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Eco volontariato? Niente panico

Ti sei mai chiestə come poter diventare unə volontariə green? Ecco una guida facile facile per scoprire tutti i segreti del volontariato ambientale. E per salvare il Pianeta
Una volontaria dominicana pulisce una spiaggia di Fuerte San Gil durante il World Beach Cleaning Day.
Una volontaria dominicana pulisce una spiaggia di Fuerte San Gil durante il World Beach Cleaning Day. Credit: EPA/Orlando Barría

Fare volontariato significa impegnarsi mentalmente, fisicamente e ideologicamente per una causa alla quale si dedicano tempo e risorse.

Oggi è sempre più urgente contribuire ad azioni che cercano di contrastare il cambiamento climatico e tutelare ambiente ed ecosistemi. Si può diventare volontariə green sia nel proprio quartiere che all’estero, da studenti o dipendenti, svolgendo attività che vanno dalla pulizia dei quartieri alla divulgazione scientifica.

Qui vi spieghiamo come.

Cosa vuol dire fare volontariato?

La prima volta che abbiamo sentito parlare di volontariato è stato intorno al 1600 per far riferimento, in ambito militare, a qualcuno che da volontario prestava servizio senza obbligo di leva.

Da quel momento, il termine è entrato in vigore per definire un’attività svolta in maniera spontanea e gratuita, volta a supportare una causa. Si vis pacem, para bellum (se vuoi la pace, prepara la guerra). Certo, ma per quale battaglia?

Solo in Italia parliamo di 6600 enti del terzo settore che si occupano di sviluppo economico e coesione sociale, di 6300 per la tutela dei diritti e l’attività politica, di 5900 per l’ambiente; di 4500 per la cooperazione e solidarietà internazionale, 4000 per la filantropia e promozione del volontariato. Per un totale di 6,63 milioni di persone volontarie operative.

Scegliere bene la causa da supportare è importante per poter assicurare alle associazioni impegno, costanza e onestà, tre termini fondamentali per la buona riuscita di un progetto. «Fare volontariato aiuta a fare comunità - ci dice Asia, fondatrice di Rethinking Climate, associazione milanese impegnata nella comunicazione ambientale - È anche una presa di posizione, influenza la tua vita personale», aggiunge.

Effettivamente, molte persone scelgono di fare volontariato anche per istruirsi a buone pratiche, per acquisire competenze utili nella vita quotidiana, per conoscere altre persone con gli stessi principi, intessendo relazioni di valore.

Il volontariato green

Nel nostro paese, l’attenzione deə cittadinə verso l’ambiente e la sostenibilità è cresciuta del 3% rispetto agli anni scorsi: oggi il 75% degli italiani è coinvolto in prima persona in attività a essi legate. Altro che “blablabla”.

Si parte dalle mura domestiche, con una maggiore cura nella gestione dei rifiuti, attenzione agli acquisti e a eventuali sprechi, fino alla mobilità e, ovviamente, al contributo che si può dare a enti e organizzazioni che si occupano di ambiente e territorio.

Visitando il Klimat Fest di Milano (evento proposto dall’associazione omonima per riunire enti e organizzazioni che si occupano di tematiche ambientali) ho avuto modo di dialogare con volontari e volontarie impegnate nel divulgare i propri ideali aə visitatorə.

Le associazioni studentesche

«Io mi dedico all’eco-volontariato perché, in questo momento, il clima e l’ambiente sono due tematiche davvero urgenti. Per fortuna, sul fronte studentesco siamo in tanti a pensarla così», ci racconta Keefer, volontario di Statale a impatto Zero, organizzazione studentesca di Milano impegnata sul fronte ambientale. «Credo sia importante iniziare a cambiare le cose nel posto in cui si vive quotidianamente, come casa propria o l’università».

«Una cosa che mi è piaciuta di questo tipo di volontariato è che non si fa solo divulgazione, ma si collabora con l’amministrazione universitaria per apportare modifiche concrete.

Per esempio, con il progetto BeviMi abbiamo ora a disposizione erogatori di acqua microfiltrata gratuita in università», aggiunge un’altra volontaria.

All’interno delle organizzazioni studentesche ci sono diverse attività da svolgere: dalla promozione e sensibilizzazione, alla partecipazione attiva a eventi e manifestazioni (per esempio, il Klimat Fest) al dialogo con la stessa università, per una virata sempre più green.

Ogni università ha un albo dove sono censite tutte le associazioni presenti, consultabile generalmente sul sito di ateneo.

Associazioni sul territorio

Un altro modo per diventare eco-volontariə è quello di cercare un’associazione che operi nel proprio territorio.

Oltre ai big heroes, tra cui Legambiente, WWF, Marevivo, Greenpeace e FAI, che propongono sempre tantissime attività, esistono diverse associazioni minori inserite in contesti molto specifici, alle quali donare tempo, cuore, braccia e fatica.

In Italia esiste uno strumento molto utile per trovare l’organizzazione giusta: il sito di Italia Non Profit, che ha censito tutti gli enti che operano in diversi contesti (tra cui quello ambientale), comprensivi di descrizione delle attività e relativi contatti.

Oltre a questo, è utile informarsi anche presso sportelli appositi, come InformaGiovani, Volontari Per Un Giorno o CSV, dove richiedere informazioni sulle possibilità esistenti.

Sicuramente, la maggior parte delle azioni che concernono l’eco-volontariato sottintendono un lavoro manuale, fisico e il rimboccarsi le maniche. Esistono diversi ambiti.

C’è la tutela e conservazione della natura, per partecipare a progetti finalizzati alla salvaguardia degli ecosistemi naturali, come quelli nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. In questo caso, le attività prevedono diverse mansioni per difendere, monitorare, mantenere gli ecosistemi naturali del parco, oltre che per sensibilizzare ed educare ə turistə a visitarlo responsabilmente.

C’è la gestione dei mutamenti climatici, come fa l’associazione Italian Climate Network, che cerca volontari e volontarie per svolgere attività di educazione, divulgazione e informazione scientifica in ambito climatico.

Ancora, sostegno alle biodiversità, per collaborare con le tante associazioni che in Italia si occupano di tutela delle api. La diminuzione dell’inquinamento e gestione dei rifiuti con Retake Roma, che promuove la rigenerazione urbana tramite progetti di recupero, valorizzazione di spazi pubblici, educazione e advocacy.

Oppure, RECUP a Milano e Roma o Avanzi Popolo a Bari, che contrastano lo spreco alimentare e l’esclusione sociale, aiutando le associazioni che organizzano gli Swap Party, quegli eventi in cui si scambiano abiti e oggetti per evitare di gettarli via. A Milano abbiamo Swapush, a Roma Nei Tuoi Panni, ma in realtà questi eventi vengono organizzati anche dai comitati di quartiere in tantissime località.

C’è il mantenimento e tutela del mondo animale con STD- Save the dogs and other Animals, che propone azioni di contrasto al randagismo oppure di monitoraggio e assistenza agli animali delle persone senza fissa dimora. Sul territorio marino, invece, si può lavorare con Sea Shepherd, prendendo parte a un equipaggio di terra e aiutando durante eventi e presentazioni in tutta Italia (o a uno di mare), imbarcandosi per le missioni di conservazione e tutela marina negli Oceani con impegni di durata variabile (da uno a quattro mesi).

Progetti all’estero

Se si decide di fare full immersion nel mondo del volontariato ambientale per un periodo di tempo definito, si può prendere in considerazione anche la possibilità di fare ferie “diversamente impegnate”.

Molte associazioni propongono campi estivi di 10-15 giorni, tra cui Legambiente. L’organizzazione ha una pagina dedicata alle modalità di volontariato residenziale, dalla tutela delle spiagge per la deposizione delle uova delle tartarughe marine a Lampedusa, alla sensibilizzazione di abitanti e turistə verso la corretta fruizione delle spiagge e del territorio in Sardegna e alle Cinque Terre, fino al monitoraggio e alla gestione della sentieristica montana sull’Aspromonte. Ogni progetto prevede un contributo economico di circa 120 euro più, generalmente, una fee per l’alloggio.

Un altro modo per partire alla scoperta dell’eco-volontariato, in Italia o all’estero, è grazie al WWOOFING ovvero il Worldwide Opportunities on Organic Farm. L’organizzazione ha attività in 60 paesi, con host privati che accolgono volontariə per portare avanti i propri progetti di agricoltura organica. Per partire basta iscriversi al costo di 35 euro (con assicurazione inclusa) e accedere al database nel quale scegliere la propria missione. In genere, si lavora dalle 4 alle 6 ore giornaliere in cambio di vitto e alloggio, per un periodo di tempo concordato con l’host.

Esistono anche altre organizzazioni che offrono la modalità scambio-lavoro per contribuire a cause legate ad ambiente e territorio, sebbene meno incentrate sull’agricoltura sostenibile, come Workaway o Helpx.

Nonostante le organizzazioni citate sopra offrano opportunità oltre i confini, è utile sapere che ci sono progetti molto specifici legati alla conservazione di ecosistemi a rischio in tutto il mondo, rintracciabili su siti come Keep The Planet e Volunteer World che vantano di database costantemente aggiornati.

Per unirsi a un progetto di conservazione e tutela ambientale all’estero (chi non ha mai sognato di salvare le tartarughe a Panama, o gli elefanti in Africa?) è normale avere dei costi di vitto, alloggio e supporto al progetto, oltre che di trasporto per giungere a destinazione. Spesso, infatti, ə volontariə sono anche una preziosa fonte di supporto finanziario alle organizzazioni che, altrimenti, non avrebbero i mezzi per operare in contesti perlopiù svantaggiati.

CSR e volontariato d’impresa

Negli ultimi anni, il volontariato green è entrato anche nella routine lavorativa e aziendale: sono sempre di più le aziende che svolgono attività di volontariato con ə proprie dipendenti.

Nel 2020, l’ultimo Rapporto sull’impegno sociale, economico e ambientale delle aziende redatto da Osservatorio Socialis, aveva portato dati molto indicativi sull’aumento di sensibilità e consapevolezza aziendale in merito a tematiche riguardanti ambiente e società.

Negli ultimi 18 anni il coinvolgimento attivo delle imprese è cresciuto del 50%, soprattutto rispetto alle iniziative orientate aə dipendenti, come per esempio le attività di volontariato aziendale. Il 92% delle aziende composte da oltre 80 dipendenti ha svolto nel 2019 attività di CSR (responsabilità sociale d’impresa), investendo circa 241 mila euro. Se nel 2020, data la crisi pandemica, gli investimenti sono calati a 209 mila euro, ciò non è successo al desiderio delle aziende di attivarsi e agire, specialmente riguardo al coinvolgimento in prima linea deə dipendenti.

Un’ indagine di Fondazione Sodalitas evidenzia che su 2831 dipendenti coinvoltə in attività di volontariato d’impresa, l’84% valuta le esperienze come “assolutamente positive”. Il limite evidenziato, invece, è la sporadicità delle iniziative rispetto a un rapporto continuativo tra aziende ed enti del terzo settore, cosa che, effettivamente, gioverebbe a entrambi.

Infatti, dato un monte ore a disposizione per ogni dipendente, l’azienda sceglie una o più associazioni con cui attivare una partnership più o meno longeva e continuativa. Le attività predilette daə dipendenti sono manuali, legate alla comunità e al territorio di appartenenza, essendo il bisogno di concretezza sempre più presente: giardinaggio, preparazione di pacchi alimentari, pulizia di parchi e quartieri, preparazione di pasti. Inoltre, moltə dipendenti supportano le associazioni conosciute durante le ore lavorative anche nel tempo libero, come semplici (e devotissimə!) volontariə.

PlanBee è un’organizzazione che permette alle associazioni di raccogliere fondi per i propri progetti ambientali grazie al crowdfunding, e alle aziende di supportare in modo continuativo attraverso campagne, attività di volontariato aziendale, comunicazione etc. a oggi sono tantissime le aziende che fanno parte della famiglia di PlanBee: OBI, Coop, La Doria, Misura sono solo alcune tra le realtà che hanno reso possibile la realizzazione di progetti specifici per la tutela ambientale nel territorio italiano.

Anche PWC, in collaborazione con GoodPoint (impresa benefit che crea sinergia tra istituzioni, aziende e terzo settore), ha creato un considerevole progetto di volontariato aziendale chiamato A Different Job: una giornata di riqualificazione di strutture del terzo settore svolta daə dipendenti aziendali, ə quali giovano anche dell’attività di team building. Il progetto, avviato prima a Milano e poi in altre dieci città italiane, ha coinvolto oltre 4000 persone a partire dal 2017.

Deloitte, invece, ha creato un proprio database interno, Volunteer Hub: un portale grazie al quale ə dipendenti possono scegliere, in autonomia, le attività di volontariato da svolgere tra quelle proposte dalle associazioni partner. Ogni dipendente, infatti, ha a disposizione 6 ore al mese da dedicare a progetti diversi, impegnati in tematiche socio-ambientali o di raccolta fondi.

Concludendo, data la varietà di iniziative, notiamo che qualsiasi sia l’età, qualsiasi sia il tempo a disposizione o la preferenza d’ambito, ormai le scuse sono poche per non impegnarsi concretamente su uno o più fronti ambientali.

Il Pianeta è nostro: non trattiamolo -davvero- come un campo di battaglia!

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