea di startup come Develhope è quella di creare format educativi nel settore della digitalizzazione per formare in pochi mesi giovani sulla via della marginalizzazione sociale a entrare nel mondo del lavoro delle nuove tecnologie. La maggior parte dei corsi riguarda lo sviluppo software, ma trovano anche corsi di analisi dati, intelligenza artificiale, digital marketing.

L’approccio di queste piattaforme è molto pratico e operativo. Il format educativo è basato su corsi intensivi di 4-6 mesi, generalmente full time, che attraverso la piattaforma tecnologica, le esercitazioni pratiche e percorsi di tutoring “one to one” permette in pochi mesi di formare persone con un set di competenze tecniche.

Ogyre

La blue economy è uno dei settori più importanti dell’economia mondiale. Il mare è l’ago della bilancia della vita su questo pianeta. Basti pensare che 3 miliardi di persone soddisfano il proprio bisogno alimentare grazie alle proteine dei pesci.

Intorno alla blue economy sono nate tante iniziative e startup. Un progetto molto interessante basato in Italia è Ogyre. Fondata da Antonio Saverio Augeri nel 2020, Ogyre è un marketplace per la salvaguardia del mare e per il ripescaggio delle plastiche. Per gli utenti funziona come un ecommerce di prodotti di vario genere. Per i pescatori è un sistema di incentivazione a raccogliere e smaltire le plastiche che trovano durante le loro attività di pesca. I proventi di ogni acquisto generato dall’ecommerce vengono distribuiti ai pescatori che grazie a questo budget si attivano per pescare le plastiche e smaltirle correttamente. Partito in Italia, il progetto si sta già internazionalizzando.

Qida

La scienza e la medicina hanno fatto progressi, ma spesso a prezzo di una grande alienazione dell’esperienza del paziente. Parte di questa alienazione è legata al fatto che spesso, quando si è affetti da malattie gravi, si trascorrono lunghi periodi in ospedale.

Negli ambienti ospedalieri sono maggiori le possibilità di interventi medici e sanitari ma minore la possibilità delle persone di trascorrere in modo dignitoso momenti critici e terminali della propria vita. Qida si propone di trasformare questo modello, portando gran parte dei servizi sanitari in ambito domestico per permettere alle persone di trascorrere anche i momenti più critici della malattia in casa, con la possibilità di ospitare personale specializzato, macchinari e assistenza domestica.

Fondata in Spagna nel 2018, Qida ha il grande obiettivo di unire gli avanzamenti tecnologici con la necessità di vivere l’esperienza della malattia nel conforto della propria casa e insieme ai propri cari.

Neco Finance

Nasce a Malta la startup che prova a riconciliare gli ideali originari della blockchain con il bene della comunità.

Quando si parla di blockchain, oramai purtroppo si finisce a parlare di criptovalute super speculative e di persone che si sono arricchite all’improvviso o che hanno perso tutto. Eppure la blockchain nasce da una logica diversa, quella di restituire alle persone la sovranità sulle proprie azioni online, sulla moneta digitale, sui contenuti e sulla proprietà.

Neco Finance aggiunge un ulteriore variabile a questa equazione: il reddito universale, una misura che dovrebbe servire per dare a tutti gli abitanti del Pianeta il necessario per vivere dignitosamente. Soprattutto in un contesto in cui l’economia e il progresso spingono verso una digitalizzazione sempre più radicale, la cui conseguenza più probabile potrebbe essere - nel corso dei prossimi 20/30 anni - la diminuzione dei posti di lavoro e la sostituzione del capitale umano con quello dell’intelligenza artificiale.

Ecco allora che nasce questo progetto di criptovaluta che redistribuisce i ricavi in forma di reddito universale a tutti i partecipanti al programma. Per immaginarsi il significato di questa piattaforma potremmo provare a immaginarci una grande banca mondiale che redistribuisce in modo egualitario a tutti i risparmiatori i proventi finanziari generati dalle transazioni generate sul denaro che ha in gestione.

La differenza di Neco rispetto a questo istituto finanziario è che non c’è nessuna banca centrale di un ente privato o statale. La piattaforma di Neco è open source e di proprietà di tutti i risparmiatori. Il reddito universale non sarebbe dunque null’altro che la redistribuzione degli utili di un immensa cooperativa mondiale di cui siamo tutti soci e lavoratori.

Utopistico? Si parecchio, ma le alternative - assenza del lavoro e monopoli finanziari - sono sull’orlo della distopia. Per cui esplorare l’ambito dei “migliori mondi possibili” è tutt’altro che un avventato atto rivoluzionario.

Leggi anche
Sostenibilità
di Pierluigi Casolari 7 min lettura
moda
di Alessia Ferri 4 min lettura